Io mi chiedo in base a cosa il giudice ha pensato di prendere sta decisione.
Non ha ottenuto l'affidamento.
Vedeva il figlio poche volte al mese e quelle poche volte che lo vedeva si trattava sempre di VISITE CONTROLLATE.
Tutte le denunce gli sono state archiviate.
E in più, tralasciando il fatto che il bimbo non vuole venire con te, PERMETTI CHE TUO FIGLIO VENGA PORTATO IN UNA CASA FAMIGLIA pur di avere la meglio sulla tua ex moglie!!!
Padre di merda.
@Jo Constantine; veramente è la madre ad essere di merda. Le hanno tolto la patria potestà ed il bambino è stato affidato AL PADRE.
Sua madre non li ha mai fatti incontrare.
Ha esercitato denigrazione nei confronti del padre ed è per questo che il bambino non vuole vederlo, e probabilmente è per questo che si incontravano in presenza degli assistenti sociali.
Secondo gli atti si tratta di ALIENAZIONE GENITORIALE.
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http://www.alienazione.genitoriale.com/padova-bambino-salvato/
Sì, la fonte è un po' di parte..Ma è spiegato tutto abbastanza bene.
E poi anche le altre fonti sono molto di parte. Fatte apposta per fare rumore.
*«La Corte di Appello di Venezia ha emesso un provvedimento grave che ha portato alla decisione di far decadere la patria potestà della madre e il motivo di ciò è consistito nell’aver attuato un ostruzionismo strenuo che ha impedito la frequentazione tra me e mio figlio. Per cui, di fatto, il bambino non l’ho più visto. Anche perché il comportamento della madre e dei suoi familiari ha cagionato al bambino una psicopatologia secondo la quale mio figlio è esposto ad un rischio altissimo di patire dei disturbi mentali nel corso dell’evoluzione».*
No Rude, se tu preferisci vedere tuo figlio in una casa famiglia piuttosto che con un genitore, in una casa, con la famiglia, sei un padre di merda.
Poi possiamo parlare di alienazione genitoriale e blablabla, ma il ragazzino sempre in una casa famiglia sta.
Ci sta momentaneamente perché si deve "disintossicare".
Queste le disposizioni del tribunale, con assistenti sociali e psicologi al seguito.
Io correrei questo 'rischio' se fossi sicura delle pressioni psicologiche che subisce in casa, *in famiglia*.
A quanto pare avrebbe potuto sviluppare disturbi abbastanza gravi se avesse continuato a stare con la madre.
Quella che hai fatto tu è una considerazione che ho fatto anche io diversi post fa.
Poi ho capito.
E ho capito pure perché la zia e il nonno si trovavno là: era quasi ora di uscire da scuola. Hanno sbagliato i tempi.Se avessero fatto 'sta mossa alle 10 del mattino quel bambino non si sarebbe trovato la zia 'complice' e non si sarebbe buttato per terra...
Hai dato 'na letta a quel link ?
leggendo il tuo post mi sono ricordato un episodio similare con carattaristiche da te descritte : troppo amore materno, dove la forza pubblica pur non facendo la figura di padova cmq dimostra avere poca sensibilità
Figli tolti alle madri: li maltrattavano per troppo amore morboso | Il bimbo nella societ
Figli tolti alle madri: li maltrattavano per troppo amore morboso
In una scuola elementare di Trento assistenti sociali e vigili urbani hanno “fatto irruzione” per eseguire un provvedimento di allontanamento di un minore dalla famiglia. A Ferrara un caso analogo. Di che si tratta e cosa dice la legge?
L'altro ieri, giorno 21 aprile, in una scuola elementare di Trento la ricreazione, diversamente da come dovrebbe essere, non è stata per i bimbi un sereno momento di pausa e gioco. Proprio durante la sospensione dalle lezioni, assistenti sociali e vigili urbani hanno “fatto irruzione” nella scuola per eseguire un provvedimento di allontanamento di un minore dalla famiglia. L’operazione è stata compiuta in adempimento delle disposizioni del Tribunale dei minori di Trento. Quest’organo giudiziario ha decretato l’allontanamento del bambino dalla famiglia e la sua collocazione in una struttura protetta.
In sede giudiziale è stato accertato che la mamma esercitava sul bambino un affetto “asfissiante”, tale da pregiudicare un corretto sviluppo del minore. I periti hanno sostenuto che la madre non riesce ad immaginare il figlio separato da sé; in tal senso ella esercita sul piccolo fortissimi condizionamenti, privandolo in ogni modo di spazi personali, indispensabili per l‘affermazione del proprio io.
Il provvedimento “estremo” si radica nella difficile storia familiare del minore. La mamma non pare sorretta da una struttura familiare capace di limitare i danni al bambino e, stando alle perizia, non si renderebbe neanche conto degli effetti negativi del suo comportamento. Il padre, poi, pare non avere alcun ruolo nella vita del piccolo.
È del 14 aprile scorso la notizia di un’altra complessa storia familiare nel segno della educazione iperprotettiva. A Ferrara sono stati condannati per maltrattamenti madre, nonna e nonno. Il fatti riguardano un lungo arco di tempo dal 2004 al 2008, in questi anni la crescita e lo sviluppo del minore sarebbero stati letteralmente soffocati. Il ragazzino, che oggi ha 13 anni, paga lo scotto d’un affetto asfissiante e paranoico: ha problemi nella deambulazione, fino all'età di sette anni non era in grado di affrontare una rampa di scale; ha difficoltà nel rapporto con il cibo per lungo tempo somministratogli in modo inadeguato alla sua età, gli davano la merenda spezzettata non permettendogli di sperimentare un modo adulto di cibarsi da solo; dimostra reticenze ad andare in bagno a scuola, perché gli è stato inculcato di fare i bisogni solo a casa propria.
