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Chivu: "In Italia tanto razzismo"

  1. #131
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    Sulla base dei pregiudizi? Ottimo.
    Questa è una cosa con cui ognuno farà i conti con la propria coscienza, se e quando lo riterrà opportuno.


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  3. #132
    Dovahkiin
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    Questa è una cosa con cui ognuno farà i conti con la propria coscienza, se e quando lo riterrà opportuno.
    Dark io non so di dove sei... Sarei curioso di vedere se quelli del tuo paese non potessero entrare in un locale perchè si dice in giro che "rubano","puzzano" o "sono diversi" se la penseresti così.

  4. #133
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    Dark io non so di dove sei... Sarei curioso di vedere se quelli del tuo paese non potessero entrare in un locale perchè si dice in giro che "rubano","puzzano" o "sono diversi" se la penseresti così.
    Cercherei di andarmene da qualche altra parte, cosciente del fatto che potrebbe accadere che verso altre categorie mi venga da ragionare allo stesso modo


    (pugliese, comunque)

  5. #134
    Lo_Zio
    Utente bannato

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    (Conosco la frase ma non sapevo fosse di Voltaire )

    Ma più che altro, anche senza scomodare i grandi, mi basta il principio secondo cui ognuno ha diritto di scegliersi le proprie compagnie senza che nessuno gli chieda il perchè (finchè tale compagnia appunto non commette crimini), e che, per un ampliamento di tale concetto, ognuno nel PROPRIO locale così come nella PROPRIA casa abbia il diritto di accogliere o rifiutare chi vuole
    Sarebbe quantomai violento imporre a una persona di frequentare persone a lui non gradite.

    Quello a cui mi riferivo io è questo: Se una persona sbaglia nel coniugare un verbo, glielo si dice così da non farlo più sbagliare, educandolo, poichè altrimenti ricadrebbe in fallo nuovamente la prossima volta che dovrebbe coniugare quel verbo.

    Per le opinioni questo principio non vale, ponendo infatti che l'essere razzista secondo quanto affermato prima(quindi non in base al tuo criterio dell'economia cognitiva, ma in base al criterio del puro pregiudizio che oscura l'obbiettività) è a conti fatti sbagliato(dato che come detto prima, non è legato alla razionalità giudicare una persona in base all'apparenza e non ai fatti). Quindi, lasciare che una persona mantenga quelle opinioni sbagliate, non è corretto, ne nei suoi confronti, ne nei confronti di chi entra a contatto con quella persona.
    Quando dico nei suoi confronti faccio un ragionamento azzardato, quindi spero mi seguirai in questa successiva spiegazione:
    se coniughi un verbo non correttamente e nessuno te lo fa notare, tu continuerai a coniugarlo non correttamente, sbagliando e in caso rendendoti ridicolo o facendoti passare per ignorante anche quando non lo sei(potremmo prendere d'esempio anche un meccanico che sbaglia il suo lavoro, non danneggaindo solo il cliente ma anche se stesso nel momento in cui venga denunciato dal cliente).
    Adesso, dato che noi umani siamo caratterizzati per l'essere esseri pensanti, non credi che sbagliare a ragionare sia uno dei più grandi errori che possiamo commettere, non solo verso gli altri ma anche verso se stessi? e che riparare all'errore non possa far altro che giovarci? se infatti continuiamo a portare avanti un opinione sbagliata non facciamo altro che alimentarla creando così un circolo vizioso.

  6. #135
    Dovahkiin
    Utente cancellato

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    Cercherei di andarmene da qualche altra parte, cosciente del fatto che potrebbe accadere che verso altre categorie mi venga da ragionare allo stesso modo


    (pugliese, comunque)

  7. #136
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    Capisco il tuo ragionamento, Lo_Zio ma personalmente (e non ergo ciò che sto per dire a verità assoluta, ci mancherebbe) ci vedo un vizio di fondo:

