Originariamente inviata da
Sirenen
chi vi parla è un ex anoressica,...che sta rischiando il problema opposto: la bulimia.
non si può sminuire una malattia così grave riducendola al fatto di essere alla moda. l'anoressia è rifiuto di se stessa..un rigetto. i miei problemi sono la conseguenza di un post trauma e di tanti problemi familiari che tutt'oggi mi pereguitano.
tra l'altro non è un problema di oggi quello di essere perfette...
ma ve li ricordate i greci? avevano un culto smisurato per la perfezione del corpo e male sopportavano ogni sua anomalia, e stabilirono un canone estetico, ancora oggi apprezzato (denominato canone di Policleto), fatto di proporzioni matematiche tra le diverse parti del corpo, come testimoniato dalle numerose statue giunte fino a noi, in particolare quelle raffiguranti gli atleti delle olimpiadi, incarnazioni del loro ideale. Naturalmente l'alimentazione era quindi pensata come un mezzo per raggiungere e mantenere tali proporzioni del corpo.
Gli antichi romani, almeno quelli benestanti, si abbandonavano a lunghissimi pasti che duravano anche intere settimane, sdraiati sul famoso triclinio (una specie di divano su cui si alimentavano stando orizzontali), ed è storicamente descritto come facessero ricorso al vomito tra una parte e l'altra di tali banchetti per poter continuare a mangiare, il che era simbolo di ricchezza e benessere. È facile notare la somiglianza di queste condotte con i fenomeni odierni della bulimia.
Poi è la volta dei popoli Barbari, gli invasori che valorizzano il corpo grasso, obeso, come una manifestazione di potere, di opulenza, di ricchezza, e perfino di benessere sanitario perché allontana lo spettro della fame e della sottonutrizione dei popoli poveri e sottomessi.
Nel Medioevo, fortemente influenzato dal cristianesimo e dalla sua morale, corpo e cibo vengono rubricati come strumenti del peccato, e quindi vengono valorizzati dalla morale dell'epoca i corpi anoressici delle sante ascetiche, magri fino allo scheletro, quindi esenti e distanti dalle tentazioni della carne, anestetizzati verso il piacere, e per questo venerati. Il fatto che molte sante ascetiche fossero di fatto anoressiche morte di stenti e mortificazioni, passava in secondo piano.
Dopo l'oscurantismo medioevale, secondo cui il corpo corrispondeva al male in quanto luogo del piacere diabolico, nel rinascimento si assiste ad una reazione forse anche eccessiva e di segno opposto, secondo cui invece il corpo, proprio perché luogo del piacere, è strumento e simbolo della rinascita culturale in atto, che allontana lo spettro della colpa morale, come testimoniato dai quadri di Tiziano, abitati da corpi floridi, sensuali, giovani, in piena salute, e dai banchetti delle corti. Salute e piacere tornano quindi a convivere.
L'illuminismo valorizza l'efficienza e la produttività delle nascenti fabbriche, ed ha bisogno quindi di copri magli ed in piena salute, veloci, agili, inarrestabili come le macchine, perché la malattia non produce, non rende, e non può quindi integrarsi nella nuova società dei consumi, e deve quindi essere rinchiuso nelle nascenti cliniche e catalogato secondo delle patologie. Il corpo malato è dunque oggetto di diagnosi e terapie, perché deve guarire a tutti i costi, pena la condanna ad una nuova forma di condanna, non più morale ma scientifica.
Per non parlare del rapporto con il corpo femminile, che da sempre ed in pressoché tutte le culture è oggetto di fobie e timori, come dimostrato dalla tendenza a coprirlo in medio oriente con il burka o il ciador, o a modificarlo artificialmente in occidente con la chirurgia estetica, due modalità opposte ma che perseguono lo stesso fine ed affermare la stessa cosa: che la natura del corpo è inaccettabile, che bisogna intervenire per cambiarla o nasconderla, perché il corpo così come è disegnato da madre natura ha qualcosa di angosciante, di incompleto o di imprevisto, e per questo da sempre gli esseri umani si affannano a proporre ed imporre modelli estetici e canoni di bellezza in linea con la cultura e con i timori della loro epoca storica.