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Riforma Gelmini e manifestazioni

  1. #231
    Sedobren Gocce
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    te non hai minimamente presente cosa vuol dire fare l'insegnante
    ergo non sparare a zero abbi rispetto per chi si fa il culo da mattina a sera a scuola tentando di insegnare
    ora s chiede a mia madre insegnante elementare di insegnare lei inglese... puoi esser bravo quanto vuoi ma molti insegnanti devo partire da zero... e io che studio inglese da anni ed anni non conosco mica tutte le cose di modo da esser capace di insegnarlo... c vuole un insegnante madrelingua...


  2. #232
    Matricola FdT
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    te non hai minimamente presente cosa vuol dire fare l'insegnante
    ergo non sparare a zero abbi rispetto per chi si fa il culo da mattina a sera a scuola tentando di insegnare
    ora s chiede a mia madre insegnante elementare di insegnare lei inglese... puoi esser bravo quanto vuoi ma molti insegnanti devo partire da zero... e io che studio inglese da anni ed anni non conosco mica tutte le cose di modo da esser capace di insegnarlo... c vuole un insegnante madrelingua...
    vbb nn c'è bisogno ke ti arrabbi!!!

  3. #233
    Overdose da FdT
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    Per una scuola pubblica migliore:

    12:51 Berlusconi: "Correzioni per la scuola privata" "Vorrei e sono deciso a mantenere la finanziaria così com'è, ma ciò non vieta che ci siano dei margini" per alcune modifiche "per esempio nella distribuzione delle risorse dei vari ministeri ho colto delle cose nella scuola privata che vanno corrette". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi durante un incontro a Confcommercio.

  4. #234
    Mai più senza FdT lakeofire
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    Intervento del senatore Giuseppe Valditara a proposito del decreto Gelmini:

    Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, dirò subito che il dibattito sul decreto Gelmini ha raggiunto in queste settimane toni inaccettabili. Sulla scuola non si può fare demagogia ingannando gli Italiani. Nelle piazze, sui media, nelle scuole, sono state sparse ad arte autentiche menzogne da professionisti della disinformazione, il tutto per legittimare forme illegali di contestazione che danneggiano in primo luogo il diritto di tanti giovani di poter fruire del servizio scolastico che lo Stato deve garantire a tutti. Voglio sperare che gli esponenti di un partito dalle solide radici democratiche come il PD, pur nella legittima diversità delle posizioni, prendano nettamente le distanze da chi sparge veleni e fomenta disordini. In questi giorni abbiamo sentito di tutto: che si licenzierebbero insegnanti, si abbasserebbe l'obbligo scolastico, si chiuderebbero le scuole di montagna addirittura che le lezioni oltre le 24 ore settimanali sarebbero a pagamento e verrebbero affidate a cooperative private. Abbiamo anche sentito che si abolirebbero le mense scolastiche costringendo i bambini a tornare a casa per il pranzo. Tutto questo è semplicemente falso. Mi atterrò dunque ai contenuti del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare.

    Gli obiettivi principali del decreto Gelmini

    Due sono gli obiettivi cardine che ispirano l'azione riformatrice di questa maggioranza: primo, una scuola che dia finalmente una formazione di qualità a tutti e per tutti offra una opportunità; secondo, il rispetto dei diritti dei contribuenti che pagano le tasse non per foraggiare velleitarismi veterosindacali ma per avere servizi efficienti. Il decreto in oggetto contiene misure ampiamente condivise: l'introduzione dell'educazione civica; i voti semplici e chiari al posto di giudizi complessi, spesso confusi o contorti; le riaperture delle graduatorie per gli iscritti al 9° ciclo SSIS che erano stati pregiudicati nella scorsa legislatura, a dimostrazione tra l'altro che questo Governo tiene fede agli impegni presi in Parlamento (ricordo qui un nostro ordine del giorno votato in Senato a luglio). Questo Governo rimedia dunque agli errori fatti da chi lo ha preceduto. Il decreto ridà valore al voto di condotta che ritorna dunque a responsabilizzare lo studente; lo voglio affermare qui con grande chiarezza: essere contro una valutazione della condotta significa perpetuare le nefaste idee sessantottine che hanno contribuito non poco ad indebolire l'autorevolezza della nostra scuola e dei nostri insegnanti.

