Un "delirio senza sicurezza". Un girone infernale trasformato in mega party dal quale gli agenti di polizia, vigili urbani e addetti alla security sarebbero stati alla larga. E' la denuncia della ragazza violentata a Capodanno alla festa della Fiera di Roma. "Sono riusciti a farmi tutto questo perché non c'era sicurezza: altro che festa patrocinata dal Comune di Roma, quello era un inferno", dice la 23enne al quotidiano La Repubblica.
La giovane è arrabbiata con "il casino che i giornali stanno facendo: ormai lo sanno tutti che sono io, non so con che faccia tornerò a casa" e per le bugie scritte, soprattutto una: "Non ero drogata, avevo bevuto due gin tonic - dice - ma "ho letto che avevo assunto cocaina, ketamina... ma se io nemmeno so cos'è?". Ha ancora "botte e lividi dappertutto" , ma "il dolore più grande è quello interiore, per me, per i miei cari. Ci sono le notti in cui non riesco a dormire, mi sveglio urlando, mi sforzo di ricordare un particolare, un dettaglio".
Gaia aveva lavorato fino alle 11 per questo spiega era andata a quella festa, e anche perché a lei la musica elettronica piace, ma "se avessi avuto le ferie sarei andata in montagna", o avrebbe organizzato una piccola festa in casa, invece quella notte "sono finita in quell'inferno: 45 euro per un rave legalizzato. Quelli non autorizzati sono meglio, lì non hanno mai violentato nessuno". "Era la festa del Comune di Roma, un delirio senza sicurezza. I vigili erano fuori a regolare il traffico e la security stava ai cancelli, mentre dentro ti chiedevano se volevi cocaina, speed e altre robacce".
E la ragazza cerca di ricordare: è nel padiglione 1, alla consolle toccava al dj Sven Vath, si allontana per andare in bagno e mentre entra qualcuno l'aggredisce: "Non era solo. C'erano altri con lui, ma non erano sette come è stato scritto". "Ho lottato con tutta la forza che avevo, ma invano. Mi sembrava di morire soffocata, con le mani quello mi teneva il collo e non mi lasciava respirare. Non so come, alla fine, sono riuscita a scappare. Se fossi stata drogata come dicono non ce l'avrei mai
fatta".
E ora la 23enne ha paura che "davvero non ci fossero le telecamere", qualcosa che possa aiutare a scoprire chi è stato ad aggredirla e stuprarla quella notte, che "davvero non riescano a trovare il colpevole", perché trovare chi è stato è la prima cosa che Gaia vorrebbe per uscire dall'incubo di quell'inferno, "oltre ad essere lasciata in pace. E dimenticare".