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MARCO PANTANI un anno dopo...

  1. #1
    Vivo su FdT efaf
    Uomo 54 anni da Avellino
    Iscrizione: 17/1/2005
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    Predefinito MARCO PANTANI un anno dopo...

    PER NON DIMENTICARE MAI "IL PIRATA" UOMO E CAMPIONE UNICO E INIMITABILE...
    Le parole che ci ha lasciato devono far riflettere:
    "SONO STATO UMILIATO PER NULLA... ANDATE A VEDERE COSA E’ UN CICLISTA… e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza per cercare di ritornare...
    Mi sento ferito e tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare."
    "il ciclismo mi mancherà certo, ma anche io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo"


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  3. #2
    FdT svezzato
    Uomo 35 anni
    Iscrizione: 29/9/2004
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    che tristezza ricordare il pirata ad un'anno dalla sua fine

  4. #3
    Mai più senza FdT
    Iscrizione: 19/1/2005
    Messaggi: 14,996
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    vero oggi è un anno.

  5. #4
    Vivo su FdT
    36 anni
    Iscrizione: 29/9/2004
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    Piaciuto: 0 volte

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    nn sono d'accordo un grande campione ok ma un piccolo uomo

  6. #5
    Assuefatto da FdT
    Donna 33 anni
    Iscrizione: 4/10/2004
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    Quote Originariamente inviata da StE_oDiN_dIvInE
    nn sono d'accordo un grande campione ok ma un piccolo uomo

  7. #6
    Vivo su FdT efaf
    Uomo 54 anni da Avellino
    Iscrizione: 17/1/2005
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    Quote Originariamente inviata da StE_oDiN_dIvInE
    nn sono d'accordo un grande campione ok ma un piccolo uomo
    Ti rispondo con le parole di Stefano Vasta:

    Marco Pantani, inutili fiumi di parole
    (…) Non sono rimasto meravigliato dal coro dei "benpensanti" dell’ora dopo, di tutti coloro che hanno detto e diranno ciò che era necessario fare per aiutare il Pirata, l’uomo Pantani ecc. ecc... Fiumi di parole che fra poco, inalimentati alla fonte del tempo, accompagneranno finalmente Pantani (…)
    Dopo trentatré anni di pratica in una disciplina sportiva quale il karate do (…) la vicenda di Marco Pantani mi ha evidenziato tutti i limiti veri dello sport di oggi, sempre più spesso fatto di piccoli uomini, sempre più bisognosi di aiuto per occupare posti più grandi di loro. (…) l’incapacità di vivere quella gioia che è lo sport, sembra condannare al buio, al tempo senza luce; ma lo sport è gioia di vivere, di misurarsi con se stessi, di saper parlare e interrogare il proprio io. Un’unica vera unità di misura per crescere correttamente; insomma è un po’ il marchio distintivo per una scelta: la scelta della vita. Le righe vergate dall’uomo Pantani sulle paginette del suo passaporto e riportate con enfasi, la dicono lunga, come quella polvere bianca il cui uso disgraziato lo accomuna a Diego Armando Maratona, altro personaggio della sregolatezza umana. Uomini dal talento certo, ma gli esempi di campioni e di eroi da indicare ai giovani sono altri.(…)

    Forse può essere condivisibile l’opinione secondo cui troppe parole sono state dette sulla fine di Marco Pantani.
    Sono gli eccessi di un mondo, quello dell’informazione, che fatica a darsi un limite e a contenere tutti i possibili sviluppi del suo essere presente in ogni luogo e in ogni momento con la stessa vorace sete di scoop, immagini forti, orpelli retorici, la stessa smania di captare emozioni vere o presunte.
    Molte delle cose che ho ascoltato mi hanno infastidito e finanche disgustato.
    Ma ho letto sulle labbra e negli occhi di tante persone, giornalisti, corridori, uomini che gravitano nel mondo del ciclismo, parole e lacrime di sincera e profonda commozione, oltre che riflessioni improntate alla sensibilità e alla discrezione.
    Fatta questa precisazione sento di dover esprimere alcune riflessioni sul merito dell’intervento dell’uomo di sport Fulvio Lorenzetti.
    Credo che la visione "spartana" dello sport che emerge dalla lettera e che accomuna molta gente anche al di fuori dell’ambiente sportivo, non tenga adeguatamente conto della natura umana.
    È vero, lo sport regala per fortuna tante straordinarie prove di coraggio, di carattere indomito, esperienze di resurrezioni dopo sconfitte e perfino dopo gravi malattie ( si pensi al ciclista Armstrong, tornato con strabilianti successi all’attività agonistica dopo aver sconfitto il cancro).
    Ma lo sport non è solo questo, per il semplice fatto che la vita non è solo questo.
    Lo sport è una delle forme e delle espressione della vita; per alcuni può anche essere l’unica. Certamente alla base ci sono valori e stimoli importanti e positivi, ma come in tutte le attività che si svolgono con passione, anche nello sport possono affiorare le difficoltà, le debolezze, le sconfitte, le delusioni, l’infelicità.
    E queste hanno pari dignità, meritano identico rispetto e sono allo stesso modo "esempi" di vita, esperienze che lasciano il segno.
    Non mi sento di condividere il giudizio secondo il quale Pantani sarebbe stato un "piccolo uomo", così come non mi sento di esprimere alcun giudizio sulla persona.
    Vorrei però sottolineare come sia stata proprio la statura dell’uomo-personaggio Pantani a determinare il particolare risalto che ha avuto la sua fine.
    Gli eroi perfetti, inattaccabili, senza debolezze, esistono solo nel mito e nelle favole (e forse neppure lì). Gli uomini, anche coloro che sono stati grandi, possono cadere un giorno e non rialzarsi più.
    Non possiamo far scendere il silenzio su un uomo di sport solo, sconfitto, debole e deluso, per timore che diventi modello "negativo" di una potenziale emulazione. Questo tipo di atteggiamento, che idealizza lo sport in quanto tale e classifica i suoi interpreti in forti e deboli (vantando i primi e sommergendo i secondi), genera proprio quei preconcetti e quelle tendenze all’emarginazione di cui è stato vittima Pantani, indipendentemente dalle sue colpe e inadeguatezze.
    In questo senso non è vero che si siano dette troppe parole, né che siano state inutili.
    In questo senso il caso di Pantani è un caso "esemplare" tanto quanto quello di Armstrong e, amaro è dirlo, insegna a tutti, in questa realtà ovattata e buonista che tanta sofferenza cela in seno, se non altro un pizzico di umanità.

  8. #7
    Vivo su FdT
    36 anni
    Iscrizione: 29/9/2004
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    quelle parole trasformano pantani in una vittima... è stato lasciato solo in un momento difficile? nessuno l'ha obbligato a drogarsi, una persona forte nn avrebbe regito in questa maniera...secondo me si tende a rendere un grande campione (perkè lo è stato davvero) una specie di "mito"

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