Originariamente inviata da
Abel Balbo
Io ho una certa passione per la botanica, coltivo le mie piante, ne riproduco, le osservo crescere... al pari di tanti che accudiscono un animaletto, non ci vedo tutta questa differenza. La differenza sta solo nel nostro immaginario, nel render vive cose che non sappiamo in che modo percepiscano il mondo al loro contorno.
Faccio ancora l'esempio del pollo di allevamento, tanto per pormi in una condizione media tra un cane o un cavallo che riescono a interagire abbastanza con l'umano e un'oloturia sui sentimenti della quale ho molti dubbi. Io sono convinto che quando definiamo (io stesso lo faccio) spietate le condizioni di vita a cui tale pollo è sottoposto è perché ci immedesimiamo in lui al punto tale da attribuirgli qualità umane che invece esso non ha. Mi chiedo che tipo di pensieri possa elaborare un pollo... quanto possa farlo soffrire il vivere sopra un pavimento di cemento con la pappa sempre pronta anziché su un terreno da ruspare andando a caccia di cibarie, cosa di cui non conosce l'esistenza... magari preferirebbe potendo elaborare qualche pensiero e scegliere, la prima condizione...
E' un po' come la differenza di condizioni in cui vivevo io bambino, giocando a lippa sui prati e quelle di mio figlio che vive in simbiosi col computer o lo smartphone... secondo me lui lo sto sottoponendo a una tortura tipo il pollo d'allevamento, ma lui ogni volta che gli propongo o impongo qualcosa di più "umano" sbuffa.
La sofferenza maggiore a cui è sottoposto ogni membro del mondo animale è la morte, avendo ognuno l'istinto di conservazione che lo induce a rifiutarla; quindi se vogliamo combattere una battaglia contro la sofferenza del genere animale la prima cosa contro cui dovremmo ribellarci è la morte e l'unico modo per sconfiggerla è non permettere le nascite: quindi per proteggere il mondo animale dovremmo far si che si estingua.
Oggi sono piuttosto in vena di caxxate, ma sono caxxate serie però!