Il razzismo è sicuramente una delle piaghe del nostro Paese e anche nel mondo del pallone sono sempre più frequenti episodi che vedono coinvolti diversi giocatori apostrofati da colleghi o tifosi (soprattutto) con chiare frasi razziali.
Cristian Chivu, difensore dell'Inter e capitano della Nazionale romena, non nasconde il suo disappunto sul problema razzismo in Italia e confessa le sue impressioni, idee ed esperienze in un'intervista alla rivista GQ.
"E' possibile che i romeni siano solo delinquenti? Facile catalogare un intero popolo per colpa di qualche mela marcia, che c'é ovunque. Quando qualcosa va storto e c'é di mezzo un romeno, il titolo è solo per lui" - spiega Chivu.
Nonostante fama, popolarità e soldi, anche Chivu è stato spesso vittima di insulti razziali negli stadi di calcio italiani: "Smettiamola di nasconderci. In Italia c'è tanto razzismo. In tutti gli stadi mi gridano: 'Zingaro, vai a fare il muratore'. Di tutto. Provo fastidio? Dietro i palazzoni dove sono cresciuto c'erano tanti ragazzi rom. Mi sono sempre trovato benissimo con loro. 'Zingaro' per me non è un'offesa".
Chivu ricorda anche uno degli episodi che lo colpì di più. Il difensore giocava ancora con la Roma, anche se le voci sul suo trasferimento all'Inter erano oramai più che semplici indiscrezioni di mercato: "Facemmo un allenamento a porte aperte al Flaminio, davanti a 25 mila persone. Mi massacrarono d'insulti. Chissà perché, quando ti fischiano gli avversari, non li senti, ma quando è il tuo stadio a fischiare, li senti tutti. L'unico che mi colpì, però, fu quello di un mio concittadino che, in romeno, mi gridò: 'Mi vergogno di essere romeno'".
Qualche segnale il mondo sembra averlo già lanciato - "L'elezione di Obama negli Usa o la vittoria di Hamilton in F1" - aggiunge Chivu che vuole chiudere l'intervista con un chiaro messaggio per tutti i tifosi, ma non solo. "Il razzismo è un problema che riguarda tutti, e sconfiggerlo sarà un processo lungo. In Olanda hanno i marocchini, in Francia i tunisini. Bisogna avere il coraggio di affermare che il razzismo esiste, altrimenti non lo si può combattere".