elwood stai facendo tutto tu,guarda che il mio voleva essere un complimento!io non capisco niente di quello che dici ma per te è come dire l'alfabeto...nessuno ha mai detto quello che pensi tu, se non sbaglio, anzi...
vabbè chiudiamola qui
elwood stai facendo tutto tu,guarda che il mio voleva essere un complimento!io non capisco niente di quello che dici ma per te è come dire l'alfabeto...nessuno ha mai detto quello che pensi tu, se non sbaglio, anzi...
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Premessa: si parla sempre di riciclare il riciclabile; visto che molte materie prime presto finiranno e non possiamo continuare ad inquinare così la Terra, mi pare sia importante, essenziale ed economico recuperare materiali di scarto o in disuso e riciclare. Ovviamente non son tutte le plastiche quelle di cui andrò a parlare perché ne esistono davvero tante... cercherò di fare una carellata
A seconda del loro comportamento in funzione della temperatura, le materie plastiche si dividono in due importanti categorie:
- termoindurenti: induriscono per azione del calore, ossia formano legami chimici trasversali (cross-links), che determinano una vera e propria reticolazione tra le macromolecole polimeriche; diventano rigide, insolubili e infusibili, con conseguente aumento del modulo di elasticità e diminuzione della plasticità [...]
- termoplastiche: al riscaldamento assumono uno stato di scorrevolezza plastica per tempi relativamente lunghi per poi riacquistare, con il successivo raffreddamento, la rigidità iniziale, mantenendo la forma impartita con la lavorazione a caldo; tale trasformazione è reversibile nel senso che i polimeri possono esser riportati con il riscaldamento allo stato di scorrevolezza plastica [...]
- ABS: resine termoplastiche costituite da due copolimeri: acrilonitrile-stirene (fase resinosa) e stirene-butadiene (fase elastomerica); impiegate nei manufatti tecnici
- acetaliche (POM = poliossometileniche): resine termoplastiche, polimeri e copolimeri della formaldeide; cristalline, di eccellenti proprietà meccaniche, resistenti al calore; usate in sostituzione di metalli e leghe (tecnopolimeri)
- acriliche (PMMA = polimetilmetacrilati): resine termoplastiche, polimeri e copolimeri degli acidi acrilico e metacrilico; di eccezionale trasparenza e lucentezza e di elevatissima resistenza meccanica, alla luce, all'invecchiamento; impiegate in sostituzione del vetro, per preparare smalti e lacche nell'industria delle fibre sintetiche (poliacrilonitrili)
- alchidiche: resine termoindurenti, assimilabili ai poliesteri; di eccellenti proprietà dielettriche; tipi modificati, solubili in solventi organici, sono usati per preparare prodotti vernicianti
- alliliche (DAP): resine termoindurenti ottenute da derivati dell'alcol allilico; di eccellenti proprietà dielettriche, alta resistenza agli urti, all'alterazione chimica e al calore
- amminiche (amminoplasti): resinte termoindurenti ottenute da composti contenenti il gruppo amminico (-NH2); impiegate nell'industria delle materie plastiche, degli adesivi e della carta e nei prodotti per il finissaggio dei tessuti (trattamento antipiega)
- cellulosiche: resine termoplastiche derivate dalla cellulosa naturale; impiegate sia come materiale per semilavorati e manufatti, sia per prodotti vernicianti, sia nella produzione di fibre tessili; le più importanti sono: nitrato (CN), acetato (CA), acetobutirrato (CAB) e acetopropionato (CP) di cellulosa, etilcellulosa (EC)
- cumaroniche: resine termoplastiche, polimeri misti di cumarone, indene e altri composti; usate come additivi per altre materie plastiche, gomme, vernici e come impermeabilizzanti
- epossidiche (EP): resine termoindurenti, policondensati di epicloridrina e bisfenolo A; di eccezionali proprietà adesive, anche su vetro e metalli. elevata resistenza e stabilità, eccellenti proprietà dielettriche; usate come adesivi speciali, come resine per impregnazione, per laminati, etc.
- fenoliche (PF = fenoplasti): resine termoindurenti, policondensati della formaldeide con fenoli o alchilfenoli; usate come leganti nell'industria del legno, per masse di stampaggio, vernici, etc.