    Il coniugare i verbi, dal tuo esempio, segue regole OGGETTIVE ed ASSOLUTE, o che per lo meno noi da tempo immemorabile abbiamo reso tali, un po' come l'emblematico 2+2=4....quello è, e non c'è spazio per deviazioni nè per dubbi su chi abbia "ragione" fra uno che dice 2+2=4 e uno che, magari, dice 2+2=5.6

    I rapporti interpersonali sono, sempre a mia opinione, MOLTO ma MOLTO più complessi e non sottoponibili a nulla di così rigoroso ed "esatto" come sono invece le regole matematiche o della grammatica di una lingua. Non solo.....conoscere la matematica o la grammatica di una lingua è l'unico modo per poter effettuare un certo tipo di operazioni (calcoli, o il farsi capire dagli altri, cose impossibili senza quegli strumenti di fondo), e soprattutto non coinvolgono emozioni o opinioni di stampo sociale.

    Per queste ultime non ritengo si possano mettere paletti così rigorosi, proprio perchè, come tu stesso convieni, sarebbe un'imposizione violenta il far frequentare a qualcuno persone che non vuole accanto a sè......analizziamo quest'ultima cosa: quali sono le motivazioni per cui uno magari non vuole certa gente accanto a sè? Magari pregiudizi con non molti fondamenti? Perfetto, a te può sembrare ridicolo, magari potrebbe sembrarlo anche a me, magari lo sembra ad altri........A MOLTI ALTRI ANCORA NON LO SEMBRERA', e considerando che la percentuale di questi ultimi non diminuisce ma anzi probabilmente è in aumento in questi anni, già questo esclude qualunque regola rigida di stampo "matematico".

    Ora, se pure è vero che concordo che uno con molti pregiudizi (che pure, ribadisco, non ha comportamenti particolarmente violenti o ingiuriosi, eh) possa essere considerato male da molte persone, è altrettanto vero che ad altri importerà molto poco......e che, soprattutto, a mio parere è giusto che finchè si limita a PENSARE e PARLARE senza insultare o menar botte, debba rendere conto solo alla propria coscienza di questi suoi pensieri

  8. #137
    Bushi yasha
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    Quote Originariamente inviata da darkness creature Visualizza il messaggio
    (Conosco la frase ma non sapevo fosse di Voltaire )

    Ma più che altro, anche senza scomodare i grandi, mi basta il principio secondo cui ognuno ha diritto di scegliersi le proprie compagnie senza che nessuno gli chieda il perchè (finchè tale compagnia appunto non commette crimini), e che, per un ampliamento di tale concetto, ognuno nel PROPRIO locale così come nella PROPRIA casa abbia il diritto di accogliere o rifiutare chi vuole
    Darkness..la storia e la nostra stessa natura ci insegnano che preso singolarmente,ogni essere umano dotato di un certo cervello come me,te e tanta altra gente,riesce a prendere decisioni autonome e relativamente giuste;nel tuo caso la tua liberissima e giusta decisione è non frequentare un determinato tipo di persone (per motivi tuoi personali);ma che presi in gruppo,siamo un branco di pecore senza cervello,senza eccezioni,non per cattiveria,ma perchè ci appare sbagliato fare delle cose diverse dal resto del gruppo.Il punto è questo..se si comincia ad imporre a un determinato gruppo sociale/etnico di non entrare in un locale,magari per te che lo decidi cè una ragione seria(ad esempio hai subito 10 furti da parte di Rom)..ma quanto breve spazio ci manca,secondo te,prima che quel motivo tuo personale non si trasfiguri,per effetto del passaparola,o semplicemente del tempo..?quanto tempo passerebbe secondo te prima che un "qui non sono graditi i venditori ambulanti di colore" diventi un "qui non sono graditi i negri"? Ricordati che non c'è limite all'ignoranza e allo sbandamento della massa umana...

