Originariamente inviata da
BlackHole
Si conta che al mese l'aumento sarà intorno ai 5 euro. In un anno se ne pagano intorno ai 50 in piu.
Tralasciando altri particolari che non mi va di discutere, la UE non ha mai detto di aumentare l'iva, anzi:
Sky, la Ue: "Iva da armonizzare"
Aveva chiesto il 10% su tutte le Tv
La Commissione suggeriva di abbassare l'imposta al livello delle altre televisioni
di ALBERTO D'ARGENIO
BRUXELLES - Per l'Europa il caso Sky è chiuso, ma da qui ad avvallare in pieno la scelta del governo di alzare l'Iva alla piattaforma satellitare italiana ce ne passa. "Se le autorità italiane dovessero insistere nel non cambiare le aliquote Iva sulla tv a pagamento, dovremo aprire una procedura di infrazione", ha detto tramite un portavoce la Commissione Ue, dando ragione al discorso fatto ieri dal ministro Tremonti a margine del summit con i colleghi europei a Bruxelles. Ma attenzione, perché la decisione di alzare le tasse a Sky è stata politica, come peraltro ammesso ieri dallo stesso titolare del Tesoro. Per noi che sia il 10 o il 20% è uguale, spiegano a Repubblica fonti Ue, l'importante è allinerare le aliquote tra Mediaset, Rai e Sky.
In aprile, comunque, la Commissione aveva suggerito all'Italia di allineare le aliquote Iva verso il basso, ossia al 10% concesso alle tv via satellite, ossia sky. Questo il succo di una lettera dell'11 aprile 2008 inviata dalla Direzione generale per la fiscalità alla rappresentanza permanente dell'Italia presso la Ue.
"La commissione - è scritto nella lettera - è del parere che le trasmissioni via etere (dvb-t, il cosiddetto digitale terrestre) debbano essere soggette ad una aliquota Iva ridotta identica a quella applicata alle stesse trasmissioni tramesse utilizzando le piattaforme tecniche dvb-c (cavo) e dvb-s (satellite) e che questo aspetto della legislazione italiana debba essere modificato".
La portavoce del commissario Ue al fisco, Laszlo Kovas, ha ricostruito tutta la vicenda. "La Commissione ha ricevuto nell'aprile del 2007 un reclamo", ha detto senza però indicare l'autore, che fonti di Bruxelles indicano in Mediaset (comportamento del tutto normale nella dialettica con l'Ue). In questo reclamo si denunciava la presenza di due aliquote diverse nel settore delle tv a pagamento, con alcuni che applicano l'Iva al 10% (Sky) e altri al 20% (Mediaset). "Quindi - ha proseguito la portavoce - come sempre la Commissione ha proceduto a fare le sue verifiche. Ricordo che nella direttiva Iva c'è un allegato in cui si dice che si può applicare un'Iva ridotta, ma assicurando la neutralità fiscale. Dunque - ha continuato - non ci possono essere aliquote diverse per uno stesso tipo di servizio".
Argomenti tanto validi da avere spinto il governo Prodi, con una lettera del 29 gennaio 2008, a impegnarsi "ad allinerare" la tassazione. Qualche mese dopo, era l'11 aprile, Bruxelles scriveva a Roma sollecitando di applicare "un'Iva ridotta identica" del 10% tra il satellite, Sky, e il digitale terrestre di Mediaset. Poi ci sono state le elezioni e tutto è rimasto fermo fino al 3 ottobre, quando la Ue ha dato due mesi a Roma per modificare il regime fiscale. Pena una scomoda procedura d'infrazione contro il Governo.
Che ha provveduto in tempo utile, alzando però le tasse a Sky, che dovrà pagare 220 milioni in più, anziché abbassarle agli altri, il cui gettito nella pay è decisamente meno significativo. "E' una scelta che deve fare il governo", ha detto oggi la portavoce Ue, sottolineando che dopo la mossa dell'esecutivo Berlusconi "il caso è chiuso". Ciò non toglie che la scelta di alzare le tasse a Sky è stata politica e che le indicazioni Ue erano solo contro lo status quo. Punto ammesso ieri da Tremonti, che ha detto: "Senza Bruxelles non avrei fatto nulla, ho ben altro a cui pensare. Ma va bene così, visto che facciamo cassa per pagare misure sociali, come il bonus" per i cittadini meno abbienti.