- fenossi: resine termoindurenti analoghe alle epossidiche, ma di maggior PM; di altra rigidità e durezza, con basso ritiro allo stampaggio
- fluorurate (fluoroplasti o polifluoroolefine): resine termoplastiche, polimeri e copolimeri di alcheni fluorurati: politetrafluoroetilene (PTFE), polifluoroetilenepropilene (FEP), policlorotrifluoroetilene (PCTFE), polifluorovinilidene (PVF); di eccezionale stabilità e resistenza chimica, bassissimo coefficiente di attrito, notevole potere isolante, ininfiammabili
- ftaliche (gliceroftaliche): resine termoindurenti (alchidiche), copolimeri resina ftalica-glicerina; impiegate nella produzione di smalti e vernici
- furaniche (furfuriliche): resine termoindurenti, polimeri e copolimeri di derivati del furano; di notevole resistenza all'alterazione chimica e al calore; usate come modificanti di altre resine nell'industria chimica
- maleiche: resine termoindurenti (alchidiche), copolimeri dell'anidride maleica con polialcoli ed altri composti; particolarmente inalterabili alla luce; usate per preparare vernici trasparenti
- melamminiche (MF): resine termoindurenti (amminiche), copolimeri melammina-formaldeide; di notevole durezza e lucentezza, indeformabili, insolubili in acqua e nei solventi organici; usate per stampaggio e laminati, come resine eterificate per l'industria tessile, per smalti
- poliammidi (PA): resine termoplastiche, polimeri condensati diammine-acidi bicarbossilici o polimeri di caprolattami; di elevatissima resistenza all'usura, notevole stabilità dimensionale e buona resistenza all'alterazione chimica; studiate per fibre sintetiche (Nylon) son idonee alle più varie applicazioni
- polibutene (BT): resina termoplastica, polimero isotattico (poliolefina) ad alto PM dell'1-butene; di eccezionale flessibilità e tenacità, resistenza all'abrasione, al calore e agli agenti chimici; usata per tubazioni, isolamenti elettrici, rivestimenti protettivi, imballaggi, etc.
- policarbonati (PC): resine termoplastiche, policondensati dell'acido carbonico; combinano caratteristiche dei metalli (resistenza all'urto) e del vetro (trasparenza); usate per rivestimenti, vetri speciali, etc.
- poliesteri (UP): policondensati alcol-acido carbossilico; quelli insaturi (termoindurenti) sono liquidi che induriscono per aggiunta di un reticolante, quelli saturi (termoplastici) sono di vario tipo; i primi sono usati in ediliziam arredamenti, nautica, i secondi come fibre sintetiche (polietilenetereftalato, PET) e come tecnopolimeri (polibutilenetereftalato, PBT)
- polieteri: polimeri caratterizzati da legami -C-O-C-; comprendono le resine acetaliche, quelle epossidiche e le poliossolefine
- polietilene (PE): resina polimerica di formula (-CH2-CH2-)n; termoplastica secondo i processi di fabbricazione può essere a bassa densità (LDPE) o ad alta densità (HDPE); di facile lavorabilità, ottime proprietà dielettriche, resistenza all'alterazione chimica, tenacità e flessibilità; usata per giocattoli, pellicole, rivestimenti protettivi, etc.
- poliimmidi: resine termoindurenti (ma con la struttura lineare delle termoplastiche), plastomeri ottenuti da diammidi e dianidridi aromatiche; di eccezionale stabilità termica (oltre 400 °C), resistenza all'alterazione chimica e alle radiazioni ionizzanti; utilizzate nell'industria elettronica ed aerospaziale
- poliolefine: polimeri di alcheni (olefine) e dieni (diolefine); oltre ad alcuni elastomeri, comprendono plastomeri quali polietilene, polipropilene, polibutene, etc.
- poliossiolefine: resine termoplastiche, polimeri e copolimeri di ossidi alchenici; in genere solubili; usate come plastificanti, appretti per tessili, etc.
- polipropilene (PP): resina termoplastica, polimero isotattico del propilene; di elevata rigidità e durezza, notevole resistenza al calore e all'abrasione, eccellenti proprietà dielettriche; usata nell'industria automobilistica, chimica, degli elettrodomestici, casalinghi e sanitari, dell'arredamento, etc.