    La situazione reale della scuola italiana

    Le polemiche si sono concentrate soprattutto sul cosiddetto "maestro unico". Si è detto addirittura che noi distriggeremmo così la scuola elementare migliore al mondo. Vediamo però come stanno in realtà le cose. «L'Unità» titolava il 24 settembre scorso: «L'OCSE sbugiarda la Gelmini: ottima la scuola elementare». Nel corso dell'articolo si leggeva, però, solo che l'Italia è il Paese che più spende per la sua scuola elementare (6.835 dollari per alunno, contro la media OCSE di 6.252$): dunque, «l'Unità» ha scambiato l'eccellenza con il costo, la scuola elementare sarebbe eccellente in quanto molto costosa; un criterio assai discutibile. Interessante, per altro, un dato tratto dal Libro bianco di Fioroni, che cito testualmente: «È più alta in Italia rispetto ad altri Paesi, sia per la matematica, sia per la lettura, la percentuale di studenti poveri di competenze (che non raggiungono il livello necessario per svolgere i compiti elementari)». Ciò non solo con riguardo ai quindicenni, ma «analoghe difficoltà si segnalano, infatti, anche per gli studenti di scuola secondaria di primo grado [medie, ndr]». Una rilevazione INVALSI del dicembre 2005 avente ad oggetto studenti di prima media non a caso rilevava che solo uno studente su quattro sapeva calcolare il perimetro di un triangolo (che si dovrebbe imparare alla scuola elementare), due su tre ignoravano la forma di un triangolo rettangolo, uno su tre ha sbagliato addirittura le addizioni con calcoli decimali. Già questi dati dovrebbero far riflettere chi parla di scuola elementare ottima. Vi sono però altri dati interessanti. Il TIMSS 2007, che analizza i risultati ottenuti dagli studenti di quarta elementare in matematica, colloca il nostro Paese al quindicesimo posto su 22 Paesi partecipanti al test, pensate dopo Cipro e la Repubblica Moldava, con un arretramento notevole rispetto agli anni Settanta. Ma soprattutto, a fronte di Paesi che hanno il 38% di alunni che raggiungono rendimenti avanzati, l'Italia è fanalino di coda con solo il 6% di studenti con prestazioni di eccellenza. Non diversamente nelle scienze. Se, infatti, Paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e il Giappone oscillano fra il 12 e il 15 per cento di studenti che hanno livelli avanzati di prestazioni, l'Italia si colloca appena sopra la media con il 9%. Come sottolineano i rapporti internazionali, la scuola elementare italiana manca di «politiche educative che incentivino l'eccellenza negli studenti».Con riguardo alla lettura le cose stanno diversamente: siamo all'ottavo posto. Ma se andiamo a leggere la rielaborazione dei dati fatta da Mauro Laeng e da Aldo Visalberghi su analoghe rilevazioni internazionali degli anni Settanta vediamo un arretramento di ben tre posizioni: negli anni Settanta eravamo al quinto posto.

    Il maestro unico

    Che la scuola elementare italiana con il maestro unico fosse fra le migliori d'Europa lo riconosceva esplicitamente l'onorevole Soave del PCI-PDS intervenendo in Aula alla Camera in sede di dichiarazione di voto sulla legge che introduceva i tre maestri nel 1990. Insomma, una prima conclusione è che con i tre maestri, nonostante la enorme lievitazione dei costi, i risultati non sono migliorati anzi sono persino peggiorati. Ciò spiega perché nessun Paese europeo abbia adottato il modulo. In alcuni Paesi europei vi è semmai un insegnante prevalente che svolge 1'80-90 per cento della didattica e insegnanti con competenze particolari (lingua straniera, informatica eccetera). Un altro mito da sfatare è la maggiore preparazione professionale di docenti che si dedicherebbero all'insegnamento di discipline specifiche: come noto infatti la preparazione degli insegnanti elementari non è disciplinare ma unitaria. Questo proprio perché, come ben sanno i pedagogisti, alle elementari conta soprattutto l'organicità dell'apprendimento e la unitarietà dell'indirizzo educativo e culturale. Insomma quello che si deve evitare semmai è una differenziazione educativa che rischia di stordire e confondere l'alunno. In un bell'editoriale sul Corriere della Sera, Giuseppe de Rita ha giustamente sottolineato, difendendo la scelta di tornare al maestro unico, che i nostri bambini hanno bisogno di un maestro che sappia, cito testualmente: «Ricentrare la scuola elementare sulla sua primordiale funzione di formazione e di sentimenti. Hanno bisogno pertanto di qualcuno che li aiuti ad operare una sintesi, e per questo hanno bisogno di una necessità di certezze e di chiarezza di riferimenti, piuttosto che di una dispersione specialistica».

    Come si è arrivati ai tre maestri?

