Originariamente inviata da
Usher
perchè siamo certificati a livello intrenazionale come razzisti contro i Rom
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Al governo di Roma viene contestato l’atteggiamento nei confronti di immigrati e rifugiati, romeni in particolare
LONDRA — Irene Khan, segretario generale di Amnesty International, tiene in mano il Rapporto 2008, un libro dalla copertina nera, un censimento delle violazioni dei diritti umani compiute in 150 Paesi: «I leader dei governi debbono chiedere scusa al mondo per le promesse tradite, per l’ingiustizia, la diseguaglianza, l’impunità», dice. C’è anche un capitolo sull’Italia, disteso su tre pagine, che non sono poche per una nazione «civile» e membro del G8 (per un paragone, il Sudan ha cinque pagine piene di misfatti e la Cina quattro).
DISCRIZIONE DEI ROM - Al governo di Roma viene contestato l’atteggiamento nei confronti di immigrati e rifugiati, romeni e rom in particolare. Sotto il titolo «Discriminazione dei Rom» viene preso in considerazione il decreto legge del 2 novembre 2007 «che consente alle autorità di espellere cittadini dell’Unione europea in base a preoccupazioni di pubblica sicurezza». Secondo la direttrice dell’Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana di Amnesty, Daniela Carboni, il rischio è che si apra una «caccia alle streghe». Un clima creato da «dichiarazioni discriminatorie da parte delle istituzioni e atti normativi approvati in modo affrettato e propagandistico».
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI - L’Italia poi non ha una legge specifica sul diritto d’asilo in linea con la Convenzione Onu sullo status dei rifugiati. E non ha collaborato in modo sufficiente alle inchieste sulle violazioni dei diritti umani nel corso della guerra al terrorismo: vengono citati i casi dell’imam Abu Omar rapito a Milano dalla Cia nel 2003 e di Foued Ben Fitouri, espulso e consegnato alla Tunisia a gennaio del 2007 e, secondo le fonti di Amnesty, torturato in carcere. Un paragrafo per la vicenda delle violenze al G8 di Genova nel 2001 e uno per gli scontri tra polizia e tifosi del Manchester all’Olimpico di Roma.
NON DIVIDERE IL MONDO TRA L'OCCIDENTE RICCO E IL RESTO - Irene Khan a Londra ha guardato alle grandi aree di crisi del mondo: «In Somalia gli uomini vengono sgozzati come capre, in Iran ci sono 100 minorenni in attesa di essere impiccati». La tortura è ancora praticata in almeno 61 Paesi, processi iniqui si celebrano in almeno 54 Paesi mentre in 77 Paesi non è consentita la libera espressione delle proprie idee. E ancora, la crisi alimentare, le frontiere chiuse di fronte al flusso degli immigrati economici in fuga dalla povertà. «Noi chiediamo ai leader di non dividere il mondo tra l’Occidente ricco e il resto, serve una nuova direzione nelle scelte politiche», dice la signora Khan. Una realtà tragica, senza sbocchi?
IL RUOLO DI NUOVI LEADER - La segretaria generale di Amnesty risponde che il 2008 presenta una grande possibilità: ci sono nuovi leader, dalla Russia con Medvedev agli Stati Uniti, che potrebbero impegnarsi per migliorare le cose sul fronte dei diritti umani. Ma perchè allora, se l’elezione di un nuovo capo della Casa Bianca fa sperare in una svolta, Washington è sempre trattata come se fosse un serial killer dei diritti umani, chiede il corrispondente della Cnn. «Ci concentriamo sull’America perché è la superpotenza e detta lo standard al mondo», risponde Irene Khan. Nell’indice analitico del Report 2008 si va in ordine alfabetico dalle violazioni compiute in nome dell’anti-terrorismo, alla riduzione in schiavitù, traffico di armi, tratta di esseri umani, violenze sulle donne. Non si parla di aborto. Amnesty ha discusso sull’ipotesi di definire l’aborto un «diritto umano». «È stato frutto di una distorsione del dibattito, noi non crediamo che sia un diritto umano, vogliamo che la donna sia libera dalla paura e dalle costrizioni e abbia accesso alle strutture sanitarie», dice al Corriere la vicesegretaria di Amnesty Kate Gilmore. E lo scontro sull’aborto con la Chiesa cattolica? «Anche Amnesty è un po’ una grande chiesa, con molte opinioni».