- di Andrea Boretti -
Il Senato ha spostato ulteriormente la data di partenza per l'obbligo di integrazione delle energie rinnovabili negli edifici di nuova costruzione causando il disappunto e lo stupore di associazioni ecologiste e aziende del settore.
Nella Finanziaria 2008 si introduceva a partire dal 1 Gennaio 2009 l'obbligo di
integrazione delle energie rinnovabili nella costruzione di nuovi edifici. Questa è una delle numerose cose positive e sconosciute che il breve governo Prodi pur nella sua confusione era riuscito a partorire. Poi, sappiamo come sono andate le cose, ci sono state le elezioni e il nuovo governo di centro-destra aveva spostato al
1 Gennaio 2010 l'entrata in vigore di questa legge.
Ora il 2010 è arrivato, e ancora una volta la legge viene posticipata. Nella seduta del Senato del 11 Febbraio 2010, infatti, all'interno del maxi-emendamento cosiddetto "
Milleproroghe" è stata inserita una ulteriore proproga che fa slittare l'obbligo di integrazione delle rinnovabili ulteriormente avanti al 1 Gennaio 2011.
La sensazione, ma i segnali ci sono tutti, è quella che delle energie rinnovabili questo governo non ne voglia proprio sapere; si ritrova lì un emendamento che di certo
non può cancellare perchè sarebbe impopolare, e allora si limita a spostarlo e rispostarlo.
La misura è sembrata colma al
Comitato di Indirizzo della associazioni ambientaliste e del settore industriale delle energie rinnovabili che ieri hanno voluto scrivere al Presidente della Camera Gianfranco Fini - forse la personalità politica che finora si è dimostrata più sensibile a queste tematiche - e a tutti i deputati della Camera stessa, chiedendo che non venga ulteriormente rinviato l'obbligo di cui abbiamo appena parlato.
Il Comitato, del quale fanno parte diverse realtà, tra le quali Greepeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e il WWF, accompagnano ovviamente questa loro richiesta con motivazioni valide e condivisibili. Prorogare ulteriormente questo provvedimento vorrebbe avrebbe delle
conseguenze di carattere economico politico che ricadrebbero sull'Italia sia a livello Europeo che più direttamente a livello italiano. La proroga, infatti, significherebbe rischiare di non mantenere gli impegni presi a livello di Unione Europea stabiliti nel pacchetto Energia-Clima, per cui il
17% dei consumi finali di energia dovranno al 2020 essere coperti da fonti rinnovabili e ricadere quindi nelle sanzioni conseguenti a questo comportamento.
Ma non solo, la proroga significherebbe una nuova battuta d'arresto per un settore in grande espansione che ovviamente rappresenta il futuro e che entro il 2020 si prevede dovrebbe creare
250.000 nuovi posti di lavoro (diretti e indiretti) e un incremento del PIL superiore all'1,5%.
Chi ci legge con frequenza sa che
"sostenibilità" e "PIL" sono due termini che normalmente tendiamo a criticare, ma sono anche i termini che questa politica capisce e in base alla valutazione dei quali potrebbe muoversi e prendere decisioni di buon senso.
Così qui, nel promuovere l'appello del Comitato di Indirizzo, ribadiamo le loro motivazioni che si appellano a questi due termini che noi vogliamo intendere come leva attraverso la quale far comprendere che non è solo per i
problemi climatici e ambientali che affliggono il Bel Paese che questa ennesima proroga è insensata, ma anche perchè banalmente e concretamente è economicamente controproducente.
Vi proponiamo ora l'
Articolo della Finanziaria 2008 del Governo Prodi che introduceva l'obbligo delle rinnovabili nelle nuove costruzioni.
Articolo 1, comma 289 della Finanziaria 2008289. All’articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e successive modificazioni, il comma 1-bis è sostituito dal seguente:
«1-bis. A decorrere dal 1 gennaio 2009, nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’intervento. Per i fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kW".
Mentre
qui potete scaricare la lettera del Comitato d'Indirizzo al Presidente della Camera e ai deputati.
Fonte:
Energie rinnovabili: dal governo ancora rinvii | Energie Alternative - Terranauta.it