ma io credo che si stesse contestando proprio il "giacchè ci state mettendo le mani, non vi pare cosa sensata metterci questo reato?" ..
e comunque hai ragione, il discorso non sussiste, l'articolo è vecchio, io il 28 maggio 2010 ancora non finivo la terza media
ma che scherzi?
il tentativo di far passare un emendamento del genere (ah,ma tanto è stato stralciato,quindi tutto ok eh , non è mica grave anche solo averlo proposto) ,che avrebbe portato tanta gioia nel cuore di pedofili (religiosi e non) e di cui la gente ignorava totalmente l'esistenza, è un "crimine" renderlo noto dopo 10 gg!!!!
poveri Gasbarri e Guagliariello,tutti sono cattivi con loro....
State parlando di cose che non conoscete, perchè devo perdere tempoo?!
Ricapitolando, salvo eventuali miei errori:
1)l'arresto di cui si tratta non ha nulla a che vedere con la pena per il reato, che era e rimane la stessa; i preti pedofili non avrebbero avuto nulla di cui gioire.
2)trattasi dell'"arresto il flagranza di reato", istituto del tutto diverso, che attualmente NON è previsto per il reato di atti sessuali con un minorenne. Esiste per la violenza sessuale "normale" (tra l'altro inserito solo nel 2009 dall'odiato governo), escludendo l'obbligatorietà per i casi di "minore gravità".
3)il ddl in teoria avrebbe dovuto inserire tra i reati con arresto obbligatorio anche quello di atti sessuali con un minorenne, quindi in sostanza avrebbe inasprito la disciplina per quei cattivoni di preti.
4)già ora il reato di atti sessuali con un minorenne prevede, come la violenza sessuale, l'attenuante speciale per i casi di minore gravità; quindi è ridicolo far polemiche tipo "ah ma chissà che vuol dire, come fa la violenza ad essere di minore gravità, lo fanno per salvare i preti, ecc.". E' GIA' così.
5)per ragiorni di sistema e logiche, visto che per la violenza sessuale esiste la doppia disciplina arresto obbligatorio x i casi normali/arresto facoltativo per quelli di minore gravità, si trattava solo di disciplinare allo stesso modo anche gli atti sessuali con minorenne, disponendo l'arresto obbligatorio salvo che per i casi di minore gravità.
In questo modo non è cambiato nulla, e quindi x gli atti sessuali con minorenni continua a non esserci l'arresto obbligatorio, neanche per i casi non di minore gravità.
Ultima modifica di Wittmann; 13/6/2010 alle 17:05
torniamo a (s)parlare del Governo Berlusconi, plis!
Il tribunale Ue boccia il ricorso di Segrate: “Illegittimi i contributi pubblici, restituiteli”
Almeno 220 milioni di euro: è questa la cifra, interessi esclusi, che Mediaset dovrà restituire per gli “aiuti di Stato che le sono stati concessi illegittimamente” dal governo. Lo stabilisce una sentenza di primo grado della Corte di Giustizia europea, che conferma una decisione già presa dalla Commissione Ue nel 2007, contro cui Mediaset aveva fatto ricorso. Un ricorso che ieri, da Lussemburgo, è stato respinto “in toto”. Ecco i fatti: durante il passaggio al digitale terrestre, iniziato in Italia nel 2001 e che si completerà nel 2012, il secondo governo Berlusconi ha stanziato nella Finanziaria 2004 un contributo (a carico dello Stato) di 150 euro per ogni utente che avesse acquistato un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri. Lo stesso aiuto viene confermato nella Finanziaria 2005, con un importo però ridotto a 70 euro.
Contributi con un limite di spesa, per ogni anno, di 110 milioni di euro. Tradotto significa che il governo ha incentivato l’acquisto di decoder digitali terrestri, avvantaggiando quindi l’azienda del presidente del Consiglio, utilizzando oltre 220 milioni di euro di soldi pubblici. Il problema, sottolinea la Corte, è che alle emittenti che puntavano sul digitale è stato attribuito un vantaggio indiretto (e Mediaset proprio in quei mesi lanciava il pacchetto Premium). A danno delle emittenti satellitari, ovviamente escluse dagli incentivi. Manca il requisito della “neutralità tecnologica” e quindi l’aiuto di Stato è “incompatibile con il mercato comune”, si spiega nella sentenza. Per ottenere il contributo bisognava infatti scegliere il digitale e “un consumatore che avesse optato per un apparecchio che consentisse esclusivamente la ricezione di segnali satellitari non avrebbe potuto beneficiarne”.
