ciao a tutti
si parla sempre di un male ialiano quello di "evadere le tasse". Si dice che in Italia gli evasori totali e parziali occultano redditi allo Stato per una cifra pari al 30 % del PIL (Prodotto Interno Lordo). Una cifra considerevole, sono centinia di miliardi di euro. Ma nessuno o pochi considerano che il livello di tassazione in Italia è il più oneroso d'Europa se si considerano le tasse dirette e quelle indirette e sopratutto iniquo!.
Se poi si considera che a maggiori entrate fiscali da parte dello Stato, come è avvenuto in questo primo periodo di governo Prodi, corrispondono aumenti di spesa pubblica, senza quindi diminuzione dell'imponente DEBITO PUBBLICO, allora ci si chiede perchè vessare così gli italiani?.
Se poi si considera il livello delle retribuzioni dei parlamentari, ma non solo, dei consiglieri e assessori regionali, dei presidenti e amministratori di enti pubblici ( tutti politici ) e dei loro privilegi, comprensivi di affitti agevolati in case e appartamenti di prestigio, di esenzioni varie, allora la domanda diventa ancora più pressante e motivata.
Pagare le tasse è un dovere dei cittadini, essere oppresi dalle tasse è un sopruso dello Stato !! Per questo "tutti" chi più chi meno, lavoratori dipendenti (doppio o triplo lavoro in nero) e lavoratori autonomi evadono le tasse! Ma anche qui chi è più riccho riesce sempre ad evadere di più !!
E chi è più ricco come vedremo è agevolato dal nostro sistema fiscale.
Quali tasse?
La questione delle tasse sembra essere diventata importante, nel dibattito attuale. Tuttavia nessuno ha il coraggio di dire esplicitamente che non può esserci Governo (nè di destra nè di sinistra) in grado di portare effetti e concrete riduzioni.
Cosa intendiamo per tasse? Abitualmente vengono considerate tasse solo le imposizioni dirette sul reddito e la rendita. In sè, queste sottrazioni di danaro hanno anche una logica accettabile. I cittadini danno allo stato una porzione dei loro introiti, in cambio di servizi. Si può discutere sulla quantità esosa dei prelievi e sulla qualità scadente dei servizi, ma il principio sembra accettabile. Un lato positivo di queste tasse è la loro proporzionalità, per cui paga di più chi incassa più soldi.
Il problema è che le imposte dirette sono solo una parte del prelievo dello Stato e degli Enti collegati. Le somme che lo Stato incassa con le imposte dirette non bastano a retribuire i suoi servizi. Molti dei quali sono a pagamento. Televisione, poste, trasporti, università, giustizia, sanità, sono esempi di servizi pubblici che il contribuente paga parzialmente o del tutto.
Una vistosa porzione di reddito viene prelevato mediante le imposte indirette, il cui carattere di ingiustizia è palese. Queste gravano praticamente su ogni consumo o transazione di tutti i cittadini, a prescindere dai loro redditi. Comprando un litro di benzina, un pacchetto di sigarette, una bottiglia di vino, il miliardario e il diseredato versano allo Stato una somma uguale. La famosa Iva è detraibile per le imprese ma non per tutti i cittadini che vedono ogni loro acquisto penalizzato del 20%. Queste tassazioni sono indiscriminate e del tutto slegate dal concetto di condivisione degli introiti con lo Stato: non è tassato il ricavo ma il consumo.
Un'altra porzione di reddito prelevata ai Cittadini è legata al sistema buro-amministrativo. Non esiste quasi atto amministrativo che non richieda marche da bollo. Non esiste attività che non obblighi ad autorizzazioni, licenze, patenti e patentini (dalla patente al passaporto, dalla licenza di caccia al patentino per fare l'ambulante). Il sistema diventa abnorme per le imprese, che però hanno il vantaggio di scaricare questi costi sui prezzi, e dunque sui cittadini. Per esempio, un ristorante con 6 frigoriferi deve avere 6 licenze e pagare per i 6 relativi rinnovi annuali, a parte le licenze per avviare l'esercizio, per i tavolini su strada, per l'insegna, per gli alcolici, ecc. Esiste un mercato fiorentissimo delle "licenze" dei pubblici esercizi, malgrado si tratti di un'evidente irregolarità. Questi costi si traducono in carichi sui prezzi e dunque diventano tasse indirette per i cittadini.
