Pd e' sotto shock. Prodi rinuncia a candidatura,Bersani e Bindi si dimettono
Ex premier si ferma a 395 voti, 109 voti sotto quorum: 'Chi mi ha portato a questa decisione si assuma le sue responsabilità'. Vendola: 'Ora convergere su Rodotà'
''Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilita'. Io non posso che prenderne atto''.Questa la dichiarazione con la quale Romano Prodi rinuncia alla candidatura al Quirinale
Pierluigi Bersani si dimettera' da segretario dal momento in cui sarà eletto il nuovo presidente della Repubblica. Lo ha annunciato all'assemblea dei grandi elettori del PD. "Abbiamo prodotto una vicenda di gravità assoluta, sono saltati meccanismi di responsabilità e solidaretà, una giornata drammaticamente peggiore di quella di ieri". Così Pierluigi Bersani all'Assemblea del Pd. 'Al prossimo voto per il capo dello Stato ci asteniamo e faremo un' assemblea, mi auguro che si trovi una proposta con le altre forze politiche. Noi da soli il presidente della Repubblica non lo facciamo" ha aggiunto. 'Nella situazione che si è creata bisogna riprendere contatti con altre forze politiche per impostare la soluzione" per l'elezione del presidente repubblica, ha continuato Bersani. "Abbiamo preso una persona, Romano Prodi, fondatore dell'Ulivo, ex presidente del consiglio, inviato in Mali e l'abbiamo messo in queste condizioni. Io non posso accettarlo. Io non posso accettare che il mio partito stia impedendo la soluzione. Questo è troppo" ha concluso il segretario
Romano Prodi ha ricevuto alla IV votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica 395 voti, molto al di sotto del quorum richiesto di 504. I voti del centrosinistra sommati sono di 498 anche in considerazione del fatto che i presidenti di Camera e Senato non votano. 78 preferenze sono andate a Anna Maria Cancellieri, 213 a Stefano Rodotà e 15 a Massimo D'Alema. I risultati ufficiali sono stati letti dalla presidente della Camera, Laura Boldrini.
"La candidatura di Prodi non c'é più". Così Matteo Renzi parlando con i cronisti lasciando Palazzo Vecchio. "Oggi il segretario del Pd ha chiesto per l'unità del partito di offrire una candidatura molto autorevole. A Prodi tutti hanno detto sì, hanno fatto l'applausone, poi hanno fatto il contrario, il giochino dei franchi tiratori che non è una battaglia a viso aperto". "Quella di Prodi, rispetto alla vicenda Marini, è un po' diversa", aveva premesso Renzi al suo ragionamento sull' "applausone" che stamani aveva accolto la proposta della candidatura di Prodi all'assemblea dei grandi elettori del Pd, alcuni dei quali hanno poi fatto, dice il sindaco di Firenze, "il giochino dei franchi tiratori". "Adesso vediamo cosa proporranno Bersani e il Pd". In queste ore i grandi elettori dovranno sciogliere la matassa".
Romano Prodi sta riflettendo se mantenere o meno la propria disponibilità alla candidatura per a presidenza della Repubblica. Lo riferiscono fonti vicine al Professore che è ancora in Mali.
Il Pd smentisce indiscrezioni giornalistiche in base alle quali il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si dimette dopo l'esito del voto su Romano Prodi.
"Tutti i nostri voti sono andati a Romano Prodi ed erano 'segnati', sono andati tutti a Romano Prodi". Lo spiega il capogruppo di Sel alla Camera Gennaro Migliore. A chi gli chiede se le loro schede fossero 'R. Prodi', Migliore replica di sì.
Il Pd sta facendo un congresso in una fase drammatica per il paese, Sel è molto arrabbiata perché i dem mantengono l'Italia dentro una contesa intestina. Lo afferma il leader della sinistra ecologista Nichi Vendola, parlando a Sky.
