L'emittente di Stato: quindici le vittime dei disordini di ieri. Oggi la polizia lancia
gas lacrimogeni contro i dimostranti. La condanna dell'Unione europea e degli Usa
La tv iraniana ammette i morti
E oggi ancora arresti e scontri
Catturati questa mattina l'esponente del dissenso Ebrahim Yazdi
e il più stretto collaboratore del leader dell'opposizione Moussavi
TEHERAN - Il regime iraniano ora ammette che la
repressione di ieri è stata durissima: sono oltre 15 i morti negli scontri tra dimostranti e polizia, secondo il bilancio della tv di Stato. Oggi l'opposizione è di nuovo scesa in piazza, a Teheran: la polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti. E continuano anche gli arresti eccellenti, tra cui quello del più stretto collaboratore del leader dell'opposizione Mir Hossein Moussavi.
Gli scontri di oggi. Nella zona occidentale della capitale - secondo quanto riferito da un sito dell'opposizione - la polizia è intervenuta utilizzando gas lacrimogeni per disperdere la folla. Sempre questa mattina, agenti degli apparati di sicurezza hanno fatto irruzione nella Fondazione Baran dell'ex presidente riformista Mohammad Khatami. Nel pomeriggio, a quanto riferito dalle agenzie di stampa, ci sono stati violenti scontri in piazza Hafte-Tir e in piazza Vali Asr, dove una bomba molotov è stata scagliata contro un mezzo delle forze di sicurezza. Le stazioni della metropolitana, nel centro di Teheran, sono state chiuse per ordine delle forze di sicurezza. I telefoni cellulari continuano a non funzionare (gli sms sono disattivati) e le connessioni a Internet sono sempre più rallentate.
Le vittime. Secondo la tv di Stato, "oltre quindici persone sono state uccise durante i disordini" di ieri: la fonte è il ministero dell'Intelligence. Tra i morti, "più di dieci appartenenti a gruppi anti-rivoluzionari" e "cinque a gruppi terroristici".
Gli arresti. Sono sette gli attivisti anti-governativi arrestati: lo dicono i siti internet dell'opposizione iraniana. Tra loro Ali Riza Beheshti, il più stretto collaboratore del leader dell'opposizione Moussavi, editore del quotidiano
Kalemeh; e l'ultrasettantenne ex ministro degli Esteri Ibrahim Yazdi, dirigente del Movimento per la liberazione dell'Iran (Mli, liberale), un'organizzazione dissidente in teoria messa al bando, ma praticamente tollerata.
Il giallo del cadavere scomparso. Il corpo di Seyed Ali Moussavi, il nipote del leader dell'opposizione che è stato ucciso ieri durante le proteste di Teheran, è stato portato via dall'ospedale e sarebbe scomparso. Lo ha reso noto il fratello al sito web Parlemannews. La polizia ha fatto sapere di aver aperto un'indagine, ma crescono i timori che il corpo sia stato trafugato per impedire l'autopsia che potrebbe confermare la responsabilità delle forze di sicurezza.
Le reazioni internazionali. La Ue si dice "preoccupata per la repressione violenta e la detenzione arbitraria dei manifestanti in Iran e condanna ogni forma di violenza contro coloro che cercano solo di esercitare la loro libertà di espressione e il diritto di assemblea". Gli Usa "condannano fermamente" queste violenze, ha dichiarato in un comunicato Mike Hammer, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel giudica "inaccettabile" l'intervento delle forze di sicurezza contro i manifestanti. La Russia dichiara di essere "preccupata" ed esorta alla "moderazione".
Dall'Italia. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si augura che "la comunità internazionale e l'Unione europea si facciano carico delle risposte da fornire ai tanti iraniani che scendono in piazza e mettono a rischio la propria vita per esprimere un desiderio di libertà". Una rivendicazione "che nessuna valutazione all'insegna della realpolitik può lasciare inascoltata". Il ministro della Cultura Sandro Bondi propone una mozione parlamentare bipartisan contro le violenze.