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drkheart
ROMA -
Silvio Berlusconi perdona Massimo Tartaglia, ma allo stesso tempo chiede alla giustizia di non fare eccessivi sconti all'aggressore di piazza Duomo perché il rischio è di far passare il messaggio che chiunque può colpire liberamente una istituzione. Il presidente del Consiglio torna sul ferimento subito a Milano in una telefonata per gli auguri di Natale alla sede del Pdl di Roma. Qualche ora prima, in mattinata, sempre da Arcore alza la cornetta per chiamare Giorgio Napolitano e ringraziarlo della solidarietà. Ma soprattutto per fargli sapere di aver apprezzato le sue parole sulla necessità di proseguire sulla strada delle riforme.
Telefonata accolta con particolare favore dal Colle, come riferisce lo stesso capo dello Stato: "Mi ha fatto piacere ricevere la telefonata del presidente Berlusconi che mi ha detto di aver apprezzato le linee del mio discorso di ieri alle alte magistrature dello Stato", rivela Napolitano. Del resto, aggiunge, "per quanto mi riguarda i rapporti sono sempre stati buoni" anche perché "una cosa sono i rapporti personali, un'altra quelli fra rappresentati delle istituzioni". La chiamata di Berlusconi è un gesto di distensione dopo le polemiche degli ultimi mesi. L'attenzione del premier, però, è per le riforme: il Cavaliere ribadisce al Quirinale la piena disponibilità al dialogo con l'opposizione su quelle necessarie al Paese.
Evidentemente mette da parte i passaggi dell'intervento del capo dello Stato critici nei confronti del governo: in particolare quell'accenno al "Parlamento compresso" e il suo invito a non parlare più di complotti. Segno che il Cavaliere preferisce dare importanza alle aperture del Colle, a quella necessità di un "ripensamento" nei rapporti fra maggioranza e opposizione e a quel cenno alla possibilità di ritocchi costituzionali in tema di giustizia. Ciò non significa che il Pdl aspetti il via libera di Pd e Udc per procedere. L'intenzione, come ha ribadito Denis Verdini, è di "fare le riforme con o senza il concorso dell'opposizione". Non è un mistero che Berlusconi non scommetta troppo sul dialogo con il Pd. Non tanto perché non si fidi di Pier Luigi Bersani e di Massimo D'Alema, ma per il timore che l'opposizione interna possa impedire una nuova stagione politica. Lui, comunque, conferma il mandato ai suoi di "sondare il terreno", come riferisce uno degli 'sherpa' del Cavaliere.
Ma allo stesso tempo chiarisce che non intende rinviare quei provvedimenti sulla giustizia: il nuovo lodo Alfano costituzionale, il legittimo impedimento e il processo breve restano una priorità. Concetto ribadito qualche ora dopo nel corso di un collegamento telefonico con dirigenti e dipendenti del Pdl perché, dice, sono provvedimenti che servono al Paese. Inevitabile un accenno all'aggressione di Piazza Duomo, al "clima d'odio" che ha influenzato menti labili. Umanamente l'ho perdonato, sapete che non so portare rancore, dice il premier. Tuttavia, aggiunge paventando il rischio che il gesto dell'aggressore sia sottovalutato, non deve passare il messaggio che si può andare in giro e colpire liberamente il presidente del Consiglio che rappresenta un'istituzione.
Il timore, aggiunge, è che altrimenti parta un tiro al bersaglio, anche perché se la statuetta fosse stata lanciata qualche centimetro più in alto sarei finito "sotto terra" o avrei perso un occhio. Detto ciò, proprio quel gesto, sembra aver riportato lui e il Pdl sulla cresta dell'onda. Almeno stando ai sondaggi che cita: ho un gradimento personale che va oltre il 65% e il partito sfiora il 40%. Intanto, il perdono è accolto con sollievo dal padre di Tartaglia: "Sono grato al premier", dice. E uno dei legali dell'aggressore, l'avvocato Daniela Insalaco, dice che il gesto di Berlusconi sarà utile a Tartaglia "per rielaborare le conseguenze del grave fatto commesso"
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