L'orribile sospetto
Tomizawa morto in pista
Troppe domande senza risposta, troppi casi strani nelle dichiarazioni dei piloti. Fino alla clamorosa ammissione di Jorge Lorenzo. La testimonianza di uno spettatore. Ora il procuratore della Repubblica di Rimini ha aperto un fascicolo d'inchiesta
di VINCENZO BORGOMEO
"Si, si, lo sapevo": così Jorge Lorenzo ieri, appena sceso dalla moto (quando non poteva sapere ufficialmente della morte di Tomizawa) ha commentato in mondovisione la scomparsa del pilota giapponese in diretta mondiale. Ieri tutti lo abbiamo preso per matto, per un pilota che ancora scosso dall'adrenalina della corsa si sia confuso nella risposta data al collega. Ma poi, quando gli abbiamo chiesto lumi (come facevi a sapere?"), Jorge ha sempre glissato rifugiandosi nel suo spagnolo e cercando di parlare della sua corsa.
Così l'orribile sospetto, che Tomizawa si morto in pista, si fa strada, trova conferme. Una differenza non da poco perché con un pilota morto in pista e non fuori dall'autodromo si dovrebbe aprire un'inchiesta diversa da parte della magistratura.
In ogni caso ora il procuratore della Repubblica di Rimini, Paolo Giovagnoli, ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte del pilota giapponese e sta valutando quale ipotesi di reato formulare a carico di ignoti anche se appare probabile si tratterà di omicidio colposo. Il magistrato, dopo l'ispezione esterna del corpo del giovanissimo centauro, eseguita oggi, disporrà a breve l'autopsia: a quanto
si è appreso si vuole accertare innanzitutto se abbia avuto conseguenze sul decesso del pilota la sua caduta dalla lettiga dei soccorritori, avvenuta proprio perchè uno di loro era inciampato nella ghiaia a bordo pista. ()
Inoltre, attraverso i filmati della gara e le testimonianze dei soccorritori e dei responsabili del circuito e della
Dorna che organizza il moto mondiale, si cercherà di appurare se i soccorsi sono stati tempestivi e adeguati nei mezzi in dotazione e negli equipaggiamenti utilizzati. Sul circuito c'è stata anche l'ispezione della Polizia stradale di Rimini, come del resto avviene in ogni caso in cui ci sia un morto in un incidente stradale.
Ma da dove arrivano i dubbi della morte di Tomizawa in circuito? Da tanti aspetti. Primo: perché trasportare un "ferito" così grave in ambulanza e non in elicottero? Secondo, perché Valentino Rossi ha detto "quando ho visto l'ambulanza andare così piano ho capito"? Perché poi il "ferito" è stato trattato come un sacco di patate e mosso senza nessun rispetto? E, ancora, perché non è stata data almeno la bandiera rossa per pulire la pista dai detriti? Il sospetto cresce.
Domande senza risposte perché a queste risposte non si deve dare risposta. Successe lo stesso secoli fa, incredibilmente lo stesso giorno dell'incidente di Tomizawa: il 5 settembre del 1993. Chi scrive era ai primi Gp seguiti da inviato, sempre per Repubblica. Allora scrivemmo che Rainey rimase paralizzato per una follia, quella di montare cordoli alti come muri perché a Misano oltre alle moto ci dovevano correre anche i camion e le macchine. Successe il putiferio. Ma dopo le accuse più ignobili i cordoli furono abbassati...
La sicurezza nelle moto è un argomento tabù. E non potrebbe essere altrimenti. "Se sei incerto tieni aperto" recita uno degli slogan più antichi del mondo delle corse. E' roba degli anni Venti. Da allora nulla è cambiato. E ha ragione Graziano Rossi, papà di Valentino ed ex pilota della Classe 500 a spiegare che "Quando correvo io e quando vedo correre mio figlio penso solo che l'incidente mortale a me e a Vale non potrà succedere mai. E' una cosa che riguarda solo gli altri".