  9. #138
    Lo_Zio
    Utente bannato

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    Capisco il tuo ragionamento, Lo_Zio ma personalmente (e non ergo ciò che sto per dire a verità assoluta, ci mancherebbe) ci vedo un vizio di fondo:

    Il coniugare i verbi, dal tuo esempio, segue regole OGGETTIVE ed ASSOLUTE, o che per lo meno noi da tempo immemorabile abbiamo reso tali, un po' come l'emblematico 2+2=4....quello è, e non c'è spazio per deviazioni nè per dubbi su chi abbia "ragione" fra uno che dice 2+2=4 e uno che, magari, dice 2+2=5.6

    I rapporti interpersonali sono, sempre a mia opinione, MOLTO ma MOLTO più complessi e non sottoponibili a nulla di così rigoroso ed "esatto" come sono invece le regole matematiche o della grammatica di una lingua. Non solo.....conoscere la matematica o la grammatica di una lingua è l'unico modo per poter effettuare un certo tipo di operazioni (calcoli, o il farsi capire dagli altri, cose impossibili senza quegli strumenti di fondo), e soprattutto non coinvolgono emozioni o opinioni di stampo sociale.

    Per queste ultime non ritengo si possano mettere paletti così rigorosi, proprio perchè, come tu stesso convieni, sarebbe un'imposizione violenta il far frequentare a qualcuno persone che non vuole accanto a sè......analizziamo quest'ultima cosa: quali sono le motivazioni per cui uno magari non vuole certa gente accanto a sè? Magari pregiudizi con non molti fondamenti? Perfetto, a te può sembrare ridicolo, magari potrebbe sembrarlo anche a me, magari lo sembra ad altri........A MOLTI ALTRI ANCORA NON LO SEMBRERA', e considerando che la percentuale di questi ultimi non diminuisce ma anzi probabilmente è in aumento in questi anni, già questo esclude qualunque regola rigida di stampo "matematico".

    Ora, se pure è vero che concordo che uno con molti pregiudizi (che pure, ribadisco, non ha comportamenti particolarmente violenti o ingiuriosi, eh) possa essere considerato male da molte persone, è altrettanto vero che ad altri importerà molto poco......e che, soprattutto, a mio parere è giusto che finchè si limita a PENSARE e PARLARE senza insultare o menar botte, debba rendere conto solo alla propria coscienza di questi suoi pensieri
    Sono in parte d'accordo, sono meno d'accordo con la parte finale.
    Il pensare e parlare risultano, a mio parere, peggiori del menar botte, poiché il menar botte è la conseguenza del pensare e del parlare, sei d'accordo su questo? intendo, una persona che picchia un nero xkè è nero, lo fa xkè pensa sia giusto picchiare il nero e pensa sia giusto xkè ha sentito le parole di altri che la pensavano in questo modo.
    Riguardo il non dover frequentare certe persone, sono completamente d'accordo, infatti in questa sfera entrano processi emotivi e personali, se conosci una certa coltura e sai che è diversa dalla tua, non puoi ignorare che l'incontro tra le due culture, come porterà delle conseguenze positive, ne porterà altre negative che renderanno difficile una convivenza(es: un gruppo di ragazzi italiani ha usi e costumi diversi da un gruppo di ragazzi sud'africani, e una cosa che per i ragazzi italiano potrebbe apparire normale per i ragazzi sud'africani potrebbe apparire ingiusta, e viceversa, causando così fraintendimenti che potrebbero essere causa di male.)
    In pratica sto dicendo che, il non voler frequentare una persona per la cultura che ha quest'ultima, consapevole che questa entri in collisione con la nostra e quindi causerebbe dei problemi alla vita sociale, è giusto e normale.

    Ma se invece nell'esempio di prima, i ragazzi italiani frequentassero dei ragazzi sud'africani i quali hanno assimilato la cultura italiana, ponendo così le basi per evitare fraintendimenti(x lo meno quelli derivanti dalle due culture, dato che altri fraintendimenti sono inannullabili, dato che nascono anche tra due persone della stessa cultura e dagli stessi usi), questo non causerebbe problemi. Ma se invece i ragazzi italiani non accettassero di frequentare questi ragazzi sud'africani di cultura italiana(sud'africani quindi solo d'aspetto e origine) solo xkè si basassero sulle loro origini e il loro aspetto, non credi che sbaglierebbero per assoluto? poi si, starà alla loro coscienza il non aver rimorsi per questo, ma quando si sbaglia si causa sempre del male, direttamente o indirettamente.
    Tu giustamente dici che a molti altri non lo sembrerà, ma a questi molti a cui non lo sembrerà, non lo sembrerà proprio per il loro pensar sbagliato e parlare quindi del proprio sbagliato pensiero.

