“E guardami negli occhi – almeno quando parlo!”
il Sire dei pidocchi – un giorno disse al tarlo.
Il tar lo era del Lazio – ma si chiamava Giobbe
sognava l’iperspazio – né donna mai conobbe.
Il tarlo in quanto tarlo – non poco rosicava
ma su Verdone Carlo – perdeva anche la bava.
Tarlava con difetto – non pronunciava il ‘P’
se andava al gabinetto – faceva la titì.
Amava molto i viaggi – dall’Africa al Terù
ma se mangiava ortaggi – faceva la tutù.
Per essere alla moda - lui si rasava il tube
poi libre con la soda – non una ma due Cube.
Gli cola sempre il muco – ma non è lui che raglia
di fame morì il ciuco – mangiando solo taglia.
Sognava essere artista – però non era un falco
Un giorno scese in pista – ma scivolò sul talco.