Il vicesindaco di Treviso contro i gay: «Cacciamoli dalla città». Reazioni indignate da parte di politici di ogni schieramento. L'Arcigay: «Si dimetta»
L'espressione pulizia etnica è usata spesso nel senso di pulizia totale, non c'è nessun riferimento razziale. D'altronde i gay non sono una razza... Lo staff di Gentilini per rettificare le sue parole
Orsola Casagrande
Trevisto
L'ennesima sparata del vice sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, si potrebbe attribuire al caldo. Un colpo di sole. O forse lo «Sceriffo» (oggi vice, visto che non è più primo cittadino) ha avuto un nuovo rigurgito di quella politica razzista che ha contraddistinto la sua gestione della cittadina veneta. «Darò disposizione ai vigili urbani di fare pulizia etnica dei culattoni», ha dichiarato Gentilini ad una televisione locale, annunciando la volontà di ripulire un'area della città, un parcheggio, dove a suo dire si ritrovano i gay per consumare rapporti sessuali. Dunque si potrebbe attribuire anche questa sparata al caldo. Ma è bene non farlo. Quello di Gentilini è invece un nuovo tassello di un mosaico che più si completa e più rimanda un'immagine razzista, xenofoba, intollerante nei confronti di chi si vorrebbe diverso per poterlo colpire più facilmente. Così in questa torrida estate tocca ai rom venire scacciati dalle loro baracche fatiscenti, ai migranti essere rispediti nelle loro (nostre per la verità) guerre o in un bel centro di detenzione, alle prostitute e ai trans essere cancellati dalle vie cittadine, ai tossici. E ora agli omosessuali. In nome della sicurezza. Di città sicure per cittadini che rispondono ad un modello di «perfezione» terrorizzante. Ieri il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, per bocca della sua presidente Rossana Praitano, ha annunciato che «querelerà il vice sindaco per apologia di nazismo. Le allucinanti omofobe dichiarazioni di Gentilini, confermano quanto stiamo da tempo sostenendo, ovvero che è in atto una campagna d'odio verso le persone omosessuali. La pulizia etnica dei culattoni lanciata da Gentilini - dice ancora Praitano - ha bisogno di una risposta convinta da parte di tutte le istituzioni». Acqua sul fuoco la getta il procuratore della repubblica di Treviso, Antonio Fojadelli dicendo che «non è compito della magistratura intervenire su questioni di cattivo gusto. Finchè si tratta di stravaganze da parte nostra non esiste alcun obbligo a procedere, dato che un reato è qualcosa di previsto da una legge positiva e non è costruito su opinioni. Dal mio punto di vista - aggiunge - in questo caso non vedo alcuna istigazione all'odio nei confronti degli omosessuali».
Luana Zanella, vicepresidente dei deputati Verdi ritiene «gravissime le frasi del prosindaco leghista. Gentilini ha una responsabilità istituzionale che ha infangato più volte. Ora ha superato il limite, perché i suoi comportamenti sono offensivi nei confronti delle coscienze democratiche». Per Vladimir Luxuria, di Rifondazione, oggetto di pesanti commenti dopo il suo pestaggio al gay pride di Mosca, «sono battute demenziali, da colpo di sole estivo, fatte forse solo per contendere a qualche starlette una foto sui giornali. Al prosindaco, al quale consiglio un periodo di riposo, posso solo annunciare una grande manifestazione lesbo-gay-trans nella città di Treviso».
E un «bel kiss-in» nella città veneta lo propone anche Franco Grillini, deputato di Sinistra Democratica. «Sarebbe importante dar vita subito ad azioni di protesta a Treviso. - dice Grillini - Si dovrebbe inaugurare una gay street come abbiamo fatto con Via di San Giovanni in Laterano a Roma». Grillini dice di aspettarsi le «stesse reazioni indignate che ci sono state quando un politico ha attaccato altre minoranze. Voglio proprio vedere - aggiunge - che livello di indignazione la classe politica è capace di tirare fuori. O forse Gentilini dice queste cose perché sa che se lo può permettere». Preoccupato anche il commento di Arcigay: «Le parole pronunciate dal vice sindaco Gentilini non possono passare come espressioni colorite o come l'ennesima bravata di una personaggio che e' sempre fuori dalle righe - a detto l'associazione -. Quelle che è accaduto a Treviso è gravissimo e sono inutili i tentativi dell'omofobo Calderoli di metterla sul ridere, utilizzando il suo solito linguaggio sguaiato che ricorda gli squadristi in camicia nera che agivano indisturbati durante il fascismo. Gentilini va isolato, va costretto a dimettersi, perché è intollerabile che una democrazia possa sottovalutare l'odio che è sparso tutti i giorni su milioni di cittadini italiani». Per Rosy Bindi «l'espressione pulizia etnica ricorda tragedie della storia che hanno portato lutti e sofferenze a milioni di persone. Nessuno, ma soprattutto chi riveste una responsabilità pubblica, non è autorizzato a usare un linguaggio offensivo, che alimenta inaccettabili discriminazioni». Luca Volontè, capogruppo dell'Udc alla Camera parla di «oltraggio alla decenza. Ogni discriminazione è illecita in Italia». Condanna anche da parte della comunità ebraica di Roma.
A Treviso, per nulla preoccupato appare invece il sindaco, Gianpaolo Gobbo che su quanto dichiarato da Gentilini dice solo che «non è nulla di preoccupante. E' il suo modo di essere. - aggiunge Gobbo - In questo caso si parla di decoro pubblico e noi cerchiamo di spostare gay, prostitute, coppie omosessuali o eterosessuali, fa lo stesso, che si scambiano effusioni sotto gli occhi di tanta gente». Arcigay Veneto intanto ha indettoper sabato, alle 12 davanti al municipio di Treviso una manifestazione con kiss-in.
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