( 3 dicembre 2008)
ROMA - Il Governo non torna indietro sull’aumento dell’iva sulla pay tv dal 10 al 20%, il ministro Tremonti tira in ballo accordi tra il precedente governo Prodi e la commissione europea ma Sky, in una nota a fine giornata, replica che “la Commissione Europea non ha mai richiesto di applicare l’aliquota al 20% e ha confermato nel maggio scorso che i servizi televisivi, e a maggior ragione la televisione digitale, sono ammessi al regime Iva agevolato”.
E smentisce Tremonti: “non risulta - spiega l’emittente satellitare - che il governo precedente abbia mai preso alcun impegno con la Commissione Europea per aumentare l’aliquota Iva”.
Per Sky così “continua a essere inspiegabile la scelta del governo di raddoppiare le tasse a oltre 4,7 milioni di famiglie italiane su questo specifico prodotto”. Sky chiarisce che la questione dell’Iva agevolata applicata ai servizi televisivi “é stata affrontata in sede europea a seguito di un esposto presentato da Mediaset nel 2007 alla Commissione Europea. Sulla base di questo esposto, la Commissione ha intrattenuto uno scambio di documenti con il Governo italiano. In tale esposto si rilevava come l’Iva agevolata nel settore televisivo in Italia potrebbe avere un carattere distorsivo della concorrenza poiché aziende concorrenti - Mediaset e Sky - sarebbero trattate in maniera diversa. Va ricordato che Mediaset fa riferimento ai suoi servizi in pay-per-view offerti sul digitale terrestre, dove si applica l’aliquota al 20%”. La conclusione di Sky è maliziosa: “si deve infine rilevare come sia inusuale che queste motivazioni, che oggi il Governo ha definito ’sostanziali’ per la scelta di raddoppiare l’Iva sui servizi offerti da Sky, siano state presentate solo cinque giorni dopo l’approvazione del Decreto, mentre sono passate nel più assoluto silenzio sia nella conferenza stampa di presentazione del Decreto, sia nella Relazione Tecnica di accompagnamento”. Intanto c’é chi, come Gene Gnocchi prova a fare umorismo: “Sono in difficoltà perché non sapevo che Murdoch fosse comunista e io con i comunisti non voglio lavorare e adesso per andare in una rete davvero anticomunista mi tocca passare a Red Tv, quella di D’Alema”.
Contro l’aumento dell’Iva dal 10 al 20%, si schiera anche Il Foglio di Giuliano Ferrara che ha aderito alla campagna Sky per la libertà di antenna. In un editoriale oggi ha spiegato le motivazioni: “Portare via per decreto circa due terzi degli utili a un editore televisivo che investe, dà lavoro e ha certamente innovato nell’offerta di prodotto, con massimo beneficio di utenti e consumatori di tv, é qualcosa di molto simile a quanto per anni i dirigisti di ogni colore hanno cercato di infliggere, come punizione divina, alle tv del Cavaliere”. Il regista Gabriele Salvatores che con Quo vadis baby? versione tv ha lanciato la prima coproduzione Mediaset-Sky (la seconda è la serie di Romanzo Criminale attualmente in onda) ha detto: “Il conflitto d’interessi è una cosa che devono risolvere gli italiani. Lo dico da sempre. Come si fa a tassare dischi e film in questo momento di crisi? Per me è una cosa totalmente sbagliata”. Contraria è anche l’Associazione Produttori Televisivi (Apt) secondo cui “L’inasprimento della pressione fiscale sugli abbonamenti delle pay-tv rischia infatti di rappresentare un ulteriore ostacolo all’affermazione in Italia di un mercato televisivo pluralistico, multipiattaforma e realmente aperto alla concorrenza”.