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E’ in coma da un anno e mezzo. Licenziata

  1. #1
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
    Iscrizione: 3/2/2009
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    Predefinito E’ in coma da un anno e mezzo. Licenziata

    Un'operaia di una ditta di materie plastiche del bergamasco, immobilizzata a letto per un'emorragia cerebrale, si è vista recapitare la lettera di licenziamento. La Cgil: "Faremo ricorso al tribunale del lavoro". L'azienda: "Il sindacato ha dato una ricostruzione fuorviante" “La discontinuità della Sua prestazione lavorativa, crea evidenti intralci all’attività produttiva”. Poche fredde parole, per liquidare una donna che da un anno e mezzo (dal 10 gennaio 2010, ndr) vive in stato vegetativo, dopo che è stata colpita da un’emorragia cerebrale durante la sua quarta gravidanza. Licenziata dalla ditta per cui lavorava, la Nuova Termostampi di Lallio, provincia di Bergamo, una fabbrica di stampi e materie plastiche. Un’operaia bergamasca di 41 anni con quattro figli (l’ultimo poi nato prematuro ndr). La donna è immobilizzata ad un letto dell’istituto di cura Don Gnocchi di Bergamo. La vicenda viene riportata prima sul quotidiano online Bergamonews e oggi riportata anche sulla prima pagina del Corsera.

    Un’operaia che ha lavorato per la Nuova Termostampi per ben 16 anni. “Io posso capire le esigenze di legge, non accetto certi termini: chiedo rispetto per mia moglie”, dichiara il marito al cronista di via Solferino. L’uomo ha chiesto alla Camera del lavoro di Bergamo di denunciare pubblicamente l’accaduto. Tutto si gioca su tre giorni in più di malattia, i vertici dell’azienda bergamasca scrivono: “…avendo effettuato 368 gg. di assenza nell’arco del periodo dall’1/06/2010 al 3/06/2011, Lei ha superato il periodo di mantenimento del posto di lavoro pari a 365 giorni”.

    Il marito della donna, proprio allo scadere dello scorso giugno, aveva chiesto all’ufficio del personale che la moglie potesse usufruire di un periodo di ferie. L’amministrazione ha, però, rifiutato la richiesta. Da lì poi il licenziamento per il periodo continuato di oltre un anno di malattia. “Mi sembra scandaloso – dice il marito a Bergamonews online – che un’azienda neghi la fruizione delle ferie utilizzando la motivazione delle esigenze produttive – commenta ancora – ed ancor più ci ha turbato la parola intralcio. E comunque le ferie sono un diritto ed il valore di un posto di lavoro è sin troppo evidente. Ma – prosegue – siamo rimasti molto, molto sorpresi da alcuni articoli pubblicati dalla stampa locale, e di uno particolare, dal titolo: ‘Termostampi, vige l’etica del lavoro’”. Poi aggiunge: “Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie. Chiedo che se ne ha, come credo, diritto venga riassunta: nulla di più”.



    La Cgil ha preso posizione ed ha annunciato un ricorso al giudice del Tribunale del lavoro contro il licenziamento. Secondo Fulvio Bonolis della Cgil “l’operaia non costava più un euro all’azienda, perché accanirsi in quel modo?”. La Nuova Termostampi, ha voluto replicare, attraverso poche parole dell’amministratore delegato, Maria N. Manzoni: “Le informazioni fornite dalla Cgil sono – si legge nella nota dell’Ad – altamente fuorvianti dalla realtà dei fatti e lesive dell’immagine aziendale. Ci tuteleremo – conclude – nelle opportune sedi”.


    E’ in coma da un anno e mezzo Licenziata: “Intralcia l’attività lavorativa” | Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano

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  3. #2
    Eurasia
    Ospite