- polisolfoni (PPSU): resine termoplastiche ottenute da composti aromatici (fenilenici) e contenenti il gruppo solfonico (-SO2-); di notevole tenacità, resistenza al calore e all'alterazione chimica, autoestinguenti e non tossiche; usate in elettronica, in campo medico, per macchine fotografiche, etc.
- polistireniche: resine termoplastiche derivate dello stirene (polistirene standard e antiurto, alcuni copolimeri); di buone proprietà meccaniche, isolanti termici ed elettrici; usate per manufatti tecnici, imballaggi, casalinghi e per la produzione di espansi
- poliuretaniche (PUR): resine termoplastiche, copolimeri di isocianati con sostanze poliossidriliche, poliesteri, etc.; usate per parti di macchine, serbatoi e tubi per carburanti, rivestimenti di cavi, per spalmatura su tessuti, adesivi, etc.
- poliviniliche: resine termoplastiche che derivano da monomeri vinilici; il polivinilcloruro (PVC) ha buone proprietà meccaniche e dielettriche, resistenza al calore e all'alterazione chimica, è usato nell'industria chimica, elettrica, in edilizia, per tubazioni, imballaggi, etc.; il polivinilacetato (PVA) è usato per preparare vernici, appretti, idropitture murarie, etc.
- resorciniche: resine termoindurenti, analoghe alle fenoliche, policondensati resorcina-formaldeide; usate per preparare adesivi molto resistenti
- siliconiche (SI): resine termoindurenti, policondensate di silani ossidrilati; molto stabili al calore, isolanti, idrorepellenti, antiadesive; si usano per laminati rinforzanti, paste per stampaggio, vernici speciali, etc.
- ureiche (UF): resine termoindurenti (amminiche), policondensati urea-formaldeide; ininfiammabili, di facile lavorabilità e variamente colorabili; usate per arredamento, elettrodomestici, impianti igienici, etc. e come leganti nell'industria del legno
...caro elwood...certo, la Tua premessa é "motivata" dal Tuo entusiasmo!
...come ben sai, proprio perché..."ne esistono davvero tante"...un riciclaggio vero e proprio stá ancora nei libri di testo o nei depliant pubblicitari di qualche azienda... ...dalla Serie: -"Tanto fumo e (quasi) niente arrosto"-
Qualche eccezione per PE, PP e PVC, anche se i granulati (masterbatch) riciclati sono considerati comunque dei prodotti di serie "B", mentre sembra interessante la possibilitá di riciclare il policarbonato (PC) partendo dai supporti CD/DVD o dai fari d´auto di recente generazione.
Il PET (per intenderci, quello delle bottiglie in plastica o delle pellicole foto-radiografiche) é un materiale piú "versatile e curioso"...infatti lo si puó recuperare come filato da cui produrre capi di abbigliamento oppure sotto forma liquida, cioé come glicole.
Se parliamo di riciclato proveniente dalla raccolta rifiuti (urbana o industriale), il problema, nonostante la marchiatura, é proprio il riconoscimento durante la fase di smistatura del prodotto da riciclare e non la tecnica in sé del riciclaggio...altro problema é il riutilizzo in base al colore, proprio per questo, il riciclato ha quasi sempre una tonalitá sul grigio scuro...poco interessante per creare nuovi oggetti...!
Mentre il problema "riciclaggio" non si pone nell´industria plastica stessa, perché "scarti e ritagli" dopo essere immediatemente macinati vengono riutilizzati negli estrusori.
Alla fine, per il momento, sembra che un "recycling" almeno dal punto di vista energetico sia quello piú economico ed alla portata di mano, cioé, visto che i materiali plastici in generale, durante la combustione si "autosostengono", poiché non necessitano di combustibile per bruciare, producono energia calorifera che puó essere trasformata in energia elettrica ed acqua calda (teleriscaldamento); un´esempio di questo é la ASM di Brescia. Non tocco, volutamente, i temi: emissioni, impatto ambientale, ecc...perché "credo" e sono convinto negli standard della tecnologia attuale...
