Non sono affatto d'accordo.
I genitori non sono colpevoli dell'imbecillità dei propri figli.
Certe volte rimango allibita pure nel vedere certi comportamenti di mia figlia.
E guarda, di colpe posso averne tante, posso aver sbagliato un casino di cose.
Ma quando fa cose STUPIDE non dipende né da me né dal padre.
Se poi pensi che questo sia stato un tentativo di suicidio o un atto di autolesionismo, non so.
Io ci vedo una sorta di capriccio, un voler scappare, un atto di ribellione.
certo che devono essere proprio stati difficili questi compiti eh....
allora ti voglio dare un aiutino visto che che hai quotato due cose distinte e chiaro che un po confusione ci sia quando le prendi consegutivamente e ne cerchi di capire il senso visto che rispondevo
nel primo caso se non ricordo male ho risposto ad una ovvietà con una altra ovvietà nel senso che questo episodio di certo porta un arrichimento di esperienze sia per la madre e la figlia senza per questo colpevolizzare nessuno .
Questo è un dato talmente chiaro che se non si riesce compendere allora non so come spiegarlo in altro modo, ma se vuoi puoi sempre darmi una mano ,se conosci un modo migliore, a migliorare: la critica costruttiva porta ad un risultato quella fine a se stessa no.
Nel secondo caso di quote rispondevo al discorso relativo all evoluzione in modo un po ironico ma se tale aspetto non e stato colto da te questo caso non posso farci niente, mettimi pure nella categoria incomprensibili sono sicuro che mi troverò bene visto che uno c'e già e visto che non si fa molti problemi in questo senso ci faremo compagnia
Anche a me sembra un atto di ribellione da parte della bambina, però boh, magari chissà quante altri problemi ci sono dietro a quest'avvenimento. Forse la madre, in un momento di rabbia, le ha detto che se non finiva i compiti le dava un pugno, le proibiva di andare con le amichette, ... e forse i genitori sono anche divorziati, chi lo sa. Lei si è sentita poco amata e ha deciso di buttarsi dalla finestra. Gesto stupido rimane però.
Farai lo sceneggiatore da grande !
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Uh, non so di che testata sia l'articolo riportato nel primo post.
Ma ho letto qualche commento di qualcha altro articolo...
I commenti mi piacciono sempre di più rispetto alle notizie in sé u.u
1.
abolire per legge i compiti delle vacanze: inutili, odiosi e ingiusti.
Gli adulti non si portano il lavoro in ferie e a chi dice che i bambini dimenticano rispondo che i bambini non sono stupidi non dimenticano e che se le vacanze sono troppe e tutte insieme facciamone di più durante l'anno e riapriamo prima le scuole, come accade in Francia o in Belgio.
2.
Concordo in toto con lei.
Mio figlio, 9 anni, per questa estate ha avuto tantissimi compiti.
40 pagine storia geografia e scienze.
Un libro di esercizi di matematica.
Un luibro di esercizi di inglese.
Un libro di compiti di italiano e matematica.
4 temini.
Un libro da leggere.
Insomma, escluse le domeniche, avrebbe dovuto studiare tutti i giorni come se fosse a scuola.
Ma che vacanze sono?
Mi sono opposto.
Ne farà quanti riuscirà a farne.
All'inizio dell'anno scolastico, quando faranno la verifica iniziale, prenderà un brutto voto.
Pazienza! Ma almeno lui (e noi genitori) ci siamo goduti le vacanze!!!
3.
Esistono dimensioni dell'esperienza umana emotiva legata alle emozioni negative.
Viviamo in un momento culturale e sociale in cui le emozioni negative vengono NEGATE: il dolore, la tristezza, la paura per tutto c'è una pillola, per tutto c'è la pressione a "spegnere" la "sgradevole" esperienza velocemente: tutto si trasforma in patologia che DEVE essere curata: per la tristezza antidepressivi, per il dolore analgesici, per la paura ansiolitici...
I genitori, gli adulti sono i primi: ricordo una madre che portò la figlia in terapia perché dopo la morte della sorella per un incidente, aveva l'abitudine di fumarsi una cannetta tutte le sere, mi disse “non posso rischiare di perdere anche lei”,si droga! Le chiesi se aveva farmaci nella borsa, l'aprì e aveva 3 confezioni di ansiolitici diversi e due di antidepressivi. La mamma tutte le sere si stordiva di psicofarmaci. Spiegai a tutte e due che potevamo provare a fare un lavoro insieme: accettare la morte della figlia/sorella, elaborare il lutto, accettare il dolore, attraversarlo, trasformarlo piuttosto che "spegnerlo" con sostanze psicoattive.
Educare i bambini, anche molto piccoli, a sopportare e gestire un NO significa abituarli a gestire la frustrazione, educarli al dovere significa prepararli alla vita. Noi ci “pretendiamo” felici e pretendiamo che lo siano i nostri figli, che diventano sempre più incapaci di riconoscere e gestire le "difficoltà" emotive, perché non glielo insegniamo NOI, NOI per primi non le tolleriamo!
Fonte Messaggero
A 10 anni sono RAGAZZINE e non sono piccole! Se mai sono bambine nella testa e nei sentimenti ma secondo me, riportare una notizia del genere può generare emulazione cosa che a quella età sanno fare molto bene.
Piuttosto sia detto chiaro che si diventa grandi nel saper affrontare i rimproveri di mamma e le altre difficoltà della vita e non nel buttarsi giù da qualche parte!
Fonte IlSecolo XIX