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L'angolo del chimico

  1. #661
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    perfetto eXXo...
    comunque qualche schemino di tecniche estrattive l'avevo messo...
    tutto materiale di dominio pubblico...



    anch'io rinnovo il dire di eXXo: non metterti nei casini Cimis

  2. #662
    Overdose da FdT
    Uomo 34 anni da Roma
    Iscrizione: 19/8/2005
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    Quote Originariamente inviata da eLWooD bLuEs Visualizza il messaggio
    perfetto eXXo...
    comunque qualche schemino di tecniche estrattive l'avevo messo...
    tutto materiale di dominio pubblico...


    anch'io rinnovo il dire di eXXo: non metterti nei casini Cimis
    Dove posso trovarlo?

    ps.non vi preoccupate, l'ho chiesto per pura sete di cultura!

  3. #663
    Overdose da FdT
    Uomo 34 anni da Roma
    Iscrizione: 19/8/2005
    Messaggi: 7,253
    Piaciuto: 35 volte

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    Quote Originariamente inviata da exxo Visualizza il messaggio
    ...visto che sono informazioni di "dominio pubblico"...

    Innanzitutto, il tetraidrocannabinolo si estrae praticamente solo dai fiori femmina della cannabis sativa (per via del piú alto contenuto rispetto alle foglie), il resto della pianta perció non é interessante...
    ...sí...il thc é lipofilo...ma prima bisogna estrarlo...generalmente si usa un solvente normal alcano come: Acetone, alcool etilico o alcool isopropilico (non ti stó a spiegare come avviene l´estrazione, sennó elwood mi "banna"...), comunque dopo la distillazione del solvente, rimane appunto come "concentrato" l´estratto oleoso (olio di hashish)
    un altro metodo, piú pericoloso per ovvi motivi, é l´estrazione con gas butano; l´estratto che si ottiene é una resina appiccicosa tipo ambra.
    inutile dire che il metodo scelto per l´estrazione e l´abilitá in laboratorio determinano la qualitá del´prodotto...

    tutto questo a puro titolo di tua curiositá personale...non metterti nei pasticci...
    pm?

  4. #664
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    lo puoi trovare in questo topic da qualche parte...
    cercatelo da te

    ochéi puro scopo didattico... alla fine non son affari miei

    guarda che se cerchi in eng su google trovi tutto quello che t pare...

    saluti

  5. #665
    FdT-dipendente
    Uomo 65 anni da Estero
    Iscrizione: 30/8/2008
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    Quote Originariamente inviata da eLWooD bLuEs Visualizza il messaggio
    lo puoi trovare in questo topic da qualche parte...
    cercatelo da te

    ochéi puro scopo didattico... alla fine non son affari miei

    guarda che se cerchi in eng su google trovi tutto quello che t pare...

    saluti
    ...in effetti...-"chi cerca trova"-

    ...se cerchi bene puoi anche trovare come costruirTi una bomba atomica...ammesso ma non concesso che hai tutti gli "ingredienti" e location a disposizione...

  6. #666
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    io volo più basso di coloro che pretendono di farsi un'atomica

    vorrei prima riuscire a far qualcosa di home-friendly ma non ho mai tempo e dovrei fare acquisti di reagenti e vetreria, senza contare che servirebbe giusto una cappa...

    ho amici che se la son costruita loro... certo non è come averne una da laboratorio strafiga... ma meglio di niente... basta saper cosa usare come materiali...
    magari un giorno, col permesso di tali amici, ne parlerò...


    scusate la volgarità ma da anni m ripeto: chi è quel ... (lascio a voi il termine più consono) che, svegliatosi un giorno, decide di analizzare cosa il suo intestino espelle in forma di gas?! no perché curiosità o meno io non l'avrei mai fatto... anche perché sinceramente di infilarsi un oggetto lì, non m interessa... se c son altre vie magari... idee?

