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si era già parlato di quel grand'uomo di tremonti?
Giulio Tremonti si dimostra una vecchia volpe. Dopo essersi paragonato a Robin Hood e aver spacciato come grande novità l'elemosina elargita ai pensionati tramite "Carta della povertà", nel testo del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dfef) ha inserito un dato palesemente irreale.Alla voce inflazione programmata infatti si legge: per l'anno in corso 1,7%. E addirittura si scande all'1,5% negli anni seguenti. Perché un così abnorme taglio rispetto al dato reale che ora viaggia oltre il 3,6%?
La risposta è semplice: è su quella cifra che dal 1993 (accordo sulla concertazione Ciampi-sindacati) che si basano gli aumenti salariali nei contratti di lavoro.
In un solo colpo dunque Tremonti risparmia soldi per il prossimo rinnovo del contratto degli Statali (la disponibilità a rinnovarli aveva già sorpreso i sindacati, ora se ne capisce il motivo) e ne fa risparmiare alle aziende. In più segue alla lettera i dettami della Banca centrale europea che chiede di evitare una spirale aumenti salariali- aumenti dell'inflazione.
La Cgil: dalla finanza alle previsioni creative I sindacati hanno già denunciato il trucco. Per Agostino Megale, neo segretario confederale della Cgil «il dato è inaccettabile, si tratta di un trucco per controllare la spesa sociale».
Per il segretario generale della Funzione pubblica della Cgil, Carlo Podda, «siamo passati dalla finanza creativa alle previsioni creative». Il dato sull'inflazione programmata all'1,7% «è fantasioso» e «se sarà confermato, certamente allontana la possibilità di un accordo» sulla riforma del modello contrattuale. «Normalmente l'inflazione programmata che ha lo scopo di contenere la spinta inflazionistica viene sottostimata, ma qui siamo davvero ben oltre la tradizione», ha detto Podda, ricordando che l'inflazione sulla spesa di tutti i giorni a maggio è salita al 5,4%, contro il 3,6% del tasso generale. «Quella all'1,7% è un'inflazione fantasiosa, non è credibile», ha aggiunto ed «è evidente l'intenzione del governo di sottostimare la spesa per i contratti pubblici».
Bonanni: un attentato alla riforma dei contratti «Lo ricorderemo a Tremonti: il governo ha un obbligo, nessuno ha disdetto l'accordo di luglio '93, il tasso di inflazione programmata va definito insieme, da sindacati imprese e governo». Il leader della Cisl Raffaele Bonanni commenta così le indiscrezioni sul tasso di inflazione programmata che il governo avrebbe previsto nel Dpef per il 2008, sottolineando anche che fissarlo al +1,7% rappresenterebbe «un attentato» al confronto con gli industriali sulla riforma dei contratti. «Per noi è importante che i dati siano un riferimento stabile e veritiero», dice Bonanni alla Festa della Cisl a Levico Terme. «L'1,7% non è veritiero, sarebbe assolutamente lontano dal dato del +3,6% dell'Istat, che a sua volta è comunque lontano dalla realtà di tutti i giorni, Viaggiamo verso il 5% di inflazione».
Fissare l'inflazione programmata all'1,7% significherebbe un effetto sui salari «quasi tre volte in meno di quello che ci imporrebbe l'inflazione». Bonanni ricorda il confronto in corso con Confindustria. «Sarà stata una dimenticanza - dice - ma se Tremonti volesse fare così sarebbe un vero e proprio attentato alla riuscita della contrattazione tra noi e Confindustria. Per noi va bene non chiedere un euro in più, ma non possiamo accettare un euro in meno: la nostra è una posizione ragionevole, e dal governo ci attendiamo una posizione ugualmente ragionevole. Altrimenti significherebbe indebolire i lavoratori, e noi non lo accettiamo».
Mannaia sulla scuola Nel decreto legge che accompagna la manovra triennale di bilancio arrivano notizie nefaste per gli insegnanti, soprattutto per i precari. Vi si legge che entro il 2011 ci sarà un taglio di 100 mila insegnanti tra docenti di ruolo e supplenti. In più si prevede una riduzione di ben il 17% del personale tecnico ausiliario Ata (ovvero bidelli e amministrativi).
Si tratta di numeri da brividi soprattutto per chi era in attesa di essere assunto, come i 150 mila precari storici (fra insegnanti e Ata) che l'ex ministro della Pubblica istruzione Fioroni aveva deciso di stabilizzare.