Massimo D'Alema raggiunge quota 11 voti durante lo scrutinio della quarta votazione per l'elezione del presidente della Repubblica e il Pdl festeggia applaudendo e alludendo al fatto che l'elezione di Prodi, che corre sul filo dei 504 voti, diventa più difficile. Pronto il richiamo della presidente di Montecitorio, che sta procedendo allo scrutinio: "E' in corso lo spoglio...". "Ehhh....", rispondono di rimando dal Pdl. "Possiamo continuare?", insiste Boldrini. "Sì!". Allora, "grazie".
Dopo la doppia fumata nera per Franco Marini, che oggi alza bandiera bianca ritirandosi dalla corsa, Romano Prodi è il candidato al Quirinale su cui punta il Pd. Nome che però trova la netta contrarietà del Pdl, che medita contromosse per stoppare quello che considera una candidatura che "spacca" il Paese, e il 'no' motivato di Mario Monti, che cala sul tavolo la carta Anna Maria Cancellieri, su cui potrebbe convergere, oggi, il partito di Silvio Berlusconi.
Anche Beppe Grillo insiste sul suo candidato, Stefano Rodotà, anche se il costituzionalista dice di non voler essere di ostacolo nel caso in cui i Cinque Stelle decidessero di puntare su altri candidati. Ma è Beppe Grillo a stroncare qualsiasi illusione: "Nessuno in M5S si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro". I candidati, dunque, restano tre. E così, complice il rischio - sempre alto - di 'franchi tiratori' fra i democrat, l'elezione del professore bolognese non pare affatto scontata. La Cancellieri, al momento, anche con l'appoggio del centrodestra non supererebbe i 342 voti. Stefano Rodotà, il più votato nel terzo scrutinio (dove le schede bianche sono state 465) ha incassato 250 preferenze. Più dei voti a disposizione di grillini e Sel.
Prodi ha ottenuto solo 22 preferenze, ma solo perché è il candidato del quarto scrutinio, quando il quorum si abbasserà a 504. Ma restano le incertezze. Perché se è vero che il professore sulla carta conta 500 voti (calcolando i Grandi elettori di Pd, Sel, socialisti, Svp, centro democratico e altri), è altrettanto vero che nel segreto dell'urna, come dimostra l'esperienza di Marini, le cose possono cambiare. Per questo nel Pd c'é massimo allarme. Timore plasticamente dimostrato dal tentativo di Ricardo Levi (ex portvoce di Prodi) e Dario Franceschini di convincere Scelta Civica a convergere sull'ex presidente della Commissione europea. Ma il professore, intercettato dai due esponenti del Pd nel bel mezzo del cortile di Montecitorio, non cede e conferma che per il Quirinale serve una figura gradita anche dal centrodestra.
Secondo Berlusconi, "la candidatura di Marini è stata accantonata violando la parola data. Secondo l'articolo 87 della Costituzione il Capo dello Stato rappresenta l'unità nazionale. Per questo ci eravamo resi disponibili ad una candidatura condivisa, anche se non espressione del nostro partito. In una rosa di cinque nomi proposta dal Pd avevamo individuato il nome di Marini e lo abbiamo lealmente sostenuto alla prima votazione. Stanno occupando tutte le istituzioni con il 20% dei voti".
"No questo no. Il diavolo veste Prodi". Si fa notare, Alessandra Mussolini, nei corridoi di Montecitorio. La senatrice del Pdl veste infatti una t-shirt bianca con scritte a caratteri cubitali in nero, per esorcizzare l'elezione dell'ex premier ulivista al Colle. Davanti, solo le parole: "No questo no". Dietro la schiena, la spiegazione di un no tanto accorato: "Il diavolo veste Prodi". Entrata in Aula con la maglietta fino allo scranno della presidenza Alessandra Mussolini ha 'ricevuto' fischi dal Pd, che ha chiesto la sua uscita dall'emiciclo. ''La richiamo all'ordine e dico ai capigruppo: e' possibile collaborare almeno oggi?''. Cosi' la presidente della Camera Laura Boldrini ha cercato di riportare all'ordine l'aula di Montecitorio alle prese con la votazione del presidente della Repubblica. Applausi da parte di gran parte dell'emiciclo ma non dal Pdl.
Fonte: Ansa.it