ROMA - Nuovo affondo di Antonio Di Pietro sul presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Alla manifestazione organizzata a piazza Farnese a Roma dall'Associazione nazionale vittime di mafia contro la sospensione decisa dal Csm del procuratore Apicella, il leader dell’Italia dei Valori si rivolge così al capo dello Stato: «Vogliono farci ancora una volta lo scherzetto di Piazza Navona. Ma in una civile piazza c’è il diritto a manifestare. Presidente Napolitano, possiamo permetterci di accogliere in questa piazza chi non è d’accordo con alcuni suoi silenzi?». Di Pietro prende come spunto la rimozione nella piazza di uno striscione contro il presidente della Repubblica. La questura di Roma precisa che lo striscione non è stato sequestrato ma solo rimosso dopo un intervento della polizia. «Napolitano dorme, il popolo insorge», c'era scritto. L'ex pm insiste e va oltre. «A Lei - prosegue rivolgendosi ancora a Napolitano - che dovrebbe essere arbitro, possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzo?». L'ex pm precisa che la critica viene fatta «rispettosamente», ma poi aggiunge: «Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso». Durante la manifestazione è apparso anche lo striscione
LA REPLICA DAL COLLE - Immediata la puntualizzazione del Quirinale in una nota: «La presidenza della Repubblica è totalmente estranea alla vicenda dello striscione nella manifestazione svoltasi oggi in Piazza Farnese a Roma a cui fa riferimento l'onorevole Di Pietro. Del tutto pretestuose sono comunque da considerare le offensive espressioni usate dallo stesso onorevole Di Pietro per contestare presunti "silenzi" del Capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce».
LA CONTROREPLICA - E la bufera che coinvolge il Quirinale e il leder dell'Italia dei Valori si consuma, a colpi di note. Antonio Di Pietro replica a quella del Quirinale, spiegando di non aver mai voluto offendere Napolitano. «Mi amareggia molto - si legge -, per l'oggettiva disinformazione che contiene e perché mi mette in bocca ciò che non ho detto, il comunicato del presidente della Repubblica in merito al mio intervento di questa mattina. Ho detto e ribadisco - prosegue Di Pietro - che, a mio avviso, è stato ingiusto e ingiustificato non avere permesso ad alcuni manifestanti di tenere esposto uno striscione non offensivo, ma di critica politica». «In democrazia - aggiunge Di Pietro - deve essere permesso a tutti di avanzare critiche e dissensi. Non ho mai detto che a far togliere lo striscione fosse stata la Presidenza della Repubblica, e non ho mai offeso, né inteso offendere, il Capo dello Stato quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia, giacché non è a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati che indagano sui potenti di Stato».
FINI E SCHIFANI - Gli avvenimenti di piazza Farnese e gli attacchi di Antonio di Pietro al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno avuto una eco immediata anche nell'aula di Montecitorio. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, tra l'altro ha detto: «La Camera dei deputati ritiene, e non potrebbe essere altrimenti, che il Presidente della Repubblica sia garante dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispettoso e solerte difensore delle prerogative del Parlamento. L'aula ha ribadito il fatto che è lecito, com'è più che naturale in una democrazia, il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto a chi rappresenta tutta la nazione, al di là del fatto che sia stato espressione di un voto unanime o meno del Parlamento che lo ha eletto». Al presidente della Camera fa eco il presidente del Senato Renato Schifani, esprimendo solidarietà al Capo dello Stato. «Le offese fatte a lui sono fatte a tutti i parlamentari e ai cittadini che a lui guardano con fiducia» ha detto il numero uno di Palazzo Madama. E le parole di Schifani sono state sottolineate da due lunghi e prolungati applausi dell'Assemblea. Tutti i senatori si sono alzati in piedi, tranne quelli dell'Italia dei Valori. Con delle eccezioni: 3 dei 14 dipietristi hanno infatti apprezzato l'intervento di Schifani. Sono Luigi Li Gotti, che si è alzato in piedi e ha applaudito, Alfonso Mascitelli che ha applaudito da seduto, ed Elio Lannutti, che in piedi ha scosso il capo rivolgendosi ai compagni di partito rimasti a braccia conserte.
VELTRONI: «INACCETTABILE» - Le parole di Di Pietro sollevano un polverone di critiche anche nel centrosinistra. «Il ruolo e le parole del presidente della Repubblica non possono essere messe in discussione né essere oggetto di polemiche politiche strumentali», ha detto il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni. «In un momento difficile per il Paese, il presidente Napolitano rappresenta un punto di riferimento per l'intero Paese per il suo ruolo di garanzia, per la saggezza e l'equilibrio dei suoi interventi. Quanto accaduto a piazza Farnese, le frasi pronunciate da Di Pietro, gli striscioni esibiti sono inaccettabili e inqualificabili. Torniamo a esprimere al capo dello Stato la nostra piena solidarietà e fiducia». Secondo il senatore Marco Follini (Pd) «è arrivato il momento che Veltroni dichiari finalmente chiusa la dissennata alleanza con Di Pietro».
IL GUARDASIGILLI: «IL PD RIFLETTA» - Una riflessione sul rapporto tra Pd e Idv la fa il Guardasigilli Angelino Alfano, al termine della seduta della Camera che ha approvato la sua relazione sullo stato della giustizia. «Un risultato molto soddisfacente quello che viene oggi dall'Aula di Montecitorio sul tema delle riforme della giustizia. Ora il Partito democratico - ha proseguito Alfano - dovrebbe fare una profonda riflessione perché si è ritrovato da solo con Di Pietro per di più mentre l'Italia dei Valori era in piazza con striscioni contro il capo dello Stato».
UN MIGLIAIO IN PIAZZA - Teatro del duro attacco di Di Pietro al Colle è la manifestazione sulla giustizia organizzata da Sonia Alfano. Un migliaio di persone circa ha risposto all’appello dell’Associazione nazionale vittime di mafia, dell’Italia dei valori e di una serie di organizzazioni e di personalità e si è radunato in piazza Farnese a Roma per manifestare a difesa della democrazia e della «legalità costituzionale». Al centro della protesta, la sospensione decisa dal Csm del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, secondo un volantino diffuso dai promotori, segnale di «grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura». Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell’Ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo (protagonista di un nuovo show a tutto campo contro governo e opposizione) Marco Travaglio e il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro. «Punire dei magistrati per aver tentato di fare rispettare la legge a politici, magistrati e imprenditori corrotti rientra in una logica dittatoriale alla quale noi come familiari degli uomini e delle donne morti in difesa della democrazia abbiamo il dovere di ribellarci» ha scritto il presidente dell'Associazione familiari vittime di mafia Sonia Alfano su Facebook.
Fonte: corriere.it