Però dobbiamo metterci d'accordo.
O si disquisisce sull'arte moderna in genere, e ci si cimenta nel fare una cernita su quali opere mnderne siano definibili artistiche e quali invece spazzatura oppure ci si sofferma su questo singolo lavoro e quindi ha senso analizzarlo senza alcuna comparazione entrando nel merito di quel che vorrebbe rappresentare.
Invece mi sembra che qui si utilizzi il discorso della non-arte solo perché ci disturba che si sia utilizzato un crocifisso o, quando propongo un'interpretazione dello stesso (che non mi sono inventato, ma è proprio dell'autore), per glissare sull'argomento.
Da un'intervista a Alessandro Deva:
«L'intervento, spiega Deva, prevede un gesto sicuramente duro,
anche se poi si risolve in un'immagine di grande poesia, che cerca
di scavalcare la polemica spicciola, per arrivare al cuore del problema
e cioè che l'Aids non è soltanto una malattia, ma è un sintomo di come
sia difficile vivere l'amore oggi. Il volto del Cristo in questa circostanza
è come avvolto in un sudario, per me sta a significare che egli è molto
più vicino al dolore e alla sofferenza di quanto noi possiamo immaginare».