    Perché dunque è stato introdotto in Italia il modulo con i tre maestri? Sono andato a rileggermi l'intervento di Ortensio Zecchino, all'epoca senatore democristiano e poi ministro dell'università nei Governi D'Alema e Amato, che votò contro la legge del 1990 voluta fortemente dalla sinistra democristiana e condivisa ideologicamente dal PCI-PDS. Affiorano considerazioni più che mai attuali: «La riforma che ci apprestiamo a varare consegna al Paese una scuola elementare che con la sua nuova organizzazione contrasta con la pressante esigenza del nostro tempo di offrire un sapere unitario, quale valore etico ed insieme esigenza utilitaristica legata quest'ultima alla flessibilità professionale che sempre più spesso si impone nell'arco di una stessa vita lavorativa e che può essere soddisfatta soltanto sul presupposto di un'autentica formazione di base». E ancora: «frantumiamo l'insegnamento per affidarlo ad una pluralità di insegnanti con identica preparazione di base». Ed ecco arrivata la risposta alla nostra domanda: alla base del modulo vi è «la pressione di quanti hanno inteso così tutelare in modo improprio interessi di categoria»... «stando così le cose» - diceva Zecchino - «non resta che prendere atto dell'esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale... svalutando il momento formativo e culturale». Era la stessa ispirazione di altre leggi che in quegli stessi anni hanno, quelle sì, devastato la scuola italiana imponendo un reclutamento fondato su corsi abilitanti di poche ore, prescindendo dal merito e dalla selezione. La pedagogia che ha ispirato il modulo con i tre maestri, al di là di qualche buona intenzione, ha finito comunque con l'esprimere una tendenza verso il relativismo culturale e verso la banalizzazione della professionalità, direi pure che ha favorito lo scadimento della professionalità. Era la pedagogia che ispirava soprattutto la posizione del PCI-PDS che si risolse a votare contro la legge del 1990 solo perché essa conteneva la figura dell'insegnante prevalente che, leggo testualmente nell'intervento del Capogruppo comunista in Commissione: «svalutava la rilevanza del lavoro di gruppo» e prevedeva livelli differenziati di impegno didattico fra i maestri. Proprio per venire incontro alle critiche dei comunisti e alle pressioni sindacali la circolare attuativa violò la legge (perché la legge del 1990 introduceva il maestro prevalente e non il modulo) ed eliminò la figura dell'insegnante prevalente imponendo il team di insegnanti con pari competenze ed impegno. Una circolare attuativa che sotto il ricatto dei sindacati e del Partito Comunista violò una legge dello Stato.
    Le perplessità della sinistra sul modello a tre maestri
    Le perplessità su questo modello organizzativo erano emerse del resto già nella 7a Commissione del Senato nella XIII legislatura, all'interno della stessa maggioranza di centrosinistra. In una risoluzione votata nel maggio 1997 si legge che «occorre ovviare ai rischi di frammentazione e secondarizzazione dell'insegnamento elementare». Dopo aver quindi rifiutato l'eccesso di specializzazione, si sottolineava come «ai fini della qualità del rapporto educativo fra insegnanti ed alunni va risolto il problema della necessità di contenere entro limiti accettabili il numero delle figure docenti che intervengono per gruppi di alunni». Persino nel Libro bianco di Fioroni si legge un passaggio interessante, laddove, dopo aver stigmatizzato l'enormità della spesa per studente, si osserva che essa deriva fra l'altro da specifiche previsioni normative e al riguardo si fa riferimento esplicito «all'organizzazione dell'insegnamento nella scuola elementare», concludendo che questa spesa molto elevata «è il segno di problemi e di notevoli spazi e opportunità di miglioramento nella allocazione delle risorse».

    L'ora di cambiare è arrivata

    È giunta l'ora di voltare pagina una volta per tutte: noi vogliamo cambiare questo modello demagogico e sindacale di una scuola che privilegia il momento occupazionale rispetto agli interessi delle famiglie e degli studenti; vogliamo cambiare una scuola che insegna la deresponsabilizzazione e coltiva il relativismo. Voi a questo modello di scuola siete rimasti aggrappati e rischiate così di vanificare ogni vostra evoluzione seriamente riformista. Consentitemi di dirvelo: ho seguito i dibattiti in Commissione, speravo in un colpo d'ala, mi sembra di essere ritornato a qualche anno fa quando eravate ancora fortemente legati a quelle logiche portate avanti dalla CGIL che rappresentano il passato.
    Insegnante prevalente affianco ad insegnanti specialisti
    Ancora qualche riflessione: già i fautori della riforma sostenevano che il modulo era necessario per affrontare la vera novità rispetto alla scuola del passato. L'insegnamento della lingua inglese: inglese ed aggiungo io informatica, sono due autentiche novità educative, novità che danno vita anche in alcuni Paesi europei all'affiancamento di specialisti rispetto al maestro unico. Proprio a questo riguardo tuttavia il decreto Gelmini chiarisce che non spariranno gli insegnanti specialisti, affiancheranno quello che appare dunque come un insegnante prevalente e non come un maestro unico. L'articolazione dei quadri orari su 24, 27 e 30 ore settimanali a scelta delle famiglie, a cui va aggiunto il tempo mensa, impone del resto la presenza di docenti specialisti.

