Il 25 aprile unisce la politica
Da destra a sinistra nessuna polemica
Silvio Berlusconi ha rotto il 'tabu" e, per la prima volta, ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile con tanto di fazzoletto al collo, quello della brigata partigiana Maiella. Il premier e' stato prima all'Altare della Patria e poi a Onna, il paese abruzzese distrutto dal terremoto e teatro di una strage nazista nel 1944. Una presenza a cui il presidente del Consiglio era stato sollecitato dal segretario del Pd, Dario Franceschini, come gesto di riconoscimento della Resistenza e dei suoi valori che sono alla base della Costituzione. E stavolta Berlusconi non si e' tirato indietro. "Viva la festa di tutti gli italiani che amano la liberta' e che vogliono restare liberi, viva questa festa, il 25 aprile, la festa della liberta' riconquistata", ha detto il presidente del Consiglio.
In realta' la giornata era cominciata tra le polemiche per una frase del premier su un disegno di legge del Pdl che chiede l'equiparazione tra partigiani e Salo'. Su quel ddl "rifletteremo", aveva risposto Berlusconi ai cronisti lasciando l'Altare della Patria. Tuttavia, la polemica e' stata poi chiusa dallo stesso Berlusconi da Onna: "Noi siamo, tutti gli italiani liberi lo sono, dalla parte di chi ha combattuto per la nostra liberta', per la nostra dignita', per l'onore della nostra Patria", ha spiegato. Dunque "nessuna equidistanza", ha chiarito il Cavaliere anche se, riferito ai repubblichini, ha aggiunto che "la pieta' deve andare anche a coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa persa".
Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato di rispetto per tutti i caduti: "Nessun caduto di qualsiasi parte e ai famigliari che ne hanno sofferto la perdita si puo' negare rispetto e pieta'. Rispetto e pieta' devono accomunare tutti. Questa e' base per una rinnovata unita' nazionale, non piu' segnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni". Franceschini, che e' stato ad Onna e poi alla manifestazione di Milano, ha apprezzato le parole del presidente del Consiglio, sebbene arrivino in ritardo: "Berlusconi ha detto anche cose importanti che pero' doveva dire prima: ha avuto 14 anni per dirle e non lo aveva fatto".
Nel suo discorso pronunciato ad Onna, Berlusconi ha affermato che "oggi, 64 anni dopo il 25 aprile del '45 e a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino il nostro compito, il compito di tutti, e' quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario". Il premier ha parlato delle necessita' di superare vecchie divisioni: "Dobbiamo farlo tutti insieme, quale che sia l'appartenenza politica, per un nuovo inizio della nostra democrazia repubblicana dove tutte le parti politiche si riconoscano nel valore piu' grande, e nel nome della liberta' si confrontino per il bene e nell'interesse di tutti. Sono convinto che siano maturi i tempi perche' la festa della Liberazione possa diventare la festa della liberta', e possa togliere a questa ricorrenza il carattere di contrapposizione che la cultura rivoluzionaria le ha dato e che ancora divide piuttosto che unire". "Lo dico con grande serenita' senza alcuna intenzione polemica. In quel momento -ha ricordato Berlusconi riferendosi agli ultimi anni della guerra- tanti italiani di segni diversi, di diverse culture, di diverse estrazioni, si unirono per perseguire lo stesso grande sogno, quello della liberta': vi erano tra loro persone e gruppi molto diversi, vi era chi pensava soltanto alla liberta'; vi era chi sognava di instaurare un ordine sociale e politico diverso; vi era chi si considerava legato da un giuramento di fedelta' alla monarchia. Ma tutti seppero accantonare le differenze, anche piu' profonde, per combattere insieme: comunisti e cattolici, i socialisti e i liberali, gli azionisti e i monarchici, di fronte ad un dramma comune scrissero, ciascuna per la loro parte, una grande pagina della nostra storia".