Quindi proprio le emittenti satellitari, prima Europa 7 e poi Sky Italia, hanno protestato con la Commissione Ue, che nel 2007 aveva imposto il recupero dei contributi pubblici per i decoder. Ma ieri la Corte Ue ha dato di nuovo torto a Mediaset. Secondo la sentenza, infatti, gli aiuti pubblici hanno incitato i consumatori “a passare dal sistema analogico a quello digitale terrestre limitando al tempo stesso i costi che le emittenti televisive digitali terrestri avrebbero dovuto sopportare e, dall’altro, ha consentito alle emittenti medesime di consolidare, rispetto ai nuovi concorrenti [Sky in primis, ndr], la loro posizione sul mercato”. Esulta Francesco Di Stefano, il fondatore di Europa 7 cui proprio una sentenza Ue (tutt’oggi inapplicata) aveva riconsegnato le frequenze tv: “Siamo stati i primi a ricorrere contro questa sconcezza. Devo constatare che ormai, per avere giustizia in Italia, bisogna andare al Tribunale europeo”.
Nella guerra delle tv, a colpi di interventi del governo ai danni delle concorrenti di Mediaset (basta pensare al raddoppio dell’Iva per gli abbonati Sky), il finanziamento pubblico dei decoder digitali terrestri è stato il primo vero attacco. La sentenza europea “è la certificazione inappellabile del conflitto d’interessi della famiglia Berlusconi in materia di telecomunicazioni”, commenta da Strasburgo Patrizia Toia, del Pd, vicepresidente della Commissione industria al Parlamento europeo. E aggiunge: “I giudici europei dichiarano espressamente che la decisione del governo Berlusconi di stanziare soldi pubblici a fondo perduto per incentivare l’acquisto di decoder digitali terrestri, il cui principale produttore italiano, va ricordato, è Paolo Berlusconi, non era una misura neutra ma ha avantaggiato Mediaset, la tv di proprietà di Silvio Berlusconi”.
I contributi pubblici all’acquisto dei decoder non hanno infatti avvantaggiato solo Mediaset: si chiama Solari.com srl ed è una società controllata al 51 per cento da Paolo Berlusconi e dalla figlia Alessia attraverso la finanziaria Pbf srl (Paolo Berlusconi financing). E proprio la Solari commerciava i decoder DVB-T per il digitale terrestre, gli stessi per cui la Finanziaria, in armonia con la legge Gasparri, aveva stanziato gli incentivi.
Mediaset ricorrerà di nuovo alla Corte di Giustizia, dopo “un’attenta lettura delle motivazioni della sentenza”. Annuncia “l’intenzione di proporre l’impugnazione” perché “i contributi pubblici sono stati erogati direttamente ai consumatori [cosa vera, ndr] e Mediaset non ne ha tratto alcun vantaggio [cosa, secondo due sentenze, falsa, ndr]”. Mentre per il ministero dello Sviluppo economico la sanzione è già stata riscossa da Mediaset (parlano però solo di 6 milioni di euro). Per adesso comunque il dispositivo della sentenza parla chiaro: “Il regime al quale la Repubblica italiana ha illegittimamente dato esecuzione a favore delle emittenti digitali terrestri (...) costituisce un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune”.
Poi all’articolo 2 del dispositivo: “La Repubblica adotta tutti i provvedimenti necessari per recuperare dai beneficiari [Mediaset, ndr] l’aiuto. Il recupero viene eseguito senza indugio e con le procedure del diritto interno, a condizione che queste consentano l’esecuzione immediata ed effettiva della presente decisione. Le somme da recuperare sono produttive d’interessi”. Lo Stato italiano ha quindi ora due mesi di tempo per prendere provvedimenti esecutivi della sentenza e informare di questi la Commissione. Il gruppo Fininvest, di cui Mediaset fa parte, rischia quindi di dover risarcire 1.000 milioni di euro, 750 alla Cir di Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori e 220 milioni allo Stato. Ma, in bilancio, a fronte di questi rischi non ha stanziato un euro.
Digitale, Ue respinge ricorso Mediaset "Incentivo per decoder è aiuto di Stato" - Repubblica.it
Ultima modifica di RudeMood; 17/6/2010 alle 4:11
la crisi non c'èPressione fiscale alle stelle, Economia nel baratro: 1 anno di governo Berlusconi
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Il rapporto di Sua Emittenza con le tasse è sempre stato burrascoso, date le continue indagini per evasione fiscale condotte dalla Finanza e dalla Magistratura sin dagli albori del suo impero economico. Ma il Kaiser si è saputo difendere: modificando gran parte delle disposizioni civili e penali che lo riguardavano da vicino (la maggior parte delle quali votate da Fini e Casini, che oggi fanno i moralisti, non scordiamolo).
