Attacco del premier ai pm, giallo su una frase sulla guerra civile
Avvertimento dopo le polemiche con Fini: si decide a maggioranza
Berlusconi: toghe attentano al governo
E al Pdl: "Chi critica fuori dal partito"
Devono finire i quotidiani processi al governo sulle reti Rai
La presidenza: "Riproporremo il lodo Alfano per via costituzionale"
Silvio Berlusconi
ROMA - Berlusconi attacca a tutto campo davanti all'ufficio di presidenza del Pdl. Batte i pugni sul tavolo, dopo settimane di polemiche con Fini e con i finiani, lanciando un aut-aut ai contestatori: chi non è d'accordo se ne va dal partito. E parte di nuovo con violentissime accuse alla magistratura, indicata come una forza eversiva che "attenta alla vita del governo" e "rischia di portare il Paese sull'orlo della guerra civile".
L'attacco del premier ai magistrati, riportato da alcuni dei partecipanti al summit, appare particolarmente violento. Berlusconi ha parlato di una persecuzione giudiziaria nei suoi confronti, spiegando le ragioni che obbligano a metter mano alla riforma della giustizia. Perché, dice il premier, "è in atto un tentativo di far cadere il governo" condotto soprattutto dalla magistratura "che ha preso una deriva eversiva". Qualcuno ha riferito alle agenzie che il presidente del Consiglio ha parlato di "Paese sull'orlo della guerra civile". Dopo oltre un'ora è arrivata la smentita dell'ufficio stampa del Pdl: Berlusconi non ha mai usato quell'espressione. Il Cavaliere ha citato i processi che lo vedono coinvolto a Milano, le indiscrezioni su presunte nuove azioni della magistratura riguardanti i processi di mafia, ma anche i casi di Nicola Cosentino e da ultimo di Renato Schifani. Spendendosi in una difesa del sottosegretario all'Economia attraverso l'esame delle accuse mosse dai magistrati napoletani in alcuni casi definite "paradossali".
"La riforma della giustizia è assolutamente necessaria" ha proseguito il premier insistendo ancora una volta sulla necessità di andare avanti con la riforma del processo breve e la separazione delle carriere.
Poi l'affondo sul fronte interno, con un ultimatum nei confronti dei finiani: il programma di governo - ha detto in sostanza il premier - è chiaro ed è stato sottoscritto da tutti in campagna elettorale. "Su ogni tema si decide a maggioranza e chi non è d'accordo occorre che si adegui. Chi non condivide è fuori".
Su questo punto, dopo la riunione, il coordinatore Ignazio La Russa ha precisato: "Oggi eravamo tutti d'accordo. Comunque in un partito si decide a maggioranza ma non è che chi non fa parte della tesi che in quel momento è di maggioranza sia fuori dal partito. Anzi...".Non è mancata una critica all'informazione. In particolare alla tv pubblica. "Ogni giorno vanno in onda sulla Rai, la televisione pubblica, processi contro il governo e la maggioranza. Questi processi devono finire".
Alla fine del vertice, è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno. Il Pdl si impegna a ripresentare il lodo Alfano, seguendo le indicazioni della Consulta e di andare avanti sul processo breve". "Voi lo chiamate così - ha detto il ministro La Russa - ma per noi è il processo con durata certa".