Capisco che le aziende si basino sui profitti e sui bilanci, però in questi casi non si potrebbe fare una specie di "aspettativa"?
forse @Eurasia può rispondermi
Capisco che le aziende si basino sui profitti e sui bilanci, però in questi casi non si potrebbe fare una specie di "aspettativa"?
forse @Eurasia può rispondermi
Beh, una persona che va a sostituire qualcun altro fino al suo rientro, è consapevole del fatto che prima o poi potrebbe dover andar via. Succede anche con chi sostituisce donne in maternità !!!
Certo dopo 10 anni è dura.
Ma ripeto, una persona che sta in coma 10 anni, difficilmente potrà tornare a lavorare....
No, non sono capace di risponderti. Sebbene io abbia studiato una casistica infinita, nessuna di queste comprendeva sentenze tra un datore di lavoro e un ex lavoratore in stato vegetativo. Posso solo provare a capire il punto di vista dell'Azienda perchè non può dipendere da essa il mantenere o meno congelato un rapporto di lavoro al suo interno. Qui non si tratta semplicemente di assenze continuative imputabili alla malattia, che in sè raramente nel settore privato vengono tollerate, ma di una persona che l'Azienda considera variabile non produttiva e fortemente aleatoria (Da qui l'uso della clausola "motivi tecnici, organizzativi, produttivi). Io mi meraviglio delle rappresentanze sindacali che stanno portando avanti questa crociata, semmai dovrebbero prendersela con le leggi esistenti nel nostro Paese.
Il problema è che in Italia siamo abituati ad essere "coccolati" dai nostri Istituti di previdenza sociale, ma allo stesso tempo manca un disegno efficace che redistribuisca queste erogazioni in modo equo e mirato. Ma d'altronde come potremmo? Non sappiamo nemmeno che valenza abbia una persona in stato vegetativo, figuriamoci in rapporto a casi di questo tipo.
Classica non-notizia all'italiana, subito strumentalizzata ed enfatizzata da quei poveretti della cgil che evidentemente si sentono in dovere di "far ricorso" sempre e comunque contro tutto, sfruttando ogni genere di situazione..
L'azienda ha semplicemente seguito ed applicato quanto previsto dalla legge; come detto da altri, non è compito suo quello di fornire prestazioni assistenzialistiche o mantenere attivo vita natural durante un rapporto di lavoro che in concreto si è tragicamente interrotto oltre un anno fa.
Sarà onere di inail, inps e compagnia quello di assistere la persona, erogare eventuali pensioni di invalidità, ecc.
Che senso ha mettersi a far la morale alla società, che -ricordiamolo- ha fatto tutto quello che le era richiesto!? Addirittura è stata criticata per i termini usati..ridicolo.
Cosa doveva fare, tenere quella persona e magari vista la situazione drammatica assumere anche tutti i familiari part-time!? E poi non sono sicuro che tutto fosse a carico dell'inps..c'è scritto nell'articolo che volevano addirittura farle fare le ferie (!!) per prolungare un altro po' la situazione..ma x un lavoratore in ferie mi sa che lo stipendio lo paga l'azienda.
@Wittmann Quella delle ferie immagino che volesse essere un'escamotage per poter compiere un atto interruttivo della malattia senza che la lavoratrice (essendone impossibilitata) si recasse al lavoro, dal momento che le ferie si maturano anche durante i periodi di malattia, diventando così illicenziabile.
Non so se questa cosa sia possibile, ho i miei dubbi, dovrebbero esserci dei vincoli sull'attaccare ferie e malattie, ma non ne sono certo. Comunque se anche fosse una cosa possibile, diventa ancor più colpevole il sindacato che, invece di reclamare dopo, avrebbe dovuto ben consigliare l'assistita per tempo e fargli prendere 'ste ferie...
@RudeMood : non sono sicuro, ma credo che le quote che un'azienda versa all'INPS per un lavoratore dipendente siano proporzionali alla sua retribuzione versata; quindi nel caso di malattia, dovrebbe essere l'INPS stessa ad auto-versarle. Se invece la lavoratrice in questione avesse preso dei giorni di ferie, come ipotizzato sopra, in quel caso e solo per i giorni di ferie, i contributi avrebbe dovuto versarli l'azienda.
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Se posso fare un commento mio, nel caso che non sia chiara la mia posizione, la legge che gestisce le malattie dei lavoratori mi sta profondamente sul caxxo, ma non perché si ripropone di combattere gli assenteisti; gli assenteisti non li difendo di certo, come tutti coloro che si giovano del lavoro degli altri a sbafo senza motivo. Ciò per cui non mi piace questa legge è che è fatta male, gli assenteisti si possono comunque gestire i numeri che essa impone e continuare a fare il meno possibile, mentre invece diventa di una pesantezza unica per chi davvero avrebbe bisogno di un aiuto a causa di una malattia, che sia una breve influenza oppure una malattia che non perdona. Si arriva così ad assurdità del tipo che il malato deve recarsi allo studio medico, all'ufficio postale per comunicare ufficialmente la malattia, tutti luoghi che prevedono assenze da casa e stress da mezze giornate, ma poi non può uscire per andarsi a comprare qualcosa da cucinare; tutte cose queste fatte su misura per chi non sta male (assenteista) ma non per chi è malato davvero; per non parlare, come l'oggetto, delle malattie prolungate, tutti vincoli a cui un assenteista può ovviare facendosi bene i conti, al contrario di un malato VERO (esistono eh...) che perde così il lavoro, perché l'azienda non può tenere pesi morti, ma non può avere assistenza dall'INPS perché le pensioni d'invalidità le danno solo dopo che sei morto, questa volta per combattere i falsi invalidi.
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Sono d'accordo! E poi un anno e mezzo mi sembra già tanto. Non mi sembra uno scandalo che le sia stata mandata la lettera a casa di licenziamento. Se non può andare a lavorare perchè è in coma a che serve tenerla assunta?