Si allenta la morsa del governo su Sky Italia, la televisione digitale di Rudolph Murdoch. E’ arrivato lo stop alla parte che riguarda i tetti della raccolta pubblicitaria per Sky nel decreto in preparazione per il consiglio dei ministri di oggi. Il decreto, inserito alla direttiva Ue “Tv senza frontiere”, dovrebbe rimanere, ma alleggerito della parte che fissava un tetto del 12% sulla raccolta pubblicitaria per le pay tv. La frenata è arrivata dal ministro delle Politiche europee Ronchi e il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Lo schema di decreto legge messo a punto dal viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani abbassava dal 18% al 12% la quota di spot in tv ogni ora di trasmissione. Il taglio, pur riguardando tutte le emittenti a pagamento, Mediaset Premium compresa, avrebbe colpito maggiormente il gruppo di Murdoch, già “bastonato” con l’aumento dell'Iva per gli abbonamenti alla pay-tv portata al 20%.
Perché Murdoch sarebbe colpito e Mediaset no? Semplice. Oggi il gruppo televisivo berlusconiano non arriva ancora alla quota del 12%, quindi non supera ancora il tetto e può aumentare la sua raccolta pubblicitaria, al contrario di Sky che dovrebbe ridurre la sua quota di mercato, soprattutto durante le partite di calcio, grazie alle quali il gruppo del tycoon australiano fa la parte del leone tra le pay-tv. Ritoccando i tetti di raccolta pubblicitaria verso il basso il governo darebbe una mazzata a Sky, segnando una nuova puntata del conflitto d’interessi che vede il presidente del Consiglio padrone del maggiore gruppo televisivo privato d’Italia.
Basti pensare che attualmente il rapporto tra la raccolta di Mediaset Premium e Sky è di circa 1 a 10, con questo decreto il mercato si livellerebbe. Inoltre a Sky verrebbe impedito di alzare la sua fetta di mercato pubblicitario a livelli tali da insidiare Mediaset, quella che trasmette in chiaro però, che raccoglie il 55,1% della pubblicità, contro il 5,9% di Sky, che continua a crescere negli ascolti (share del 10%) e costituisce il nemico numero uno di Rai e Mediaset.
Altro aspetto del decreto al centro delle polemiche quello sui permessi per la trasmissione via parabola. L’autorizzazione ai servizi audiovisivi o radiofonici via satellite verrebbe rilasciata dal ministero, quindi dal governo, e non più dall’Autorità per le Comunicazioni, legando alle decisioni dall’esecutivo l’ingresso nel mercato tv di nuovi soggetti. E qui è tornato in mente la vicenda della rete digitale Cielo, sempre in orbita Murdoch, che ha atteso per settimane il via libera e che trasmetterà a partire dal 19 dicembre.
Se Murdoch non ride, non fanno salti di gioia nemmeno gli editori della carta stampata, settore che soffre di un’anomalia tutta italiana. Nonostante la crisi della pubblicità televisiva, diminuita del 12,6% tra gennaio e ottobre 2009, per un totale di 3,5 miliardi di euro, diversamente da Francia, Regno Unito e Germania, le televisioni dello Stivale si aggiudicano il grosso delle risorse pubblicitarie (il 52,7%), mentre la quota dei giornali è in calo (uno scarno 35,2%). Le nuove misure previste dal governo, invece, non avranno alcun beneficio per giornali, radio, web.
SiciliaInformazioni | Stop al decreto che affossa la pubblicità su Sky. Ma la guerra con Mediaset continua