Già nel 2002 Berlusconi aveva allungato da 72 a 75 anni l'età. Ora allo studio un'altra proroga
Il Quirinale contrario perché così si colpisce l'autonomia delle magistrature
Magistrati in pensione solo a 78 anni
regalo del governo ai vertici delle toghe
di LIANA MILELLA
ROMA - Sempre più anziani. Anzi anzianissimi. Al lavoro fino a 78 anni, tre in più dei 75 di oggi. Berlusconi e Alfano lavorano per invecchiare i magistrati italiani, a qualsiasi "famiglia" appartengano, penale e civile, contabile, ma anche consiglieri e avvocati dello Stato. Nessuno escluso, con una coincidenza che balza subito all'occhio: nel 2010, mese più mese meno, finiscono in pensione gli attuali vertici delle magistrature. Se ne vanno il primo presidente della Suprema Corte Vincenzo Carbone e il procuratore generale Vitaliano Esposito, via il presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro, via il pg contabile Furio Pasqualucci, via anche il presidente del Consiglio di Stato Paolo Salvatore e pure l'avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara.
Ecco il "regalo" a cui lavora il governo per mantenere gli attuali punti di riferimento e tenerseli stretti fino al termine della legislatura. Una proroga dell'età pensionabile dagli attuali 75 ai futuri 78 anni. Un nuovo bonus di Berlusconi che già nel 2002, con una norma in Finanziaria, aveva allungato di tre anni la vita lavorativa delle toghe portandola da 72 a 75 anni. Allora si sospettò che il premier volesse tenersi buoni i vertici della Cassazione per via dei processi suoi e di Cesare Previti (Sme e Imi-Sir). L'Anm s'infuriò. Per i giudici fu un regalo avvelenato perché consolidò tra la gente l'immagine di una casta super pagata e fin troppo longeva.
Alle prime indiscrezioni anche ora le toghe s'indignano. Il sindacato dei giudici contabili esprime "il più vivo dissenso per una modifica estemporanea che va contro ogni esigenza d'ammodernamento e svecchiamento della magistratura". Il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini è "contrarissimo perché un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile è assolutamente inopportuno e sbagliato visto che in Europa ai vertici degli uffici ci sino colleghi di 50 anni".
Un articolo in Finanziaria o in un decreto omnibus, il contenitore non è stato deciso, ma palazzo Chigi, dove lavora il consigliere di Stato Luigi Carbone, figlio del presidente della Cassazione, studia da tempo la proroga. La prima ipotesi, che pareva cucita addosso proprio a Carbone, è stata accantonata. Ipotizzava che il Guardasigilli Alfano potesse chiedere al Csm la proroga dei vertici della Suprema Corte (capi e aggiunti). Poi il ventaglio è stato allargato a tutte le magistrature. Non è un mistero il legame tra Alfano e Carbone per via della riforma del processo civile e del filtro per i processi in Cassazione cui il ministro tiene molto e che Carbone, noto civilista, ha fortemente sponsorizzato e si ritiene in grado di applicare al meglio. La proroga di tre anni glielo consentirebbe.
Norma anche questa ad personam? Come lo fu quella per l'"ammasentenze" Corrado Carnevale cui fu concesso di recuperare gli anni persi per il processo di Palermo? Voci e ipotesi si accavallano, al vertice delle magistrature si scatenano le guerre per le poltrone (come alla Corte dei Conti e al Consiglio di Stato). Resta un intervento cui il Quirinale è contrario perché con due proroghe in pochi anni, contro l'autonomia garantita dalla Costituzione, c'è il rischio che sia Berlusconi a scegliere chi governa le magistrature.