  7. #667
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    La composizione chimica dipende dalla dieta, ovviamente.
    In linea di massima, la frazione gassosa passata in gas-cromatografia fornisce la seguente composizione:
    - solfuro d'idrogeno
    - idrogeno
    - idrocrburi a breve catena (in prevalenza metano)
    - fosfina (tracce)
    - indolo (tracce)
    - scatolo (tracce)
    - azoto
    - ammoniaca
    - acqua
    - anidride carbonica
    - ossido di carbonio (tracce)
    - alcune ammine biogene (in prevalenza putrescina e cadaverina)
    - alcuni mercaptani a breve catena (etantiolo, metantiolo in prevalenza)
    - alcuni solfuri alchilici a breve catena (dietilsolfuro)
    - altro (molecole organiche non definite)

    H2S concorre a fornire la componente organolettica predominante (nota di corpo).


    La flatulenza è una miscela di gas (prodotta dai batteri simbiotici e dai lieviti che vivono nel tratto gastrointestinale dei mammiferi) e di particelle aerosolizzate di feci rilasciata sotto pressione attraverso l'ano con un caratteristico suono e un odore sgradevole.

    Cause
    Il gas intestinale è formato al 90% da cause esogene (aria ingerita attraverso il naso e la bocca) e al 10% da cause endogene (gas prodotto nel tratto digestivo). I gas endogeni sono generati come un sottoprodotto della digestione di certi alimenti. I cibi che provocano flatulenza sono solitamente ricchi di carboidrati complessi (specialmente oligosaccaridi come l'inulina) e comprendono fagioli, latte, cipolle, patate dolci, scorze di agrumi, formaggio, castagne, anacardi, broccoli, cavolo, carciofi, avena, lievito presente nel pane, ecc.
    Nei fagioli, i gas endogeni sembrano derivare dagli oligosaccaridi, carboidrati resistenti alla digestione: essi passano attraverso l'intestino superiore pressoché inalterati, e quando raggiungono l'intestino inferiore vengono assaliti dai batteri che se ne cibano, producendo abbondanti quantità di gas.


    Meccanismo d'azione
    Il rumore comunemente associato alle flatulenze è causato dalla vibrazione dell'apertura anale. Il suono varia a seconda della tensione dello sfintere e della velocità del gas espulso e anche per mezzo di altri fattori come l'umidità e la quantità di grasso corporeo.
    La flatulenza giunge all'ano con lo stesso meccanismo delle feci, causando una sensazione simile di urgenza e disagio. I nervi rettali imparano a distinguere tra flatulenza e feci, benché talvolta si confondano lasciandole sfuggire. Questo episodio è chiamato colloquialmente frenata, sgommata o scorreggia vestita o col baffo.

    E ora alcuni esempi pratici:





  8. #668
    FdT quasi assuefatto
    Uomo 36 anni da Pistoia
    Iscrizione: 11/11/2006
    Messaggi: 386
    Piaciuto: 0 volte

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    Oioia son davvero ciuo in chimica soprattutto pratica/stechiometria, avrei bisogno di delucidazioni su MOLE, MOLARITA',MOLALITA',COSTANTE D'EQUILIBRIO.

    Sono gradite le formule tipo Mole = quantita soluzione (g) / massa molare (g * mol-1) [anche le inverse se ci sono]

    Needhelplease!!

  9. #669
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    mmh... lavoro pressoché titanico m chiedo... e rispetto parlando spiegartele così non so quanti capiresti... sentirle di persona è tutt'altra musica... ma tant'è...


    La mole (o grammomole, simbolo mol) è una delle sette unità di misura fondamentali del Sistema Internazionale.

    La mole viene definita come la quantità di sostanza di un sistema che contiene un numero di entità elementari pari al numero di atomi presenti in 12 grammi di carbonio-12.

    Tale numero è noto come numero di Avogadro, ed è pari a 6,02214179(30) · 10^23.

    Dalla definizione segue che una mole di una sostanza chimica (elemento o composto) è pari alla quantità di tale sostanza la cui massa, espressa in grammi, coincide numericamente con il valore della massa atomica o molecolare della sostanza stessa. Ad esempio, data la massa atomica del sodio, pari a 22,99, una mole di sodio corrisponde a 22,99 grammi di sostanza. Analogamente, nel caso dell'acqua (H2O), la cui massa molecolare è pari a 18,016, si ha che una mole di acqua è pari a 18,016 grammi di acqua.

