Sul fascismo (definito nei giorni scorsi «un fenomeno complesso, molti vi aderirono in buona fede») e sulle leggi razziali («Quelle sì che furono il male assoluto, un cedimento al nazismo») Gianni Alemanno corregge il tiro: «Condanno l'esito antidemocratico di quel regime». Le sue parole provocano però la decisione di Walter Veltroni di dimettersi dal comitato del museo della Shoah, presieduto proprio dal sindaco della capitale: «Le sue parole sono gravissime». Ma la polemica resta e a riaccendere il caso ci pensa il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che rende omaggio ai soldati della Repubblica di Salò: «Dal loro punto di vista combatterono per difendere la patria».
ALEMANNO - Ad accendere il dibattito era stata l'intervista di Alemanno al Corriere. Successivamente, il sindaco di Roma ha approfittato del discorso in ricordo dei caduti per la Difesa di Roma durante la Resistenza per puntualizzare la sua posizione: «Per il sottoscritto comprendere la complessità storica del fenomeno totalitario in Italia e rendere omaggio a quanti si batterono e morirono su quel fronte in buona fede, non significa non condannare senza esitazione l'esito liberticida e antidemocratico di quel regime».
LA RUSSA - D'altra parte, intervenendo alla stessa cerimonia e parlando davanti al Capo dello Stato (che ha invitato tutti i cittadini a rafforzare la memoria della Resistenza), il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha reso omaggio anche ai militari dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana che, «dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria». «Farei un torto alla mia coscienza - ha detto La Russa - se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia».
«NESSUN CONTRASTO CON NAPOLITANO» - Proprio a Salò ha fatto riferimento anche il capo dello Stato Napolitano, spiegando che la Resistenza andrebbe ricordata sotto un «duplice segno: quello della ribellione, della speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane» e «quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l'adesione alla Repubblica di Salò. Dichiarazioni in merito alle quali La Russa ha voluto sottolineare che non esiste «nessun contrasto, neanche il più larvato, col Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il quale anzi - ha aggiunto il ministro - mi sono intrattenuto, alla fine della cerimonia di Porta San Paolo, in forma cordialissima».
POLEMICHE - La polemica scatenata dalle frasi di Alemanno è destinata comunque a restare accesa. La comunità ebraica di Roma incalza il sindaco di Roma e dopo avergli chiesto di chiarire il significato delle sue frasi sostiene che nel discorso di Alemanno di lunedì «non c'è stata una condanna del fascismo». E il segretario del Partito Democratico ed ex primo cittadino della capitale Walter Veltroni conferma la sua decisione di dimettersidal comitato per il museo della Shoah, proprio in rottura con le affermazioni del sindaco sul fascismo. Il leader del Pd era stato tra i promotori del comitato del museo romano e, dopo le sue dimissioni da primo cittadino, gli era stato chiesto di rimanere. «Ho deciso ora però di presentare le mie dimissioni dal consiglio - ha spiegato - dopo le dichiarazioni del sindaco Alemanno che mi sono apparse gravissime. Quel tentativo di esprimere un giudizio "doppio" sul fascismo, questa ambiguità non chiarita e anzi se possibile aggravata dalle successive dichiarazioni mi feriscono e mi fanno ritenere impossibile rimanere al mio posto nel comitato presieduto da lui».
D'ALEMA - Suscitano dure repliche anche le parole di La Russa e l'omaggio ai soldati di Salò. Per Massimo D' Alema, «colpisce molto questa rivalutazione del fascismo che viene da parte di esponenti di governo e istituzionali. Trovo che, prima nelle affermazioni di Alemanno, e adesso in quelle del ministro La Russa - prosegue l'ex ministro - si confondano ruoli istituzionali con riflessioni di natura storica assai discutibili». Il «cittadino La Russa - aggiunge D'Alema - può pensare quello che vuole, ma il ministro della Difesa è lì per ricordare la lotta antifascista da cui è nata la repubblica di cui egli è ministro. Invece la 'repubblichina' di Salò è un'altra cosa». Per quanto riguarda il giudizio storico, prosegue D'Alema, «io credo che il fatto sia quello di ricordare, come disse una volta Violante, che i caduti, coloro che sono morti in buona fede, sono persone che meritano rispetto. Una cosa è questo e l'altra è la valutazione del conflitto in cui c'era chi combatteva dalla parte della democrazia e chi dalla parte del fascismo e del nazismo». Chi combatteva da questa parte, conclude l'esponente del Pd, «aveva torto e guai a dimenticarlo». «Fa impressione che un ministrodella Difesa a porta San Paolo anzichè ricordare i militari italiani granatieri che caddero per difendere la Capitale contro i nazisti, pensa che si debbano ricordare, invece, quelli che stavano dalla parte dei nazisti. Se penso a quello che è accaduto oggi - ha detto ancora l'ex ministro degli Esteri - credo che forse l'opposizione debba rappresentare oltre che un'alternativa sulle politiche economiche anche una forte critica e un forte richiamo ai valori fondamentali della nostra democrazia».
LE ALTRE REAZIONI - «Alemanno e La Russa hanno pronunciato parole che offendono la nostra memoria collettiva e la coscienza civile del Paese. Ora si scusino e riconoscano il valore della resistenza, su cui si fonda la nostra democrazia» dichiara il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori, Massimo Donadi. L'ex ministro e segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, chiede addirittura che «La Russa si dimetta perché non è possibile avere al governo un ministro che si è posto con ogni evidenza fuori della Costituzione». Dura replica al ministro della Difesa anche da parte di Luca Volontè. «La Russa semplicemente sbaglia - afferma il deputato dell'Udc -. Dispiace che il Ministro della Difesa non sappia distinguere gli onori dovuti a coloro che combatterono contro i nazi-fascisti e chi invece fino alla fine rimase nella Rsi».