    La manovra finanziara vuole valorizzare l'impegno e la preparazione degli insegnanti.

    Il Libro bianco che voi avete tanto decantato conferma semmai a p. 11 una valutazione ampiamente diffusa su ciò che serve veramente al miglioramento del nostro sistema scolastico. Le indagini internazionali - si legge - suggeriscono che l'efficacia dell'azione educativa è determinata in modo decisivo da forme integrative della retribuzione degli insegnanti, fondate sul merito, mentre non risulta rilevante, lo afferma testualmente il Libro bianco, a tale fine, la diminuzione delle classi ed il numero di ore di insegnamento. Dunque valorizzare i professori, il numero delle classi ed il numero di ore non è decisivo. E qui tocchiamo due punti invece decisivi: la manovra finanziaria ha stabilito che il 30% delle risorse risparmiate con i tagli di organico, fra cui quelli legati all'introduzione del maestro prevalente serviranno a valorizzare economicamente l'impegno e la preparazione degli insegnanti. Si tratta di una cifra enorme: 2 miliardi e 300 milioni di euro, quando l'aumento concesso dal contratto Moratti, il più remunerativo degli ultimi quindici anni per i docenti, fu di 800 milioni di euro da distribuire a tutti. Qua 2 miliardi e 300 milioni di euro. È una autentica svolta che dovrebbe consentire di pagare finalmente di più gli insegnanti meritevoli. Infine, proprio l'art. 4 del decreto Gelmini afferma testualmente che una parte delle risorse risparmiate a seguito della soppressione dei moduli saranno destinate ad aumentare il tempo scuola sulla base delle richieste delle famiglie. Dunque, il maestro prevalente non pregiudicherà, anzi favorirà ancora più di oggi le madri lavoratrici che hanno necessità di un sistema scolastico che accolga i loro figli nelle ore pomeridiane. Ora occorre fare i passi successivi: dobbiamo riformare la formazione ed il reclutamento di docenti; realizzare un sistema di valutazione dei risultati delle scuole; studiare criteri efficaci che consentano di premiare gli insegnanti più bravi. Questa, e con queste prospettive, è la riforma che noi andiamo convintamente e compattamente a votare, una riforma che corrisponde ad una concezione chiara della scuola e della società. Noi ci preoccupiamo oggi di difendere il futuro dei nostri figli, voi siete l'ultimo baluardo di quella demagogia veterosindacale che ha sfasciato la nostra scuola ed indebolito la nostra società.

  5. #235
    Mai più senza FdT lakeofire
    Uomo 39 anni
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  6. #236
    Sedobren Gocce
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    Quote Originariamente inviata da anto0192 Visualizza il messaggio
    vbb nn c'è bisogno ke ti arrabbi!!!
    non parlavo con te

  7. #237
    Scrivano Lucien
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    Vista la foto della pacifica protesta. Già, ma quelli coi manganelli tricolori non credo siano leninisti internazionalisti
    Colpa del fotografo comunista che non ha fotografato quelli della sua banda che avevano un T 55 fornito dai compagni kolkoziani di Stalingrado?

    Che tristezza, tutto questo sciaratto e nessuno che li ascolta... francamente ormai la protesta in piazza sta diventando sempre di più un grido nel deserto.

  8. #238
    Overdose da FdT
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    Vista la foto della pacifica protesta. Già, ma quelli coi manganelli tricolori non credo siano leninisti internazionalisti
    Buahahah ma sono proprio in formazione da battaglia
    Che gente di merda.

  9. #239
    Mai più senza FdT lakeofire
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    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Vista la foto della pacifica protesta. Già, ma quelli coi manganelli tricolori non credo siano leninisti internazionalisti
    Colpa del fotografo comunista che non ha fotografato quelli della sua banda che avevano un T 55 fornito dai compagni kolkoziani di Stalingrado?

    Che tristezza, tutto questo sciaratto e nessuno che li ascolta... francamente ormai la protesta in piazza sta diventando sempre di più un grido nel deserto.
    C'è scritto chiaramente che gli scontri sono tra dx e sx

  10. #240
    Overdose da FdT
    Uomo 35 anni
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    C'è scritto chiaramente che gli scontri sono tra dx e sx
    Vabbè, è chiaro che non si picchiano da soli.


    13:26 Roma, sono 14 i fermati del Blocco studentesco Sono in tutto 14 gli studenti fermati oggi a piazza Navona dalle forze dell'Ordine durante gli scontri tra giovani di destra e sinistra. Secondo quanto si apprende i fermati, portati al commissariato Trevi per i primi accertamenti, sarebbero tutti aderenti a Blocco Studentesco.


    Eh. I poliziotti comunisti

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