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Numero Primo
Prima era stata accusata di adulterio e punita con novantanove frustate davanti a uno dei figli, poi qualche mese fa è stata condannata alla lapidazione per l’omicidio del marito. In seguito alle pressioni della comunità internazionale, il tribunale iraniano aveva deciso di rinviare l’esecuzione della sentenza. Poi aveva fatto sapere che l’esecuzione ci sarebbe stata comunque, ma con un’altra modalità: impiccagione invece di lapidazione. L’uomo direttamente responsabile dell’omicidio di cui è accusata Sakineh invece è libero, era stato condannato a morte ma i figli di Sakineh hanno deciso di perdonarlo: «È il padre di una bambina di tre anni, ha pianto molto davanti a noi. Mia sorella ed io non abbiamo voluto essere la causa della sua esecuzione», ha detto Sajad. Una sentenza di revisione del processo era attesa per il quindici agosto, ma quattro giorni prima del verdetto la televisione iraniana aveva trasmesso un video in cui Sakineh Ashtiani confessava con voce tremante di essere stata complice dell’omicidio di suo marito e di avere avuto una relazione con il cugino di lui. Il suo avvocato aveva spiegato che la donna era stata torturata per due giorni prima di accettare di confessare quello che le chiedevano davanti a una telecamera, coperta da un chador nero che lasciava intravedere solo parzialmente uno dei suoi occhi.
Questo è quanto.