Entrare nella discussione a discorso avviato non è semplice ma l'argomento mi interessa.
Parto dal principio: purtroppo i dati sono più che veri e conosco diversi casi di analfabeti completi (i nonni) e di analfabeti parziali (gente che sa leggere e scrivere ma in maniera decisamente scorretta). Molti miei compagni di università hanno una scarsa conoscenza lessicale e spesso l'esposizione è pessima (--> una mia amica all'ultimo esame è stata penalizzata per questo e il docente gliel'ha fatto notare proprio!). Tutto ciò dipende dall'organizzazione scolastica della prima infanzia: la nostra scuola si preoccupa troppo dell'apprendimento e ben poco della riflessione. Spesso i professori (o maestri) servono il piatto pronto, cioè l'informazione così come va appresa senza soffermarsi sull'evento e quindi senza far riflettere gli alunni che si ritrovano a studiare quasi a memoria l'argomento. questo è dovuto sia dai programmi scolastici pieni di informazioni da far apprendere e sia per incompetenza dei docenti stessi, per i problemi già citati da Holly.
Iniziarà a cambiare qualcosa quando i (futuri) docenti della mia generazione entreranno nelle scuole che sono appunto formati in base ai nuovi metodi educativi/formativi basati sulla formazione del pensiero critico, unico elemento in grado di formare cittadini in grado di vivere democraticamente. Oppure un'altra soluzione potrebbero essere i corsi aggiornamento per i docenti attuali che però sono mal strutturati.
Per quanto riguarda la lingua italiana e la sua complessità basta pensare ai sinonimi presenti nel nostro vocabolario: credo che nessun'altra lingua abbia così tanti sinonimi quanti ne abbiamo noi.
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ah, dimenticavo una cosa riguardante le capacità cognitive. E' sbagliato pensare che non sia possibile raggiungere livelli buoni di intelligenza a causa dei geni. Togliendo chi ha problemi di apprendimento o deficit particolari, chiunque può raggiungere un buon livello di riflessione e di pensiero critico, basta sviluppare questi aspetti a scuola.
Oggi infatti si parla, nell'ambito della didattica, di personalizzazione e di individualizzazione dell'offerte formativa: cioè creare percorsi formativi in base alle capacità di partenza dell'alunno e in base alla propensione che questo ha verso determinate capacità. Purtroppo nel nostro sistema scolastico, così com'è, è impossibile attivare processi autentici rivolti verso questa metodologia. E come se non bastasse i politici, e in generale la società globalizzata, tende a creare figure professionali omologate che sappiano fare qualcosa ma senza la capacità di riflettere. Perchè? Ovviamente perchè chi non sa riflettere è facilmente manipolabile. Esempio lampante sono i media e la tv nello specifico che di certo non offre programmi in grado di suscistare pensiero critico, ma solo programmi che occupano del tempo attraverso argomenti futili..
Insomma l'argomento è veramente vasto e potrei parlarne ore visto che quasi tutti gli argomenti qui trattati sono per me oggetto di esame -e infatti ne sto approfittando per ripassare per l'esame di domani -. C'è chi suggerisce come soluzioni, a volte anche in maniera utopica, la destrutturazione della scuola (vedi Illich e "descolarizzare la società" e Nussbaum "non per profitto") e l'inserimento delle materie umanistiche nei programmi scolastici, lontani dall'idea del profitto tipica della società moderna.