    Ci si può riferire alla mole di atomi o molecole come massa molare, cioè la massa in grammi di una sostanza che corrisponde alla mole e si esprime in grammi/mole. Indicando con n il numero di moli e con M la massa molare (mole di entità), abbiamo:




    La molarità, simbolo M, è un'unità di misura (che non fa parte del Sistema Internazionale delle unità di misura) della concentrazione molare di soluzioni.
    Secondo il Sistema Internazionale delle unità di misura (SI) la molarità M è una unità obsoleta (così come la normalità N e molalità m) e deve essere sostituita da concentrazione molare di sostanza B, simbolo cB che si misura in mol/m3.
    La molarità è il numero di moli di soluto presenti in un litro di soluzione cioé è il rapporto tra le moli di soluto presenti (nB) e il volume della soluzione (V), in formula:






    L'unità di misura è pertanto (mol l-1). Una soluzione 1 M di soluto è definita perciò come una soluzione contenente esattamente 1 mol di soluto per litro di soluzione.



    La molalità (simbolo m) è un'unità di misura della concentrazione di una specie chimica in una soluzione.
    È definita come il rapporto tra le moli di soluto presenti e la massa in kg di solvente, quindi possiamo scrivere:




    La molalità si esprime, quindi, in mol kg-1.




    In chimica, la normalità (oggi abolita nel SI e dalla IUPAC) è una delle misure della concentrazione del soluto in una soluzione e più precisamente indica il numero di equivalenti di un soluto disciolti in un litro di soluzione. Si calcola con la formula:



    dove neq è il numero di equivalenti e V è il volume.
    Il numero di equivalenti corrisponde a grammi di sostanza / peso equivalente. Il peso equivalente corrisponde a peso molecolare / volume operativo. Il volume operativo (V.O.) varia a seconda del soluto in questione:

    • per gli acidi: V.O.=numero di ioni H+ rilasciati
    • per gli ossidi: V.O.=indice·valenza
    • per i sali: V.O.=numero di cariche (+) o (-)
    • per gli idrossidi: V.O.=numero di OH- rilasciati

    È molto utile esprimere le concentrazioni di soluto in termini di normalità quando si vuole sfruttare la legge dell'equivalenza chimica: un numero eguale di equivalenti di reagenti reagisce per dare un egual numero di equivalenti di prodotti (notare che invece i rapporti in termini molari spesso non sono 1:1). Nelle titolazioni si usa applicare, relativamente ai reagenti, la relazione N1V1 = N2V2.
    Oggigiorno l'uso della normalità, come unità di concentrazione, tende ad essere abbandonato. Sopravvive nell'ambito delle titolazioni redox, dove risulta di comoda applicazione pratica.


    Qualora si conosca la molarità di una soluzione per calcolare la normalità si può applicare la seguente formula:




    Qualora si conosca invece la normalità e si voglia ricavare la molarità ovviamente si applica la stessa formula risolvendola con la M incognita:



  10. #670
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    L'equilibrio chimico è la condizione dipendente dalla temperatura in cui le concentrazioni delle specie chimiche presenti in un sistema variano in modo costante nel tempo, questo avviene quando una reazione chimica procede con la stessa velocità della reazione inversa, cioè quando la velocità di formazione dei prodotti eguaglia la velocità di reazione dei reagenti. Come si intuisce dalla definizione, si tratta di un equilibrio dinamico (non statico). A rigore tutte le reazioni chimiche andrebbero considerate di equilibrio, ma nella pratica comune quelle in cui le concentrazioni di reagenti sono irrisorie vengono tranquillamente considerate non di equilibrio (sono dette reazioni a completamento).

