C' è un "Tibet italiano" che non è fatto di monaci, ma di rovistatori di spazzatura, mendicanti, prostitute, impiegati statali, insegnanti, lavavetri~ E dunque, per quanto ci riguarda, il "Tibet tibetano" è solo un parlar d' altro, un modo per nascondere che intanto, qui da noi, non si è scatenata - come vorrebbero far credere - l' Italia liberista di destra contro le bandiere stataliste della sinistra, ma l' Italia dei poveretti contro l' Italia dei poveracci, l' Italia del vuoto morale e intellettuale contro l' Italia dell' indigenza materiale. Così, il "cinese" Alemanno reprime il "tibetano" che fruga nei cassonetti di Roma. E Madame Carfagna con le Hogan ai piedi si conturba dinanzi alla lucciola con i tacchi da trapezista. SEGUE A PAGINA 39 E il don Rodrigo Maroni fa il viso dell' arme a tutti i fra' Galdino mendicanti. E a Firenze il sindaco di sinistra, dopo avere sgombrato gli ingombri dei senzatetto, ha messo il verboten persino ai panni stesi in strada. L' idea è quella di bandire l' umanità che sta sotto i mille euro, perché il lamento è incostituzionale, la questua disturba la quiete e distrae la cittadinanza da cose più importanti. Il Tibet italiano è dunque il divieto dell' infelicità sociale (sulla quale, come si sa, speculano gli avvoltoi della sinistra). Manca solo che vengano vietati le ambulanze, i pronti soccorsi e, per decreto legge, anche gli incidenti stradali. Come si vede non c' entrano nulla né con la destra né tanto meno con la sinistra questi governanti italiani - compresi certi sindaci, appunto, di sinistra - che un giorno battono le battone e lapidano le Maddalene, un altro giorno licenziano i precari, un altro ancora multano gli accattoni, poi partono in crociata contro i fannulloni e Hegelianamente - Ci Si Passi l' Omaggio alla "Maiuscolità" del Sindaco Cacciari - sanzionano (con la confisca degli stracci?) gli straccioni che chiedono l' elemosina davanti agli ospedali e alle chiese di Venezia o, veri e propri uomini-topo, si sfamano razzolando tra i rifiuti urbani di Roma. Chissà che presto, insieme ai clienti delle prostitute, non vengano multati anche i parenti dei donatori di organi: cinquecento euro a marchetta e cinquecento euro a rene. Vogliamo dire che c' è una filosofia sociale della destra che può non piacere, ma che comunque ha una sua forte rappresentazione storica: guerriera, nazionalista, corporativista, antioperaia, autoritaria~ Si sa che in Italia, dopo il regime fascista, non ci sono stati né un De Gaulle né una Thatcher né un Reagan o un Sarkozy. Ma qui siamo alla dissoluzione di qualsiasi tensione etica e intellettuale che non sia la bastonatura del cane che annega, qui non c' è nemmeno la destra italiana del manganello e dell' aspersorio (ricordate Scelba?) e ovviamente neppure quella nobile dei Prezzolini e dei liberali alla Malagodi sino a Montanelli. Insomma, qui non c' è la destra, con la sua visione del mondo. C' è, invece, una patologia da affidare alla psicanalisi perché - accanto all' evidente crudeltà di punire un disgraziato che raspa nei bidoni - c' è la stupidità di un macellaio che per eliminare una piaga ne apre un' altra. O se volete c' è la stupidità intrinsecamente crudele, la stupidità che invece di avere intelligenza delle cose le elimina, nascondendole sotto il tappeto, beandosi della sua assolutezza, del suo finto coraggio, della sua baldanza. Il paradosso del ministro dell' Interno è svuotare l' Interno. Se gli architetti tendono a riempire gli spazi per animarli, Maroni li vuole svuotati, deserti, ordinati ed esanimi. Ovviamente noi sappiamo bene che nelle strade d' Italia c' è il rapinatore e che lo stupratore c' è. L' immigrazione comporta rischi di delinquenza. La prostituzione, che non è un crimine, è però in mano ai criminali. E magari sarà vero che il mondo si è imbruttito e che in una brutta Italia viene fuori il brutto Maroni perché è diventata impossibile quella sicurezza che rimanda al latino "sine cura", nel senso che non si può più vivere senza affanno, senza problemi e senza preoccupazioni. Ma maltrattare e perseguitare il mendicante che cosa c' entra con la sicurezza? Forse sarebbe di destra dare in appalto la sicurezza ai gorilla e alle guardie private e sarebbe di sinistra cercare di coniugare la durezza della repressione con l' equità e la pietà. Intendiamoci, si possono inventare nuove forme di solidarietà e nuove forme di controllo del territorio. Ma cosa c' entrano i lavavetri con la sicurezza? Se li sposti e non li fai vedere non hai certo aumentato la sicurezza. è vero che è uno sconcio vedere la gente che rovista nell' immondizia, ma è molto peggio reprimerla, opprimerla, cacciarla, punirla. Ricorda quella vecchia idea - questa sì criminale - che per combattere la disoccupazione basta ammazzare i disoccupati. Allo stesso modo: se vuoi ridurre gli accattoni, falli sparire. E speriamo di non avere suggerito così un' altra bella pensata a Maroni e a Brunetta, i nostri due titani (non nel senso dei giganti, ma dell' ipotetico plurale di titanio). Questi non sono gli allievi di Carl Schmitt, di Jung, di Spengler e nemmeno di Evola. Sono gli allievi dell' egro Bossi, lo stesso che rimprovera al presidente Napolitano la sua vecchiaia che, al contrario, è invidiabile. è Bossi ad incarnare l' acciaccato Zeitgeist che ispira il governo italiano, vale a dire: picchiare i deboli, sputacchiare e sbavare sugli emarginati, insolentire i donatori di sangue, accanirsi sui sofferenti, inventarsi i fannulloni. E chiamare tutto questo sicurezza. No, il nostro Tibet è abbassare le tasse degli imprenditori ma tempestare di multe i nullatenenti. Il nostro Tibet è mettere la divisa alla scuola invece di immettere risorse nella scuola. Il nostro Tibet è la messa in esubero della forza lavoro qualificata dell' Alitalia. Il nostro Tibet è legittimare i licenziamenti in nome della flessibilità ('accà nisciuno è flesso, caro ministro della Funzione pubblica). Il nostro Tibet è il Parlamento italiano nominato - grazie alla legge porcellum - dai capipartito e non scelto dal popolo. Il nostro Tibet è questa assurda guerra del miserabile contro il povero: del miserabile di testa e di cuore contro il povero di euro e di opportunità. State dunque attenti alle liti sul Tibet dentro il governo, a questo scontro di grandi ideali sui diritti civili dei monaci tibetani. è un modo di indicare un luogo diverso sul quale deviare l' attenzione e le sensibilità. La Cina è solo un alibi che in latino significa appunto "altrove" ed è roba da colpevoli, i quali trovano nei diritti umani dei monaci tibetani un altrove su misura. Da italiani i nostri governanti sono contro i bambini rom. Se fossero cinesi sarebbero contro i monaci tibetani e da furbi protesterebbero contro i lontanissimi italiani. Già Vitaliano Brancati si meravigliava molto che nessuno nella sua città si occupasse delle prostitute e del degrado del quartiere San Berillo. «In compenso - notava - qui escono bellissimi articoli intitolati "dove va la Cina?"».
FRANCESCO MERLO
Articolo Prima pagina "La Repubblica"