Scusate non c'entra un tubo il mio intervento ma ho bisogno di risponderti. Io credo che il sistema italiano sia il peggiore in assoluto, perché si poggia su una riforma dell'idealismo hegeliano che ci ha distrutti, o peggio, immobilizzati entro un certo range di preparazione. In parole povere: non è assolutamente normale che ogni ciclo che va dalle scuole elementari, alla media inferiore alla media superiore inizi sempre con la stessa tiritera della storia egiziana, delle guerre puniche e di Carlo Magno: 50 lezioni per spiegare l'impero romano e si arriva al quinto superiore sempre con tesine che parlano di guerre mondiali, guerra fredda e crisi degli anni '70. Quando i nostri insegnanti (in TUTTE le discipline) non cambiano i programmi non è solo perché gli strumenti educativi sono obsoleti, ma perché non si vuole Osare andare oltre per evitare di sviluppare menti critiche o comunque impegnati in discipline più avanzate. Io, non fatico a dirlo, tornassi indietro non farei il liceo. Meglio una scuole tecnica, che affiancata alla solita solfa - un po' più sviluppata ma sempre stessa solfa - accompagna discipline nuove e concrete. Ho notato una notevole preparazione, logica e concretezza in chi ha privilegiato dei percorsi tecnici o professionali. E anche qui, le materie umanistiche, terminato il biennio obbligatorio sono state riprese al triennio. Gli insegnanti più giovani impostano le lezioni/programmi allo stesso identico modo degli anziani, perché non è il docente che decide cosa fare e cosa non fare. In fase di pianificazione della didattica il Consiglio docenti non può permettersi di andare oltre quell'approccio di cui più su.
Scusate OT
Questo perchè, nonostante l'inserimento del POF che dovrebbe facilitare le sperimentazioni, non si osa mai. si rimane ancorati ai soliti metodi didattici obsoleti e al solito programma che va a tutti i costi analizzato, anno per anno. Servirebbe una scuola tipica del periodo dell'attivismo di Dewey o, per capirci, della Montessori. Insomma scuole su misura del bambino. Noi abbiamo programmi ministeriali che stanno dietro al POF e che influenzano eccessivamente le scelte didattiche dei docenti. Come se non bastasse la rigidità dei tempi e degli spazi, la burocratizzazione della scuola e l'assenza di risorse (economiche e materiali) non aiutano una riforma -anche interna a una singola scuola- dell'istituzione scolastica.
Non so se voi avete mai sentito parlare di Pluriclassi (scuole che non hanno abbastanza alunni per formare le cinque classi e che quindi decido di farne una che comprende tutti i bambini, anche se di età diversa), tipiche dei paesi piccoli con comunità molto unite. Se si seguisse il modello delle pluriclassi nelle classi uniche, la scuola sarebbe decisamente migliore. Gli aspetti positivi delle pluriclassi sono: il numero esiguo di alunni, il confronto tra alunni di età diversa, attenzione verso l'esperienza diretta attraverso il rapporto con il territorio; favorisce l'autonomia degli alunni, favorisce l'apprendimento attraverso lavori di gruppo, etc.. Ovvio che è utopia pura perchè non è possibile creare classi con pochi bambini e in grandi strutture è impensabile unire bambini di età diverse ma si potrebbero prendere le idee alla base delle pluriclassi e cercare di applicarle alle altre scuole. Noi pensiamo che si possa apprendere solo a scuola e, spesso, manca un collegameto tra gli appredimenti scolastici e la realtà, la vita quotidiana. E' su questo che si deve lavorare.
Scusate l'ennesimo OT
Come ho già risposto a Wolverine nell'altra pagina, mi riferivo al fatto che a livello nozionistico in teoria noi saremmo fra i più preparati.
Che poi ci siano delle pecche madornali nel nostro sistema d'istruzione, è fuori da ogni dubbio e i problemi sono oggettivi.
Io sinceramente - e adesso mi beccherò una marea di insulti - ho sempre notato un divario fra chi usciva dal liceo e chi usciva dall'istituto tecnico. Il problema non è la presenza delle materie umanistiche (perché è assolutamente un falso pregiudizio credere che le materie umanistiche siano teoriche) ma come queste materie vengono impostate. E, sempre in teoria, esercizi di scrittura come il saggio breve o l'analisi del testo dovrebbero proprio rafforzare alcune capacità critiche, ma, di fatto, sulla cosa non si insiste mai.
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
Se qualcuno al giorno d'oggi non è in grado di scrivere, leggere e parlare un decente italiano di base (nessuno pretende da tutti la capacità di comprendere testi specialistici o di scrivere saggi) credo che meriti di essere inchiappettato selvaggiamente da chiunque ne abbia la possibilità.
Sottolineo "al giorno d'oggi", con particolare riferimento ai giovani, non me la prendo certo con l'anziano di 85 anni che ha sempre fatto il contadino.