La più grande promessa di Silvio Berlusconi in campagna elettorale è stata sempre la stessa: "ridurremo le tasse", parole dette a voce alta, cui sono seguiti spesso e volentieri aperti inviti all'evasione fiscale, e oggi siamo al punto che l'evasione fiscale è il marchio di fabbrica dei contribuenti italiani. Io pago le tasse, mi sveno per farlo, ma ci sono milioni di italiani che non lo fanno. Secondo una stima aprossimativa fatta di recente, l'evasione fiscale in Italia oggi raggiunge le cifre di una manovra finanziaria... della serie: se tutti pagassimo le tasse per un anno, l'economia ripartirebbe di slancio, figuriamoci se le pagassimo tutti sempre! Ma siamo in Italia, e come sono tanti gli imbecilli che danno ragione al Kaiser andandolo a votare, altrettanti sono quelli che accolgono il suo invito a non pagare le tasse.
L'ISTAT (fatevi un giro nel sito), a proposito di tasse ed economia, ha diramato i dati relativi al 2009, e c'è da preoccuparsi.
Alla faccia delle promesse elettorali di Berlusconi, le tasse in Italia sono schizzate verso l'alto invece di ridursi! Da quando Berlusconi è passato al governo, il peso del fisco sul prodotto interno lordo nel 2009 è passato al 43,2% rispetto al 42,9% verificato nel 2008, portando l'Italia al quinto posto nell'UE. Ma non è finita!
Per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese è risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo di 3,1 punti percentuali rispetto al 2008.
Il debito pubblico in Italia è sempre il più alto in Europa: nel 2009, in rapporto al Pil, dopo il calo rilevato nel 2007, ha proseguito la crescita già registrata nel 2008, aumentando di quasi 10 punti percentuali rispetto all'anno precedente e attestandosi al 115,8%. Il deficit/Pil 2009 è quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente (si è passati dal 2,7% al 5,3%). In valore assoluto, l'indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008.
Non dimentichiamo che il tasso di disoccupazione è alle stelle: oggi siamo all'8,9% complessivo, cifra che sale al 21,3% fra i giovani, e tocca la preoccupante cifra del 33% nelle zone più povere (il che significa che in larga parte del paese un cittadino su tre non ha lavoro).
C'è una sola lettura per questi dati: Berlusconi e Tremonti hanno fallito. Loro girano con scorte, auto blu, mangiano dormono viaggiano telefonano gratis (e cioé a spese nostre) dappertutto, come tutti i membri del Parlamento e del Governo e molti altri loro colleghi negli enti locali... Noi invece non riusciamo ad arrivare decentemente alla fine del mese e abbiamo le tasse in aumento.
Però le priorità del governo dal 2008 ad oggi sono state le leggi ad personam, come il ddl intercettazioni/bavaglio, cui Berlusconi ancora oggi ha dato la "priorità assoluta" rispetto a qualunque altra cosa. Della serie: proteggiamo chi corrompe, proteggiamo chi delinque, leghiamo le mani alla Forza Pubblica e alla Magistratura, mettiamo il bavaglio all'informazione, sbrighiamoci, occupiamoci solo di questo, se poi l'Italia va a rotoli chissenefrega!
C'è spazio per una rivoluzione o abbasseremo di nuovo la testa?
Art. 21 Cost. / Notizie: Pressione fiscale alle stelle, Economia nel baratro: 1 anno di governo Berlusconi
la crisi non c'è!
Oppure mettiamola così la crisi c'è (internazionale )ma non per tutti .
Ancora ci possiamo permettere qualche lusso ,e non mi sembra che tutti gli utenti di questo forum siano in braghe di tela .
L'abbassamento delle tasse sono un obbiettivo di questo Governo e come le altre cose promesse e attuate anche questa lo sarà .
Questione di tempo, anche perchè in tutti i modi si cerca di bloccare l'azione del governo di fatto bocciando tutto quello che si legifera in parlamento .
I vari lodi , sono necessari per governare.
