I genitori la costringevano ad andare a rubare. Lei si rifiutava e per questo veniva picchiata e molestata anche sessualmente dal padre. Alla fine si è ribellata e ha fatto arrestare 10 membri della sua famiglia allargata. Protagonista della triste storia una ragazza rom, fuggita con l’aiuto della polizia dal campo nomadi abusivo di via Guascona, in zona Muggiano, nel milanese.
Vissuta a lungo in Germania dove aveva potuto studiare e condurre una vita relativamente “regolare”, la giovane rumena si era poi stabilita in Italia insieme a tutto il nucleo familiare allargato, composto da una quindicina di persone. Qui per anni è stata tenuta in condizioni di schiavitù dalla famiglia ma alla fine è riuscita a denunciare la sua condizione agli agenti della Polizia locale di Milano che questa mattina, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini, hanno arrestato 10 familiari della giovane rom.
Con l'arrivo in Italia a lungo le è stato impedito dai familiari di andare a scuola e ogni giorno veniva picchiata con schiaffi, calci e cinghiate perché si rifiutava di andare con gli altri a rubare nei negozi. Così viene isolata nella sua baracca, costretta a vivere all'interno del campo. I genitori temono che fugga e per questo le sottraggono i documenti.
Dalle dichiarazioni rilasciate alla polizia della donna emerge che al compimento dei 18 anni i genitori le dissero che, poiché non produceva 'reddito', sarebbe stata ad un altro zingaro che l'avrebbe acquistata per 20.000 euro ed una certa quantità di oro. Lei tentò di opporsi, ma "al mio rifiuto - mette a verbale la ragazza - mio padre ha cominciato a toccarmi e a cercare più volte di spogliarmi dicendomi che se non volevo sposarmi con nessuno dovevo fare l'amore con lui". Anche le molestie, come le botte, si ripetono più volte fino a quando la ragazza riesce a scappare.
Per sottrarsi a questo inferno la giovane approfitta dei controlli nel campo effettuati dalle forze dell'Ordine per prendere i primi contatti. Gli agenti della Polizia Locale le danno un numero a cui chiamare per raccontare tutto e presto viene organizzata la fuga. L'11 aprile dello scorso anno la giovane riesce a raggiungere un'auto della Polizia Locale priva di contrassegni e con personale in abiti civili che l'aspetta vicino al campo.
Condotta negli uffici del Reparto Radiomobile racconta tutto quello che ha dovuto subire. Mentre gli agenti avviano le indagini, lei viene portata in una comunità protetta gestita dal comune, dove si trova ancora oggi. Gli inquirenti trovano riscontri. A supporto delle accuse mosse dalla ragazza anche la testimonianza di un giovane italiano. Intanto lei racconta di come il 'clan' facesse uso costante di droga e possedesse delle armi che, solitamente, venivano nascoste nel terreno o, in caso di controlli da parte della Polizia, non esitavano a nascondere nel pannolino dei bimbi più piccoli.
Per il giudice che ha disposto gli arresti, nemmeno l'argomento degli usi e consuetudini delle popolazioni zingare potrà salvare dalla detenzione gli indagati. "Quando un popolo allogeno come quello degli zingari quando si insedia nel territorio italiano è obbligato ad osservare le norme dell'ordinamento giuridico vigente nel nostro territorio" scrive.
È vero, aggiunge poi Salvini, che la dignità delle culture degli immigrati è riconosciuta in nome del “diritto alla differenza, ma sarebbe un paradosso che tale diritto fosse riconosciuto e protetto solo fino al livello delle culture e non al livello del singolo il cui diritto non negoziabile alla differenza è il fondamento concettuale dello stesso diritto alla differenza invocato dalle diverse culture".
RaiNews24 - Picchiata perché non vuole rubare. Giovane rom fa arrestare tutta la famiglia