In verità sono gravemente intollerante anche su errori di ortografia, sintassi e punteggiatura e sviluppo rapidamente un disprezzo -silenzioso ma profondo- per i colpevoli!
Ultima modifica di Wittmann; 11/7/2013 alle 13:31
Il mio parere è che nella scuola contemporanea sembra che i programmi e i metodi di insegnamento siano studiati apposta per ridurre al minimo possibile l'interesse dello studente.
Lo scorso inverno aiuto mio figlio a fare i compiti e c'era da studiare quel passo dell'Iliade dove si narra di Briseide e Criseide, bottino di guerra di Achille e Agamennone rispettivamente. In sintesi Agamennone deve restituire Criseide, ma pretende per farlo che Achille gli ceda la sua Briseide. Il giudizio era preconfezionato e inculcato nella testa di mio figlio: Che stronzo Agamennone!
Io mi son messo a fare l'avvocato del diavolo, a prendere le difese di Agamennone, tutto sommato gli dico, perché Agamennone deve rinunciare al suo bottino di guerra e Achille no, solo perché è stato più sfigato scegliendo la schiava inopportuna?
Quello che voglio dire è che non ci si sofferma sul quel che si sta studiando facendone un'analisi critica anche alla luce dei nostri usi e costumi moderni. Il personaggio X è un eroe e tale resta, non si deve mettere in dubbio.
Mi viene in mente il film "Scialla": l'interesse del protagonista del film per i classici nasce quando scopre che Achille e Patroclo erano "froci". Bisogna allora saper analizzare le cose che si studiano in modo proficuo e interessante.
Un giorno nell'andare a prendere mio figlio a scuola, al suono della campana vedo il primo che schizza via fuori della scuola ed esclama: "fuori di prigione!" . Ecco, la scuola intesa come una prigione...
Per non parlare della quantità di roba presente nei programmi ministeriali che costringe a correre, correre, ma con una gamba sola come mi diceva la mia insegnante... Senza avere il tempo per metabolizzare un po' le nozioni che allo studente scorrono nella testa.
O vogliamo parlare dei fiumi di riassunti di Arte e Musica, senza mai soffermarsi però su un quadro o un brano musicale in modo critico, cercando magari quelli che potrebbero muovere l'interesse? Forse analizzare "Le origini del mondo" invece de "L'ultima cena" potrebbe essere il grimaldello per avvicinare un ragazzo all'arte!
L'analfabetizzazione forse nasce anche da qui...
I programmi sono contemporaneamente troppo vasti e troppo poco concentrati su avvenimenti-chiave, epoche-chiave e scoperte-chiave. E ovviamente, troppo poco concentrati sull'epoca contemporanea.
Si dedica troppo tempo a preistoria ed Egizi, tanto per dirne una...che sono sicuramente molto interessanti (specie gli Egizi), ma che in un'ottica di "educazione alla vita" e di comprensione del mondo di oggi, onestamente contano molto meno di tanti altri avvenimenti fondamentali.
Ed è un qualcosa di applicabile tanto alla Storia quanto alla letteratura. La stessa ottica con cui, e finora nessuno è riuscito a farmi cambiare idea, io eliminerei le ore di latino e greco, lasciando queste due lingue come corsi extra-scolastici erogati in maniera facoltativa, e accrescendo le ore dedicate all'italiano e all'inglese in tutte le scuole (proprio come lingua, al di là della letteratura. Troppa gente nelle scuole superiori ha ancora evidenti difficoltà), e a seconda dell'indirizzo scolastico, dedicare più ore alla storia contemporanea, all'informatica SENZA CONCETTI DI QUARANT'ANNI FA, alla musica o al disegno tecnico a mano e tramite AutoCad e simili (giusto per fare i primi esempi che mi sono venuti in mente).
Insomma, dare più spazio a materie PIU' UTILI NELLA PRATICA, togliendo un po' di spazio a nozioni la cui importanza è ormai fine a se stessa.
In soldoni...applicare i modelli anglosassoni, che ormai i fatti dimostrano essere i più vincenti.