Scusami elwood per l´occupazione magari "abusiva" del Tuo spazio qui... ma i Tuoi argomenti sono sempre tra i primi che vado a vedere ed ogni tanto mi gira di aggiungere qualcosina di mio... ...ma mi "inquieta" anche un pó il Tuo nuovo Avatar...
a me non fa altro che piacere il tuo intervenire...
arricchisce questo angolo in cui alla fine scrivo solo io o quasi...
poi imparo sempre cose che non so quindi grazie...
fai come se fossi a casa tua XD
di niente... figurati...
se ti piace la birra, ce ne è nel frigo
urca non riesco ad andare... ho altri impegni più importanti... va beh...
Elwood, ti prego, spiegami tutto quello che sai sul Mdma.
penso gli interessi come si produca
ochéi ~ Alchemic ovviamente cose tipo sintesi e purificazione son argomento off-limits... sarà una cosa a puntate ovvero scriverò pezzo per pezzo perché è un lavoro titanico... ochéi? XD
L'MDMA (3,4-metilenediossi-N-metilamfetamina), molto più comunemente conosciuta ai giorni nostri con il nome da strada Ecstasy (spesso abbreviato E, X, o XTC), è un membro semisintetico della classe delle amfetamine (droghe psicoattive), una sottoclasse delle fenetilammine. L'MDMA viene anche classificata sotto molte altre ampie categorie di sostanze, tra cui gli stimolanti, gli psichedelici, e gli empatogenico-entactogeni.
L'MDMA presenta effetti molto più consistenti rispetto a quelli prodotti da molti altri psichedelici, e la sua euforia prodotta appare essere distinta da quella di molti altri stimolanti. È anche considerata inusuale per la sua tendenza a produrre un senso di intimità con gli altri e diminuisce i sensi di paura ed ansietà. Questi effetti hanno portato alcuni a suggerirne un uso terapeutico a scopo di beneficio per alcuni soggetti. Prima che diventasse una sostanza sotto controllo, l'MDMA veniva usata come ausilio psicoterapico, spesso nella terapia di coppia, ma i risultati son poco documentati. Studi hanno anche iniziato in tempi recenti ad esaminare il potenziale terapeutico dell'MDMA per disordini di tipo stess post-traumatico ed ansietà associati al cancro.
L'MDMA è criminalizzata in tutti i paesi nel mondo che hanno aderito all'ONU, e il suo possesso, produzione, o vendita possono essere perseguiti legalmente. L'MDMA è una delle droghe illecite maggiormente usate in tutto il mondo ed è assunta in in una varietà di contesti che ha perso le sue radici legate alla terapia psicoterapica. È comunemente associata con la cultura rave e alla musica legata a questa.
Ci son stati dibatti all'interno della comunità scientifica, salute, e si è sempre fatto leva sui rischi legati all'MDMA, specificamente la possibilità di danni neurotossici al SNC. Alcuni hanno suggerito che i rischi di ogni singola dose di MDMA superano di gran lunga i benefici sperati. Altri argomentano che questi concetti sono basati su evidenze prive di fondamenti e che l'MDMA necessita di maggiori studi. Ci son studi in corso in molti paesi.
Alla fine del 19° secolo, la compagnia tedesca Merck era interessata nello sviluppo di sostanze che fermavano sanguinamenti anormali. Uno dei pià importanti composti era l'idrastinina. La pianta da cui questa fu isolata divenne più rara, ed essi iniziarono a cercare delle alternative. I report scientifici dai laboratori del 1911 e 1912 mostrano che essi volevano usare la 3-metil-idrastinina come alternativa. Essi credevano che questo analogo metilato dell'idrastinina potesse avere effetti simili. I dottori Walther Beck, Otto Wolfes e Anton Köllisch iniziarono il progetto. Nella nuova via sintetica sviluppata per ottenere la 3-metil-idrastinina, l'MDMA venne menzionata come uno dei diversi precursosi chiave sotto il nome di metilsafrilammina. Nel 1912 al Dr. Anton Köllisch fu richiesto di sviluppare una via di sintesi brevettabileper la 3-metil-idrastinina. Il brevetto iniziò dal giorno 24 Dicembre 1912. L'MDMA non fu l'argomento del brevetto. Fu il Dr. Max Oberlin (anche lui allora alla Merck) nel 1927 la prima persona interessata alle proprietà farmacologiche dell'MDMA. La ricerca sulla sostanza fu fermata per ragioni economiche, e la sostanza fu lasciata in disparte dimenticata per alcuni decadi. Negli anni 50 gli eserciti americano e tedesco erano interessati agli agenti psicotropici; l'MDMA fu tra le sostanze testate.