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    Degli articoli impostati in questo modo non mi fido mai, almeno finchè non leggo i fatti. In ogni caso, dopo 368 giorni di malattia - qualsiasi tipo di malattia - che senso ha per una Azienda impiegare una persona in coma da un anno e mezzo? Le aziende hanno lo scopo di produrre e non sono onlus, non è detto che una volta guarita la donna non sarebbe potuta tornare.
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  4. #3
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
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    Degli articoli impostati in questo modo non mi fido mai, almeno finchè non leggo i fatti. In ogni caso, dopo 368 giorni di malattia - qualsiasi tipo di malattia - che senso ha per una Azienda impiegare una persona in coma da un anno e mezzo? Le aziende hanno lo scopo di produrre e non sono onlus, non è detto che una volta guarita la donna non sarebbe potuta tornare.
    Tutte le spese per la retribuzione di una persona MALATA sono a carico dell'inps, l'azienda non sostiene alcuna spesa, come sottolinea anche la cgil nell'articolo. L'unico onere per l'azienda è quello di dover conservare il posto di lavoro al "malato" al momento in cui questi guarisce, cosa che nel caso in questione mi pare alquanto improbabile.
    Comunque legalmente l'azienda può licenziare, la lavoratrice in oggetto è a tutti gli effetti considerabile una "assenteista", la legge a cui si è rifatta è stata emanata proprio per colpire gli assenteisti e i signori della cgil l'hanno firmata insieme a tutti gli altri sindacati riconosciuti; quindi la cosa che maggiormente mi disturba è che nel caso in questione (e non sono casi rari, di malattie che danno maggiori possibilità di finire nel fornetto di un cimitero prima che di rioccupare il proprio posto di lavoro ne esistono tantissime) il sindacato faccia del moralismo nei confronti dell'azienda invece di farselo da solo allo specchio, avendo contribuito a che un tale sistema di gestione delle malattie esista.
    Senza contare che un vero assenteista, quello per il quale è stata ideata questa figata di legge, dà comunque in culo a tutti, perché sta bene attento a non fare più di 179 gg di malattia continuativi in sei mesi e non più di 588 (ho sparato un numero, precisamente l'quivalente di un anno e mezzo di lavoro) in tre anni, mica è stupido (nel caso in oggetto i 179 in sei mesi sono diventati il doppio in un anno perché c'è un maggior vantaggio per una lista di malattie, fra cui i tumori, di cui la lavoratrice in questione si sarà presumibilmente giovata), quindi 'sta legge serve solo a tagliare le gambe ai malati veri, per i quali prevede anche il dimezzamento dello stipendio dopo i primi 90 gg di malattia. Che poi mi chiedo il motivo per cui una disgraziata (lei e i suoi figli) in tali condizioni non si possa pensionare anticipatamente.
    Concludendo, a mio parere, ci sono molte cose da rivedere.
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  5. #4
    Too Many Humans Oregon
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    Come se avesse fatto a posta ad andare in coma..

  6. #5
    alias Annie Lennox Elaine Marley
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    ma mi sembra giusto .
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  7. #6
    Sei colori in cerca di autore Randy Mellons
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    Io più che licenziare, avrei semplicemente "congelato" il suo contratto di lavoro. In ogni caso, è palese che le leggi italiane sono fuorvianti e incomplete, quasi sempre su tutti gli aspetti.
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  8. #7
    pietra miliare FDT.. maya
    Donna 40 anni da Piacenza
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    Concordo con Abel, e aggiungo: perchè una persona deve venire licenziata? io ho fatto 1 anno in cui non ho potuto fare nulla per la schiena, in continuo spostamento fra cure, ospedali ed operazioni (l'ultima fatta pochi mesi fà per altro).. perchè io non ho un lavoro stabile...ma uno che fà parte di un'azienza non lo trovo giusto! l'inps paga. Uno deve lavorare o morire se gli succede qualcosa? cioè non capisco..sono certa che se fossi stata a contratto mi avrebbero già licenziata qualsiasi lavoro avessi svolto.

  9. #8
    alias Annie Lennox Elaine Marley
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    Io più che licenziare, avrei semplicemente "congelato" il suo contratto di lavoro.
    la vedo anche io così, per il resto non trovo la scelta tanto sbagliata .

  10. #9
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
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    Io conosco molto bene una persona che per operarsi di un tumore ha dovuto prendere le ferie. Non è una cosa bella. Soprattutto psicologicamente. Bisogna passarci per rendersi bene conto che cosa significa affrontare una operazione del genere, con tutti i dubbi sul proprio futuro e in più doverlo fare "in ferie" non ti è di certo d'aiuto per infonderti coraggio.

  11. #10
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
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    @maya; questa sta in COMA VEGETATIVO da un anno e mezzo. Non sta 'male'.
    Sarà anche vero che spesso quando si sta male è necessario prendere le ferie...
    Ma in questo caso l'azienda non ha esattamente sbagliato.

    E se rimane in coma per 10 anni? Che si fa? Ha ragione Eurasia. Le aziende non sono mica onlus ...
    Non è un caso paragonabile ad un licenziamento per malanni o acciacchi continui....

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