Originariamente inviata da
-puma-
non sto qui a leggere l'intera discussione, comunque volevo solo chiedere a chi è vegetariano perchè consuma uova, latte e altri prodotti di origine animale, dato che se si fanno le cose, non le si fanno "a metà". Ora leggete quello che riporto da un sito e spiegatemi perchè non siete anche vegani:
No al latte:
Negli allevamenti, le mucche, dall'età di due anni, vengono ingravidate ogni anno, infatti, come ogni mammifero, producono latte solo ed esclusivamente se hanno figli da allattare.
Ma a loro non è concesso di allattare il proprio figlio, il vitellino viene presto strappato alla madre, con una conseguente sofferenza psicologica per entrambi, fino a che, a soli sei mesi, viene condannato al macello.
Inoltre, negli allevamenti, le mucche da latte vengono collegate alle mungitrici ( le macchine che aspirano il latte alle mammelle) per produrre più latte possibile e le conseguenze di questo sfruttamento senza riguardi, sono le dolorose mastiti, cioè infiammazioni delle mammelle. Le mucche quindi trascorrono la vita spesso legate, con poco spazio per muoversi, senza erba per pascolare, ma trattate come delle vere e proprie macchine da latte.
Questo sfruttamento intensivo trova dimostrazione dal fatto che le mucche da latte vivono solo 5-6 anni, contro i 20-40 che vivrebbero in uno stato naturale delle cose.
A “fine carriera”, le mucche, ormai sfinite, che spesso non si reggono nemmeno più in piedi, vengono letteralmente trascinate sul camion che le condurrà al macello.
IL LATTE non è un alimento prodotto per la nostra alimentazione, ne tanto meno è adatto all'uomo.
Dire “no al latte” significa anche dire no a tutti gli alimenti che lo contengano: latticini, prodotti dolciari etc...
No alle uova:
Anche se si potrebbe pensare che dietro al consumo di uova non ci sia alcuna sofferenza animale, purtroppo non è cosi: consumare uova vuole dire essere complici di un enorme sfruttamento.
In primo luogo, pensiamo a come sono costrette a vivere le galline che “producono” uova negli allevamenti in batteria: vengono stipate fino a sei dentro una gabbia poco più grande di un foglio di giornale, non hanno ovviamente nessuna possibilità di aprire le ali e la rete metallica della gabbia provoca loro delle dolorose ferite alle zampe. Negli allevamenti a terra, non cambiano di molto le condizioni delle galline, che vengono ammassate in grandi capannoni, illuminati perennemente dalla luce artificiale che stimola la produzione di uova e dove l'aria risulta irrespirabile per via delle urine e le feci, che di rado vengono pulite. Anche se si potrebbe pensare che dietro al consumo di uova non ci sia alcuna sofferenza animale, purtroppo non è cosi: consumare uova vuole dire essere complici di un enorme sfruttamento.
In primo luogo, pensiamo a come sono costrette a vivere le galline che “producono” uova negli allevamenti in batteria: vengono stipate fino a sei dentro una gabbia poco più grande di un foglio di giornale, non hanno ovviamente nessuna possibilità di aprire le ali e la rete metallica della gabbia provoca loro delle dolorose ferite alle zampe. Negli allevamenti a terra, non cambiano di molto le condizioni delle galline, che vengono ammassate in grandi capannoni, illuminati perennemente dalla luce artificiale che stimola la produzione di uova e dove l'aria risulta irrespirabile per via delle urine e le feci, che di rado vengono pulite.
Non è certo una situazione ottimale nemmeno quella negli allevamenti all'aperto (biologici), in quanto rimane comunque una vita trascorsa in modo completamente innaturale, senza creare alcun nucleo famigliare per covare le uova.
Le galline in natura vivrebbero circa 10 anni, mentre negli allevamenti, di qualunque tipo siano, dopo 2 anni, quando diventano meno produttive e quindi non più convenienti, vengono mandate al macello per diventare cibo per gli animali domestici o carne di seconda scelta.
I pulcini maschi, non adatti a diventare galline ovaiole, fanno la fine più crudele: vengono tritati vivi per diventare mangime o finire in discarica.
Alle femmine invece viene tagliato il becco, naturalmente senza anestesia, per impedire che si feriscano l'una con l'altra, vista l'aggressività che dimostrano a causa dalle condizioni estreme in cui sono costrette a vivere.
Per queste sofferenze, causate dalla produzione delle uova, i vegani non mangiano nè le uova stesse, nè tutti gli alimenti che potrebbero contenerle, come molti prodotti da forno.
piccola modifica, già che ci sono aggiungo pure No al miele:
Innanzitutto il miele è una sostanza prodotta dall'ape regina che serve al nutrimento dell'intero alveare e quindi è assurdo arrogarsi il diritto di “rubarlo” loro, per farne nutrimento nostro, di cui tra l'altro non necessitiamo ed inoltre questo implica che a loro verrà dato un surrogato composto da sciroppo di glucosio che comunque è inadatto e accorcia decisamente la loro vita media.
Poi, come ogni allevamento di cui si è parlato, anche quello delle api non si astiene a forme di doloroso sfruttamento: infatti per inseminare artificialmente l'ape regina, nelle apiculture commerciali, il maschio viene davvero posto sotto tortura, nel senso che per far uscire l'endofallo e poi lo sperma, gli viene schiacciata la testa ed il torace, fino ovviamente a provocarne la morte.
In tutti gli allevamenti comunque, viene sacrificato un gran numero di api, che finiscono schiacciate nelle manovre di estrazione del miele.
Tutto questo è inaccettabile per un vegano, che si astiene a cibarsi di miele e derivati, non necessari per un equilibrato nutrimento umano.
tratto da "http://www.centopercentoanimalisti.com/phpBB2/-vp456919.html"