Lasciamo che si governi poi avremo tutto il tempo per giudicare e lo faremo solo noi elettori ,spero che come tutte le varie elezioni che si sono susseguite e sono state vinte dall'esecutivo in carica abbia dato una indicazione di quale sia il giudizio per ora degli Italiani .
la crisi non c'è!
finalmente l'ho capito!
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ok ora che abbiamo finito di dire stronzate colossali, segnalerei questa interessante iniziativa:
qui, mi spiace, ma si va oltre i colori politici, qui essere a favore della suddetta legge significa fare il gioco delle mafie, quindi essere un po mafiosi in fondo.
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LA MANIFESTAZIONE
In piazza a Roma, Parigi e Londra
la protesta di Fnsi e Popolo viola
La protesta: giovedì "presidi di libertà" in undici città italiane. Sit-in in anche all'estero. Testimonianze su inchieste-verità, dai casi Cucchi e Aldrovandi alla tragedia di Ustica
di MAURO FAVALE
ROMA - Undici piazze anti-bavaglio. In Italia ma anche all'estero. Non solo Roma, non solo piazza Navona. La mobilitazione contro il disegno di legge sulle intercettazioni sarà plurale. Elegge Roma come luogo principale ma avrà succursali partecipate anche altrove. Per il pomeriggio del primo luglio sono stati finora convocati "presidi per la libertà di stampa" a Milano, Torino, Padova, Bari, Palermo, Parma. Ma anche in provincia di Foggia, a Lucera, e di Ravenna, a Conselice. E, all'estero, ci saranno sit-in anche a Londra, davanti alla sede della Bbc, e Parigi, sulla scalinata dell'Operà Bastille. Flash mob, azioni corali costruite con sciarpe viola che diventeranno per l'occasione dei bavagli.
Viola come il colore del popolo che organizza la mobilitazione. Insieme all'Arci, alla Cgil, e alle associazioni Articolo 21, "Agende rosse" e "Libertà è partecipazione" hanno tutti aderito all'appello lanciato dalla Federazione nazionale della stampa: "Un'iniziativa nel segno della Costituzione, per dar voce ai soggetti e ai temi che verrebbero oscurati se passasse una legge che colpisce il lavoro dei giornalisti e il diritto dei cittadini di conoscere le vicende del Paese". All'appello lanciato dal sindacato dei giornalisti hanno risposto redazioni di giornali, associazioni (la "Tavola della pace", "Libera cittadinanza"), e partiti, dal Pd alla Federazione della sinistra, da Sinistra ecologia e libertà all'Italia dei Valori. Proprio ieri Antonio Di Pietro ha ribadito la partecipazione del suo partito "a tutte le manifestazioni, a Roma e nel resto d'Italia, promosse contro il vergognoso ddl sulle intercettazioni e in difesa della democrazia". Per l'ex pm, "il ddl priva la magistratura di uno strumento fondamentale per le indagini, nega ai cittadini il diritto di avere giustizia e di essere informati, impone il bavaglio alla stampa e attenta persino alla libertà della rete".
A Roma il luogo eletto per la manifestazione è piazza Navona. Lì, giovedì pomeriggio, sul palco allestito per l'occasione saliranno giornalisti, costituzionalisti, attori, musicisti: da Tiziana Ferrario e Marialuisa Busi, giornaliste del Tg1, a Stefano Rodotà, da Andrea Camilleri e Dario Fo (che interverranno telefonicamente) a Carlo Lucarelli e Dacia Maraini. Poi in piazza porteranno le loro testimonianze anche tutte quelle persone che sono riuscite a trovare giustizia anche grazie al lavoro dei giornalisti: si parlerà delle morti di Federico Aldrovandi e di Stefano Cucchi, del G8 di Genova, del terremoto dell'Aquila, dei morti per l'amianto e della tragedia di Ustica.
Tra le altre manifestazioni sparse per l'Italia, acquista un valore simbolico quella di Conselice. Nel piccolo paese del ravennate, dalle 20 fino all'alba si discuterà, in spettacoli e performance, di intercettazioni attorno all'unico monumento eretto in Italia alla libertà di stampa: una vecchia "pedalina" utilizzata durante la seconda guerra mondiale dai partigiani per diffondere la stampa clandestina.
(28 giugno 2010)
ah certo, mentre la gente non sa come tirare a fine mese, Pier Silvio Berlusconi s'è comprato uno Yatch da 18 Milioni di €
è vero, la crisi non c'è
con te non c'è proprio margine di miglioramento hai le fette di salame sugli occhi tanto spesse che se le affettassi per i prossimi 20 anni potrei sfamarci il mondo ridicolo