Un'altra cospicua porzione di reddito dipende dalle esazioni coatte dei gruppi corporativi e parassitari che lo Stato tutela. Gli Albi professionali, le Camere di Commercio, i documenti notarili, le certificazioni, gli accreditamenti non richiedono versamenti volontari in cambio di servizi, ma contributi resi obbligatori da leggi e regolamenti. Il triangolo, la giubba fluorescente, la revisione obbligatoria, le marmitte euro-varie, sono tasse sull'auto. Il paradosso sta nelle quote di reddito versate ai contabili-fiscalisti, la cui necessità nasce solo dalla farraginosità delle leggi fiscali: paghiamo qualcuno per pagare le tasse.
Un'ulteriore tassazione indiretta si nasconde nel sistema di multe e sanzioni, comminate dallo Stato in conseguenza di sue proprie inadempienze. Non ci sono sufficienti servizi di trasporto pubblico: lo Stato e gli Enti Locali lucrano sulle multe. Le biglietterie ferroviarie non funzionano e le carrozze di seconda classe sono scarse? Non basta pagare i biglietti sul treno, occorre la multa. La posta non ti consegna in tempo un avviso di pagamento: pagherai la sovrattassa di mora.
Infine, esiste una tassazione mai contabilizzata, perchè non è propriamente in danaro, ma in tempo. Il tempo è considerato danaro in tutte le transazioni del sistema capitalistico, fuorchè nei rapporti fra cittadino e Stato o pubblico servizio. Ogni anno il cittadino è obbligato a prestare centinaia di ore gratuite per ottemperare alle centinaia di obblighi sulla vita quotidiana: ore spese a tavolino, nella compilazione di moduli e documenti vari, o nelle code inevitabili di ogni sportello.
L'INSIEME di tutte le TASSE INDIRETTE, nascoste, implicite è BEN PIU' DEL DOPPIO delle TASSE DIRETTE. Il che spiega la futilità di una riduzione del 5% delle imposte sul reddito, o della soppressione della tassa sui due dipendenti di una piccola impresa.
Ridurre delle imposte: missione impossibile
Un Governo italiano, di qualsiasi orientamento, non può realizzare alcun significativo taglio delle imposte. L'elenco delineato sopra implica due fattori determinanti l'irriducibilità.
Il primo è l'ipertrofia legislativa. Nessuno sa esattamente quante sono le leggi, i regolamenti e le delibere nazionali e locali che soffocano il nostro Paese. C'è chi dice addirittura un milione. La maledizione europea sta incrementando questo numero con una progressione geometrica. Certo è che un numero così vasto di tasse, imposte, accise, patenti e multe deriva da una legislazione delirante che si è stratificata in decenni di progressiva invadenza dello Stato, legando l'intera società in una rete oggi sostanzialmente inestricabile. Diminuire sensibilmente il gioco fiscale richiede il taglio di un terzo o della metà della legislazione. Impresa che nessuno saprebbe o vorrebbe fare.
Il secondo è la corporativizzazione del regime. L'ipertrofia legislativa ha diverse cause, la prima delle quali è che ogni legge favorisce una determinata corporazione che è rappresentata da e controlla una porzione del corpo legislativo. Sulle imposte dirette e indirette non vivono solo i circa 4 milioni di dipendenti pubblici (di Stato, enti locali ed enti vari), ma almeno altrettanti milioni di cittadini beneficiati in via diretta o indiretta dal sistema fiscale e normativo. Diminuire le tasse significa dimezzare la forza lavoro pubblica e insieme delegiferare, togliendo introiti vistosi alle corporazioni parassitarie - fino a dimezzarne il peso. Ad occhio e croce si tratta di depauperare altri 3 o 4 milioni di italiani. Poichè i dipendenti pubblici e le frange corporativo-parassitarie sono una parte centrale dei ceti dirigenti rappresentati da tutti i partiti, nessun governo potrebbe formarsi con un simile programma.
E se per caso ne nascesse uno, creerebbe una guerra civile.
Ma pagare in base al reddito e ricchezza personale le tasse indirette si può !!