Molto probabilmente per questa ragione, l'MDMA fu ri-sintetizzata alla Merck. Nel suo quaderno di laboratio nel 1952 il Dr. Albert van Schoor descrive come l'MDMA avesse ucciso 6 mosche in 30 minuti. In un lavoro del 1959 del Dr. Fruhstorfer sull'MDMA e psicotropici simili, la sua sostanza H671 fu identificata essere MDMA. La ricerca su queste sostanze portò alla messa sul mercato del Reaktivin nel 1960. La sua struttura chimica non era in relazione con quella dell'MDMA. Il primo paper scientifico sull'MDMA apparve nel 1960 e descriveva una sintesi per l'MDMA. Fu scritta in polacco da Biniecki e Krajewski e altri sconosciuti. Nel 1978 Alexander Shulgin e David Nichols publicarono il primo articolo scientifico sugli effetti psicotropici della droga sugli esseri umani.
L'esercito USA condusse, comunque, studi sulla dose letale di MDMA ed altri composti chimici sugli animali verso la metà degli anni 50. Le fu assegnato il nome EA-1475, dove EA stava sia per "Experimental Agent" o "Edgewood Arsenal." I risultati di questi studi non vennero resi pubblici sino al 1969.
L'MDMA prima apparve sporadicamente come droga di strada nei primi anni 70 dopo che un suo analogo, l'MDA, divenne criminalizzato negli Stati Uniti nel 1970. L'uso di MDMA, comunque, rimase molto limitato sino alla fine del decennio. L'MDMA iniziò ad esser usata terapeuticamente nei tardi anni 70 dopo che il noto chimico Alexander Shulgin la provò lui stesso, nel 1977, e in seguito la introdusse come farmaco lo psicoterapeuta Leo Zeff. Dopo questo, sviluppò una reputazione in quanto in grado di aumentare la comunicazione durante le sedute cliniche, riducendo le difese psicologiche del paziente, ed aumentando la capacità per favorire l'introspezione terapeutica. Comunque, non vennero fatti studi appropriati in materia. Un piccolo numero di terapisti, tra cui George Greer, Joseph Downing, e Philip Wolfson, la usarono nelle loro terapie finché non divenne illegale.
Sebbene alcuni terapisti continuarono a condurre terapie illegalmente, l'MDMA non venne data legalmente ad esseri umani sino a che Charles Grob iniziò uno studio di sicurezza basato su dosi sempre maggiori in volontari sani. In seguito studi approvati legalmente sull'MDMA vennero condotti negli USA a Detroit (Wayne State University), Chicago (University of Chicago), San Francisco (UCSF and California Pacific Medical Center), Baltimore (NIDA-NIH Intramural Program), e in South Carolina, così come in Svizzera (University Hospital of Psychiatry, Zurich), Olanda (Maastricht University), e Spagna (Universitat Autònoma de Barcelona).
A causa dell'approvazione dell'United Kingdom's existing Misuse of Drugs Act del 1971, l'MDMA fu automaticamente classificata come droga di Classe A nel 1977.
Nei primi anni 80 negli Stati Uniti, l'MDMA guadagnò un suo posto diffondendosi col nome di "Adam" nei nightclub trendy dell'area di Dallas, quindi nei dance club per gay. Da qui il suo uso si diffuse ai rave club nelle maggiori città di tutto il paese, e quindi a tutta la società. la droga venne per la prima volta classificata dalla DEA nel luglio 1984, e venne classificata nella Schedule I controlled substance negli USA dal 31 maggio 1985.
Nei tardi anni 80 e nei primi anni 90, l'MDMA come "ecstasy" era diffusamente usata nel Regno Unito e in altre parti d'Europa, diventando un elemento integrale della cultura dei rave e di altre scene musicali psichedeliche, come Madchester e Acid House. L'uso dell'MDMA divenne cosa diffusa anche tra i giovani adulti delle università sino alle scuole superiori. L'MDMA è diventata una della quattro illecite maggiormente usate negli USA, assieme a cocaina, eroina e cannabis.