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§¤PREISER¤§
Certo, non tutti gli istituti sono uguali e non tutti pretendono la stessa serietà. Però secondo me il discorso dell'educazione è solo di facciata, c'è ben altro dietro. Concordo col dire che l'educazione è importante, ma è un discorso un po' diverso da quello che si faceva qui. Comunque, per onore di cronaca, il mio itis si è snodato lungo due anni in succursale (zona p.za abbiategrasso a milano, vicino a rozzano e grattosoglio tanto per intenderci) e tre anni finali in zona centro. Non sto a dirti la differenza abissale tra biennio e triennio, ma l'educazione del biennio lasciava alquanto desiderare, nel senso che gli alunni erano veramente fuori di testa. Ma son cose che son sempre successe, e non c'è niente da nascondere. Generalmente il liceo è nato per gente benestante, l'ITIS era per i figli degli operai. Due mondi diversi, tradizioni diverse, gente diversa. I genitori dei miei compagni erano tutti brave persone, ma i figli erano generalmente allo sbaraglio, lasciati un po' a se stessi, ma sicuramente più scafati di molti altri ragazzini del liceo. Ma con questo non voglio aprire un'altra discussione, voglio solo dire che queste cose sono frutto del come sono nate, e saranno sempre così. Nei professionali l'educazione è peggiore che non negli ITIS, ovviamente in generale. Ma è così, e questo non è legato alle materie insegnate, bensì ad una questione storico-socio-culturale.
Poi da me il biennio ha fatto da filtro, nel senso che hanno bocciato un sacco di gente e mi sono ritrovato con gli anni ad accorparmi ad altre classi finché, in quinta, non eravamo l'unica sezione di informatica di quinta di tutto l'ITIS. Eravamo in 12, pensa te. Tutti maschi tranne una ragazza. Devi tenere conto anche di questo, la concentrazione di ragazze e ragazzi; ho avuto sempre la stessa compagna di classe dalla terza in poi, mentre al biennio tutti e soli maschi. Capisci che sono due mondi proprio distinti. Ma ripeto, questo è frutto della mentalità della gente e del come sono stati impostati e come sono nati questi istituti.
La mia ragazza ha fatto il linguistico e so che è veramente pesante. Ti sovraccaricano, e forse è più stressante di uno scientifico. Ma questo non significa, ci sono materie professionalizzanti (ergo utili e anche interessanti) che puoi fare solo in un ITIS.
Poi in tutti questi discorsi non abbiamo mai fatto riferimento all'obsolescenza della scuola italiana, alla differenza nord-sud, al problema professori, al problema organizzazione, etc..
Sono tanti i fattori che decretano la miglior scuola, ma permane come una costante universale lo stereotipo dell'ITIS come scuola infima, disordinata e da caproni e il liceo come scuola formativa d'eccellenza e omnicomprensiva.
Ma non si tiene mai conto dell'innovazione. Non apro l'argomento università, ma mi limito a dire che un minimo d'innovazione ci dev'essere anche negli istituti superiori in termini di contenuto e programma ministeriale. Siamo indietro rispetto agli altri paesi, e i diplomati escono con un livello di conoscenza veramente ridotto. Guardiamo troppo alla formazione classica, utile sì per cultura personale, ma troppo sopravvalutata. Non vengono valorizzati metodi alternativi di insegnamento e crescita personale, fuori dalla scuola. Non siamo mentalizzati verso una formazione realmente omnicomprensiva. Detto in altre parole, veniamo limitati, e induciamo noi stessi a focalizzarci su aspetti della conoscenza e della cultura limitati, ci professionalizzeremo in modo limitato e vivremo la nostra esperienza universitaria in modo limitato.
Io al politecnico mi sentivo in gabbia, gente del liceo no. Ma non per chissà quale motivo, semplicemente perché ci siam messi a fare cose obsolete, vecchie, che per i liceali invece erano nuove, perché non le avevano mai viste. Per i fatti miei ho affrontato cose più avanzate, ma non difficili, semplicemente più evolute. Son cose che si fanno al terzo anno di ingegneria o che proprio non si fanno. In america invece si fanno eccome, anzi, ci vivono sopra. Mi riferisco alle tecnologie software della Apple (tanto per fare un esempio), niente di super complicato, ma cose che nell'università ingegneristica di punta del nord neanche si sognano. Devi laurearti per poterle fare in modo serio. Io le faccio per hobby, loro ci devono romanzare sopra e farci dell'accademia.
Tutto questo perché in Italia siamo indietro sia in termini di innovazione sia come mentalità.