Ci sono altri fatti noti che nel momento del giudizio vanno presi in considerazione.
Per esempio che è stato abusato e che ha agito per reazione a questo.
C'è differenza fra l'entrare in una banca con una pistola in pugno e sparare al cassiere o al cliente della banca che non ha alzato per bene le mani e uccidere per reazione a un evento, qualuque esso sia, non prevedibile prima.
Nel primo caso abbiamo di fronte un soggetto che per rubare passa su qualunque cosa, anche la vita umana.
Nel secondo un soggetto che sentitosi offesso e oppresso da una situazione, non ha saputo agire in modo più appropriato che non l'omicidio.
Non possono i due essere considerati e condannati allo stesso modo.
Il soggetto in questione era un lavoratore, che è un valore che il rapinatore non ha e che è importante per stabilire quanto egli possa essere o meno recuperabile socialmente.
Poi resta chiaro che anche il ragazzo di cui parliamo abbia agito in modo da condannare.
Vedo che fai un pochino di confusione.
I FATTI sono quelli che ho riportato io (morti e modalità degli omicidi); tu ti aggrappi in un disperato quanto incomprensibile tentativo di giustificarlo (almeno in parte) a delle DICHIARAZIONI rese dall'assassino,che tutt'ora mancano di qualsiasi prova fisica e che, in ogni caso, non potrebbero giustificare un omicidio (del vecchio) nè tantomeno quello della moglie.
FATTI e DICHIARAZIONI non sono sinonimi. Visto che mi avevi citato il De Mauro una volta, controlla pure lì se non ti fidi..
Dipingendo OK, ma il resto, che il marito lo insidiasse,o lo violentasse, o gli abbia toccato il culo, o che lo obbligasse a fare roba, o che avessero una relazione, o che violentasse la moglie e il marito l'abbia colto sul fatto, o che gli volesse solo toccare il pacco, o che si sia inventato tutto per cercarsi una scusante..queste sono tutte supposizioni..supposizioni che, fondate o no, non giustificano nè un omicidio (dell'uomo) nè tantomeno quello della moglie (che non c'entrava nulla)..
Basta basta ti prego!!