Per il sostituto procuratore generale l'atto di corruzione risale al novembre 1999
Tuttavia l'avvocato inglese dovrebbe risarcire la presidenza del Consiglio con 250.000 euro
Il processo Mills in Cassazione
Pg: "E' colpevole, ma il reato è prescritto"
L'avvocato Mills
ROMA - La procura della Cassazione ha chiesto che sia dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari contestati all'avvocato inglese David Mills.
La
Cassazione deve decidere oggi se confermare o meno la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Milano al legale inglese per corruzione in atti giudiziari a quattro anni e mezzo di reclusione. La decisione della Suprema Corte su Mills arriverà entro stasera.
Tuttavia, secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, "Non vi sono i presupposti per il proscioglimento nel merito di David Mills". In pratica, si confermerebbe , secondo il pg, la responsabilità dell'avvocato inglese nel reato di corruzione in atti giudiziari che sarebbe, però, prescritto.
Ciani ha chiesto inoltre la conferma del risarcimento dei danni non patrimoniali, per pregiudizio all'immagine, a favore della presidenza del Consiglio da parte dell'avvocato inglese David Mills, così come stabilito dalla Corte di Appello di Milano. Secondo Ciani, Mills, con le sue testimonianze reticenti, avrebbe arrecato "pregiudizio al'immagine dello Stato per quanto riguarda l'esercizio della funzione giurisdizionale". Il risarcimento ammonta a 250.000 euro.
La rescrizione opererebbe, secondo il procuratore, perché l'atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Da allora andrebbe conteggiato il periodo di dieci anni, dopo il quale il reato va in prescrizione. Il termine, perciò, sarebbe già scaduto.
"Non sembra essere in dubbio - ha spiegato il procuratore - che il reato corruttivo è avvenuto con la comunicazione da parte di emissari di Bernasconi nei confronti di Mills della disponibilità della somma". Quella comunicazione, ha precisato Ciani, avvenne l'11 novembre 1999. La sentenza di appello, invece, aveva individuato come momento dell'atto corruttivo il febbraio 2000, quando circa 600mila euro in titoli furono effettivamente versati sul conto di Mills per il tramite del finanziere Bernasconi.
Dal processo è stata stralciata, per effetto del lodo Alfano, la posizione del premier: il procedimento nei suoi confronti è ripreso dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge che prevedeva uno 'scudo' dai processi penali per le quattro più alte cariche dello Stato, e la prossima udienza è prevista per sabato prossimo. La sentenza odierna della Cassazione non potrà che avere conseguenze sul processo che riprenderà tra due giorni a Milano a carico di Berlusconi.
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