Il padre del bambino si è battuto per liberare il figlio dal giogo della madre e dei nonni. Dopo la separazione l’uomo è stato del tutto isolato e allontanato dalla famiglia, nonni e mamma raccontavano al bimbo che il padre non lo voleva o che intendeva allontanalo da loro per lasciarlo in una comunità di handicappati.
L’esame di questi angoscianti fatti pretende, in primis, un’analisi del concetto giuridico di cura del minore nell’ambito familiare.
La famiglia è considerata dalla legge la cellula primigenia della società. Osservata nella prospettiva dello sviluppo del bambino, essa è il “nido” in cui il minore nasce e deve serenamente crescere sino a spiccare il volo. I genitori, e con loro gli adulti che orbitano intorno al nucleo base della famiglia (i nonni come gli zii), devono facilitare il bambino nella affermazione di se stesso e della propria identità, lo devono stimolare a perseguire i suoi personali obiettivi, devono assecondarne l’indole e le inclinazioni. In questo senso per famiglia deve intendersi ogni comunità stabile di affetti, quindi anche una famiglia di fatto. Ed, altresì, deve comprendersi che i doveri familiari verso i minori, che gravano sugli adulti, non si possono mai esaurire con la disgregazione di una convivenza.
Malgrado la separazione, infatti, un genitore (come anche un nonno, secondo le più moderne tendenze dottrinali e giurisprudenziali) hanno il diritto - dovere di continuare ad esercitare il loro ruolo. E si faccia bene attenzione: i diritti genitoriali non sono diritti dei genitori sui figli, ma diritti per i figli. In questo senso, padri e madri, nel loro ruolo naturale, sono chiamati a muoversi sempre nel supremo interesse del figlio.
Lo Stato in caso di carenza genitoriale è obbligato ad intervenire. Deve farlo perché tutelando la famiglia, intesa come sua cellula originaria e basilare, tutela se stesso e l’equilibrio della collettività.
Le istituzioni opereranno preferibilmente interventi di integrazione, tuttavia la legge prevede, per i casi gravi, il ricorso a misure anche estreme, come l’allontanamento del minore dalla comunità familiare. Chiaramente, un atto tanto invasivo e traumatico per la vita di un bambino, deve essere orientato alla sua massima tutela.
Nei casi argomentati, il ricorso a provvedimenti di allontanamento e collocazione in strutture protette , si è reso necessario perché i minori erano vessati da maltrattamenti.
È appena il caso di precisare che ogni misura di allontanamento implica la decadenza o l’affievolimento della patria potestà.
Comunemente la parola maltrattamento evoca un atto fisico violento. Per la legge, invece, non è necessariamente così.
Secondo il Consiglio d’Europa integrano la fattispecie del reato di maltrattamento gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità, non solo corporea, ma anche psichica, affettiva, intellettiva e morale. Insomma esiste una gravissima forma di maltrattamento, sommersa e difficilmente rintracciabile: è il drammatico maltrattamento psicologico. Diversamente da quello fisco, questa specie di maltrattamento troppo spesso si palesa quando i suoi effetti sono già drammatici.
L’asfittica educazione della madre e dei nonni ferraresi impediva al bambino di correre, saltare e fare le scale; essa si è manifestata a tutti quando le sue conseguenze, ovvero il ritardo motorio, avevano già afflitto il bambino. Quest’aspetto nascosto del maltrattamento psicologico è assai delicato e preoccupante, anche se lo si considera sotto il profilo delle difficoltà di accertamento dei fatti. Laddove, quando si parla di maltrattamenti, l’intervento a tutela del minore è tanto più efficace quanto più è tempestivo. Spesso, però, accertare la realtà di simili situazioni è assolutamente complicato. Tanto più che un errore in questi ambiti può causare danni enormi. Pensate a ciò che accade a quelle famiglie travolte incolpevolmente dall’onta di una accusa di maltrattamenti, pensate al dolore provocato ai bambini sottratti senza motivo dal loro nido.
In questo senso, per un corretto accertamento delle situazioni di fatto, giocano un ruolo importantissimo i pediatri di base e la scuola.
In conclusione va garantita ai minori assoluta tutela contro i maltrattamenti, ancorché psicologici e non fisici. Certo va superata con sensibile attenzione la difficoltà diagnostica e va compresa anche la riluttanza del paese ad accettare simili distorsioni educative. Tuttavia un bambino vessato psicologicamente diventerà un adulto senza autostima, con difficoltà relazionali, incapace, probabilmente di amare e farsi amare, sarà, a sua volta, esposto al rischio di fare uso della violenza come affermazione di se stesso. Chiaro è che bisogna prodigarsi perché questo non accada e per il diritto di ogni bambino ad una crescita serena
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si ma il paragone mi sembra molto esagerato con Aldrovandi capisco l'animosità e l'emotività ma non penso che si possa arrivare a quei livelli
*E si faccia bene attenzione: i diritti genitoriali non sono diritti dei genitori sui figli, ma diritti per i figli.*
Infatti all'inizio dicevo io... ma possibile che st'omo è così coglione da far vivere un'esperienza del genere a suo figlio solo perché l'ex moglie non glielo fa vedere ?
ALDROVANDI?
Ma vaffanculova' Randa'