    La reazione generica che definisce l'equilibrio chimico, definita da Claude Louis Berthollet, è:



    Dove le lettere minuscole indicano il coefficiente stechiometrico, ovvero la quantità di moli, le lettere maiuscole A e B i reagenti mentre C e D i prodotti, le frecce indicano lo stato in equilibrio: tanto più la reazione è spostata a destra (verso i prodotti) tanto più i reagenti si trasformano facilmente in prodotti, il contrario avviene quando la reazione è spostata a sinistra.
    Guldberg e Waage espressero per la prima volta la legge di azione di massa in cui vengono poste le velocità specifiche k della reazione diretta e della reazione inversa:




    Da cui si ricava all'equilibrio una velocità netta nulla e quindi si ricava una costante K (costante di equilibrio analitica):



    K indica quindi il rapporto fra le concentrazioni fra prodotti e reagenti (ognuna elevata al proprio coefficiente stechiometrico) ed è chiamata costante di equilibrio. In prima approssimazione, K rappresenta una costante in condizioni di temperatura costante.

    Più correttamente, bisogna rilevare che la legge di G-W rappresenta solo un'approssimazione nella quale:

    1.
    I coefficienti stechiometrici coincidono con gli ordini parziali di reazione (vedi cinetica chimica), eventualità che si verifica raramente.

    2.
    Le costanti kAB, velocità specifica di reazione diretta e kCD, velocità specifica di reazione inversa dipendono solo dalla temperatura k(T) (vedi cinetica chimica e la legge di Arrhenius).

    3.
    Le concentrazioni molari dei varii reagenti e prodotti sono utilizzate al posto delle corrispondenti "attività" termodinamiche (che sono adimensionali).

    L'equilibrio chimico è un equilibrio dinamico nel senso che l'equilibrio viene ottenuto dal momento che prodotti e reagenti hanno la stessa velocità di formazione annullando quindi i cambiamenti, una delle dimostrazioni sperimentali dell'equilibrio è ottenuta aggiungendo un sale normale ad una soluzione satura dello stesso sale, però radioattivo: apparentemente il sale aggiunto non si scioglie, ma filtrandolo dopo un certo tempo, si osserva che questi ha acquisito parte della radioattività inizialmente presente nella sola soluzione.


    Il Principio di Le Châtelier afferma che ogni sistema tende a reagire ad una modifica impostagli dall'esterno minimizzandone gli effetti, questo significa che se l'equilibrio viene perturbato questo si sposterà verso prodotti o reagenti in modo da opporsi al cambiamento.
    I fattori che possono perturbare l'equilibrio sono:

    • Variazione della concentrazione di reagenti o prodotti
    • Variazione delle pressioni parziali dei gas
    • Variazione della temperatura
    • Aggiunta di gas inerti


    La modificazione dei rapporti fra le concentrazioni delle specie chimiche presenti in una reazione modificherà il verso della reazione in modo da annullare il cambiamento; quindi se, per esempio, viene aggiunto alla reazione un prodotto di questa, la reazione modificherà il suo equilibrio in modo da favorire i reagenti.

    Reagenti


    • Se aumentano saranno favoriti i prodotti
    • Se diminuiscono saranno favoriti

    Prodotti

    • Se aumentano saranno favoriti i reagenti
    • Se diminuiscono saranno favoriti

    La costante di equilibrio espressa in termini di concentrazioni è una costante a temperatura costante. Variando la temperatura varia la costante in base alla tonalità termica legata al fatto che la reazione sia un processo esotermico o endotermico.



    La costante di equilibrio ha interessanti usi:

    • qualitativo:


    • se K » 1 allora saranno favoriti i prodotti
    • se K 1 allora né i reagenti né i prodotti saranno favoriti
    • se K « 1 allora i reagenti saranno favoriti

    Leggere « e » rispettivamente molto minore e molto maggiore

    • Previsione della concentrazione in equilibrio


    Conoscendo il valore K, la concentrazione iniziale dei reagenti e la temperatura si può prevedere la concentrazione all'equilibrio.

    • Prevedere la direzione di una reazione

    Impostando un valore Q, quoziente di reazione, è possibile sapere, confrontandolo con la costante di equilibrio K, il verso che prenderà la reazione:

    • se Q < K allora i reagenti sono più di quanto sono necessari all'equilibrio, la reazione tende a spostarsi verso destra
    • se Q > K allora saranno i prodotti in eccedenza, quindi la reazione si sposterà a sinistra.
    • se Q = K allora i prodotti e i reagenti sono in equilibrio.



    • Prevedere la distanza dallo stato di equilibrio.


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