    Il problema non è il non voler frequentare una certa categoria di persone, il problema sono i motivi che ti spingono a fare questa scelta, motivi che possono essere giusti o sbagliati, e nel momento in cui sono sbagliati, seppur è un pensiero "tuo" e di molti altri, è oggettivamente sbagliato.
    La matematica è si l'unica scienza esatta, ma il pensiero lo si può educare secondo canoni generali, quali ad esempio l'obbiettività, come si potrebbe infatti affermare che l'obbiettività è sbagliata? puoi sbagliare a essere obbiettivo, ma ciò significherebbe per assurdo che tu non sei stato obbiettivo, sei stato altro pensando di essere obbiettivo.

    Quello che dico in parole povere è questo: affrontare un pensiero nuovo senza farsi influenzare dal pensiero precedente, come se fosse la prima volta che lo incontri, farlo proprio e dopoiche analizzarlo alla luce del pensiero precedente, per poi trarne le conclusioni derivate dalla propria inclinazione personale, sarebbe obbiettivo, ma questo pregio manca a molti.

  10. #139
    Matricola FdT
    Uomo 50 anni da Estero
    Iscrizione: 4/12/2008
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    non e vero che gli italini sono razzisti il fatto e che ce ne sono troppi arivano da tutte le parti e in qualche modo bisogna pure rispedirli indietro provate voi a fare quello che questi str..... fanno qua uguale dove andate bisogna stare al pelo io sono 20 anni che lavoro in giro x europa e non e facile ti spelano subito c....o in questo momento sono in polonia bel posto brava gente quando se ne sta a casa fate qualcosa e poi si che sono ccccc ciao a tutti

  11. #140
    Nuvolablu
    Donna 42 anni
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    Bè, io ho studiato l'economia cognitiva come un processo che non porta per forza al sentirsi superiori, ma semplicemente a farsi un'idea (magari anche senza o con poche esperienze dirette) di coloro che non fanno parte del proprio gruppo sociale, ed eventualmente prendere contromisure nel caso sia necessario, laddove per "contromisura" intendo anche avere un atteggiamento mentale molto differente, e non per forza "superiore"

    Ovvio che legami col razzismo ce ne sono, e non l'ho mai negato anzi.....ma le ritengo due cose comunque distinte

    Allora dark, cerchiamo di ragionare insieme
    Mi spieghi in base a cosa ti fai una idea di un gruppo sociale diverso dal tuo?
    E soprattutto perchè ti poni queste domande?
    Quello che voglio dire è che tu te le poni in base ad un pregiudizio di base che ti porta a considerare "l'altro" come un oggetto da scrutare inevitabilmente e dal quale prendere le distanze.
    Non credo che quotidianamente ti fermi a fare ciò con tutte le persone che incontri, e se non vi fosse razzismo alla base lo faresti con tutti i "bianchi" che incroci.
    Il discorso sull'economia cognitiva...dell'ancestrale, è più ampio e andremmo ot ..
    Non puoi dire che TUTTi gli esseri umani fanno questo tuo ragionamento; personalmente quando incontro un "nero, un giallo..."non mi fermo a pensare: " questo è di un gruppo sociale diverso dal mio, vediamo se è pericoloso e poi prendo le contromisure se frequentarlo o meno...", io lo vedo come una persona identica a me, al massimo posso pensare: "il suo mondo, la sua religione, la sua cultura è diversa dalla mia, chissà come vive..".
    Con questo non voglio giudicarti, dico solo che tu sei razzista, io no; tu comunque non l'hai mai negato e questo ti da merito (non sopporto chi non ha il coraggio di ammettere le proprie idee) ma pensa solo per un attimo che non puoi mettere la mano sul fuoco che non cadrai mai vittima di un raptus violento contro queste persone, la probabilità ahimè esiste.

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