Dopo la creazione del primo partito politico maomettano, la Spagna vede cadere un altro tabù: la supremazia della religione cristiana sulle altre confessioni. Il parlamento catalano ha infatti approvato il progetto di legge «sui centri di culto o di riunione con scopi religiosi». Il testo, senza precedenti nei paesi dell’Unione Europea, stabilisce nuove norme per la concessione di licenze municipali a nuovi centri di culto, senza fare alcuna distinzione tra la diverse confessioni religiose: si equipara formalmente una chiesa a una moschea.
Gli ambienti cattolici non hanno digerito la decisione, tanto che l’arcivescovo di Barcellona, Luis Martinez Sistach, ha richiesto una legge ad hoc per la chiesa cattolica. Josep Carod-Rovira, vice presidente del governo catalano, ha però replicato che la nuova legge, redatta da 27 rappresentati di diverse confessioni religiose, «regolamenta finalmente l’enorme disparità di criteri con cui finora avvenivano le concessioni municipali». Il governo ha così voluto mettere fine al «vuoto legale che in passato ha provocato disparità di criteri per la concessione delle licenze».
La creazione di nuovi centri religiosi o la conversione di locali esistenti in centri di culto saranno però subordinate alle norme di sicurezza, di salute e di inquinamento acustico previste dal governo catalano. Nessun rischio, quindi, di sentir tuonare un muezzin all’alba. Ma in molti hanno storto il naso ugualmente, paventando la nascita di cellule terroristiche o la scomparsa dei valori cristiani. Il dibattito è aperto: il testo dovrà ora essere convertito in legge. L’unica certezza è che la Spagna, già sede della più grande moschea europea, si prepara a essere il paese più “islamizzato” del Vecchio Continente.
"Stessi spazi per chiese e moschee" La svolta in Spagna, ira dei cattolici - LASTAMPA.it