Originariamente inviata da
Godel
Originariamente inviata da
Il lupo
Quando si parla di comunismo in italia, io mi incazzo sempre.
Perchè, punto primo, le applicazioni tardive non sono da considerarsi nulla, se non un misero lascito di un ideale più grande.
Punto secondo,
in italia non abbiamo mai visto il comunismo al potere, come il fascismo.
Quindi ragionare per se e ma, sia per criticare che per vantare, lascia il tempo che trova.
Diciamola una cosa, una sana...
Le applicazioni del comunismo nelle altre nazioni non sono di certo un bell'esempio da seguire, certo, ma attenzione.
In italia,
Sono esistite persone che avevo un'idea differente di comunismo.
E se avessero potuto, sono sicuro ne avrebbero dato un'applicazione del tutto differente dagli altri paesei.
Esempio uno:
Antonio Gramsci. Non riesce a tramandare le sue idee, se non con i suoi libri, difatti Muore in prigione prima della caduta del fascismo.
Enrico Berlinguer. Persona a cui tutti volevano bene, grande politico e grande uomo. una malattia, lo porta via e "limita" il suo potenziale politico.
Ecco, gli unici due uomini che avevano il potenziale per un'applicazione italiana di comunismo.
ergo...
Mentre io posso criticare il fascismo, perchè ha avuto la sua applicazione italiana.
Vi prego di non mettere a paragone comunisti russi con gli italiani, o di qualivoglia nazione.
Perchè nulla hanno a che fare,
O almeno non si è potuto vedere nessuna applicazione italiana e non possiamo valutarne conseguenze negative e/o positive.
Ma certo Lupo, in Italia (per fortuna) il comunismo non si è mai visto.
Non ritengo grandi uomini politici Gramsci e Berlinguer, ma questo alla fin fine non importa.
Il comunismo per così dire, di stampo marxista, è il comunismo travisato o meno a cui tutti fanno riferimento.
Ora, dissociare quella che è l'ideologia di riferimento dall'applicazione della stessa, significa ignorare la realtà ed il fine stesso di un'ideologia: l'applicazione concreta.
Quando i marxisti o filomarxisti dicono che il loro comunismo non è stato mai applicato, e che quindi è una realtà che si discosta da quella del comunismo russo, cinese, cambogiano ecc. affermano una cosa priva di senso. Rimanere legati ad un'ideologia che ha cent'anni, come è il marxismo o il fascismo, è da sciocchi. La società d'oggi non si riflette più nello studio economico del Capitale, o nell'autarchia fascista.
Se vogliamo possiamo affrontare il comunismo marxista da un punto di vista teorico, dato che all'atto pratico ha fallito, forse è il modo migliore per capire perchè quell'ideologia ha fallito, ed è fallimentare.
Il comunismo di stampo marxista necessitava del proletario (che in una realtà come quella italiana oggi, praticamente non ha nulla a che vedere con quello odierno, se si può chiamare ancora proletariato) sfruttato dal capitalista e dai suoi ideali capitalisti (anche il capitalismo odierno, rispetto a quello analizzato da Marx non ha nulla a che vedere); queste due 'entità' contrapposte, attraverso lo scontro nella rivoluzione proletaria sarebbero giunte ad una condizione di
giustizia sociale, basata sull'equilibrio della proprietà dei beni all'interno dello stato.
La grande lacune (o meglio la grande menzogna) della teoria marxista però, non risiede tanto nelle modalità di azione della rivolta o nello studio economico del tessuto sociale, ma nella contraddizione espressa dal pensiero di Marx riguardo la natura 'morale' che avrebbe dovuto guidare l'agire del comunista. Infatti Marx legge la storia dell'uomo come la storia dei rapporti commerciali tra gli esseri umani (
materialismo storico) ma poi, nonostante abbia ammesso l'importanza dell'aspetto materiale e abbia rinnegato le religioni come "oppio dei popoli", egli stesso con una furbata che avrebbe potuto trovare terreno fertile solo nel malcontento del proletariato incolto e povero, nega la proprietà personale per i beni, i capitali, e si adagia su un'improbabile bontà proletaria che porterebbe ogni individuo a rinunciare al proprio tornaconto per favorire la collettività. Ma perchè un uomo dovrebbe rinunciare al frutto del proprio lavoro, ai propri beni, in favore del collettivo?
Qui cade il comunismo 'reale' assieme a quello teorico, in quanto si rende evidente il fatto che al contrario del comunismo cristiano (da cui Marx stesso pesca a piene mani) in cui
il bene materiale non porta nessun giovamento nel raggiungimento della grazia eterna, al contrario della soliderietà fraterna tra uomini, fratelli, e figli di Dio; il comunismo di stampo marxista non può portare l'individuo a rinnegare il proprio benessere derivato dal possedere maggiori beni, in quanto per l'individuo materialista che ha a disposizione unicamente la sua esistenza, quei beni sono forse la cosa più gratificante a cui egli possa tendere.
E il comunismo resta per questo, non solo la struttura politica che vede maggiormanete il fiorire della corruzione, ma quella che porta alla maggiore povertà, ed alla maggiore privazione di libertà, poichè non solo priva l'individuo delle libertà fondamentali (come in ogni dittatura) come quella di espressione, di associazione, di parola, di stampa; ma priva l'individuo anche della libertà di godere del frutto del proprio lavoro, o dei propri beni (e grazie che in Italia il comunismo non si è mai visto.. Due cose non puoi toccare agli italiani: la mamma e il portafogli).
Il 'lungimirante' Berlinguer, non credo abbia mai avuto idea di vendere le proprietà di famiglia per metterle a disposizione dei rurali poveri del sud.
Se poi vuoi dire che il suo, è un comunismo diverso da quello che amava in gioventù, possiamo chiamarlo in tutti i modi, meno che
comunismo.
E tutto questo, senza affrontare poi le varie espressioni del comunismo reale o teorico, come il maoismo; che alla faccia della libertà negava persino il sussistere dell'
io individuale in favore del
noi statalizzato.