Fini: "Pronto a creare gruppi autonomi"
Incontro e scontro con Berlusconi
Duro faccia a faccia tra il premier e l'ex leader di An che invita "a non appiattirsi sulla Lega"
"Berlusconi deve governare, ma Pdl badi alla coesione nazionale". Il Cavaliere chiede 48 ore
ROMA - E' scontro aperto tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. La giornata che doveva servire al chiarimento finisce con parole che suonano come minacce e ultimatum ai limiti della crisi istituzionale.
I due leader del Pdl si incontrano a pranzo, poi segue un silenzio che lascia presagire tempesta. Previsione esatta. Lo sfida è durissima e Fini minaccia di costituire gruppi autonomi in Parlamento. La replica (poi smentita) sarebbe stata l'invito a dimettersi dalla presidenza di Montecitorio. In serata, il presidente del Senato, Renato Schifani non getta acqua sul fuoco: "Se la maggioranza si divide, si torna al voto". Il finiano Bocchino, invece, esclude categoricamente l'eventualità di una crisi di governo: "Si vota quando non c'è la maggioranza, non quando è divisa". Poi arriva la nota dei coordinatori del Pdl La Russa, Verdini e Bondi che fanno quadrato intorno al Cavaliere e puntano l'indice contro il presidente della Camera: "Siamo amareggiati - scrivono - il tuo atteggiamento è incomprensibile".
Il vertice a pranzo. Berlusconi e Fini si vedono a Montecitorio poco dopo le 13. Colazione di lavoro prevista dopo il malumore del presidente della Camera per l'incontro di Arcore con la Lega. Al termine del pranzo, nessuno dei due vuole dire nulla. Niente frasi di circostanza sulla cordialità dell'incontro. Berlusconi si limita a un giudizio positivo sulla qualità del cibo. Poi, a pomeriggio inoltrato, fonti della maggioranza rivelano che, a tavola, i toni sono stati piuttosto irritati e che Fini si è detto pronto a costituire suoi gruppi autonomi accusando premier, governo e Pdl di andare a traino della Lega. Berlusconi - secondo le stesse fonti - avrebbe chiesto 48 ore di riflessione e replicato con altrettanta durezza: "Se lo farai, l'inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza. E chi porta avanti iniziative autonome è naturalmente fuori dal partito". Successivamente, dal Pdl arriverà una smentita anonima secondo la quale il Cavaliere non avrebbe mai parlato della necessità che Fini si dimetta.
La riunione dei finiani. Dopo il pranzo con Berlusconi, Fini si è riunito con i "suoi" ex An. Nello studio del presidente della Camera, il presidente vicario del Pdl a Montecitorio Italo Bocchino, il vicecapogruppo Carmelo Briguglio, il viceministro e segretario generale di FareFuturo Adolfo Urso e il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia, raggiunti poi da Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, e da Flavia Perina, direttore del Secolo d'Italia e parlamentare Pdl vicina a Fini.
Al termine della riunione Fini diffonde un comunicato che suona come un richiamo alle responsabilità del premier e del partito ma che, di fatto, conferma quanto raccontato dalle fonti di maggioranza. I toni sono attenti e sottolineano più volte che Fini non vuole mettere in crisi la maggioranza alla quale conferma fedeltà: "Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani - premette il presidente della Camera - il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito. Ciò significa scelte organizzative, ma soprattutto presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell'intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise. Ho rappresentato tutto ciò al presidente Berlusconi. Ora egli ha il diritto di esaminare la situazione e io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni".
E Italo Bocchino, uscendo dall'incontro con Fini, pur allontanando lo scenario di una crisi di governo, conferma che "eventuali gruppi autonomi possono essere questioni successive a risposte negative a problemi politici". Ovvero, che in caso di mancate risposte da parte di Berlusconi ai problemi sollevati da Fini, gli ex An fedeli al loro leader possano dar vita a un gruppo autonomo. A quanto si sa, sarebbe anche già pronto il nome: "Pdl-Italia". Secondo fonti finiane sarebbero pronti ad aderirvi 50 deputati e diciotto senatori.
La nota dei coordinatori Pdl. L'atteggiamento di Fini provoca "amarezza" ed è "sempre più incomprensibile". Lo affermano in una nota i coordinatori del Pdl Ignazio La RUssa, Denis Verdini e Sandro Bondi in una nota congiunta diffusa al termine di un incontro con Berlusconi. "Le recenti elezioni regionali e amministrative - si legge - hanno riconfermato la validità politica della decisione di dar vita al Pdl, traguardo storico irreversibile. Gli italiani, dimostrando anche in questa occasione maturità ed intelligenza, hanno premiato l'azione del governo e creato le migliori condizioni per proseguire sulla strada delle riforme che abbiamo intrapreso e dell'ulteriore rafforzamento del nostro partito". "Da queste inoppugnabili considerazioni - continua ancora la nota - nasce la nostra profonda amarezza per l'atteggiamento dell'onorevole Gianfranco Fini che appare sempre più incomprensibile rispetto ad un progetto politico comune per il quale abbiamo lavorato concordemente in questi ultimi anni, un progetto di importanza storica che gode di un consenso maggioritario nel popolo italiano. Come dimostrano il successo alle politiche del 2008, le elezioni amministrative, nelle quali il centrodestra è passato ad amministrare la maggioranza delle province italiane, e le regionali che ci hanno visto passare in questi anni dal governo di 4 regioni a quello di 11 regioni".
Come cambierebbe la maggioranza. L'eventuale costituzione di gruppi parlamentari 'finiani' potrebbe sconvolgere la mappa politica e dare un volto completamente nuovo alla maggioranza, se non addirittura metterla in affanno numerico. Gli ex di An presenti nel gruppo del Popolo della libertà alla Camera (270 deputati) sono una novantina e tra questi i cosiddetti finiani 'doc' sarebbero una trentina. Al Senato su 47 senatori ex An (il gruppo Pdl è composto di 144) i finiani sarebbero 10-12. Attualmente alla Camera la maggioranza di centrodestra può contare su 270 voti Pdl, 60 della Lega, 2 repubblicani e popolari del gruppo misto e 9 tra Mpa rimasti fedeli a Lombardo ed 'ex', vicini al sottosegretario agli Esteri, Enzo Scotti. Al Senato il gruppo Pdl è di 144 unità e i leghisti sono 26, più alcuni senatori Mpa o 'ex'. In realtà, basterebbero una trentina di deputati e meno di 15 senatori per mettere in seria difficoltà il governo già nel prossimo esame di provvedimenti come la giustizia o le eventuali riforme.
Il Pd: "Hanno più problemi di quanto ammettono". Di fronte ai mal di pancia della maggioranza, il leader del Pd Pierluigi Bersani commenta: "Credo che il centrodestra abbia più problemi di quanto dice, anche in tema di riforme. E sono sempre stato convinto che, a differenza di quello che si racconta in giro, il centrodestra sta producendo molte discussioni e chiacchiere ma non ha presentato alcuna proposta in Parlamento. Vuol dire che c'è un problema".
Fini: "Pronto a creare gruppi autonomi" Incontro e scontro con Berlusconi - Repubblica.it
ogni tanto,fra morti illustri e notizie shock,ci sono pure topic belli
cmq diciamo che si respirava da tempo nell'aria....
colpa di Berlusconi stesso,mai cosi delirante?
"colpa" della Lega,sempre più potente,e sempre stata invisa ad AN?
speriamo solo che,se dovesse succedere qualcosa,Fini non faccia un partito con Rutelli,Buttiglione e Casini....perderebbe in un sol colpo tutto il buono che sta facendo