La voce gli esce con difficoltà dalla gola. Paolo Ravasin è malato di sclerosi laterale amiotrofica, una degenerazione progressiva del sistema nervoso che colpisce i muscoli del corpo. Dal suo letto nella casa di riposo delle Magnolie nel Trevigiano non si può alzare e neppure può scrivere, ma al presidente della Repubblica e ai presidenti delle due Camere ha inviato un video messaggio per "gridare" il suo no al progetto di testamento biologico così come è stato approvato dal Senato. "Volete sottrarmi l'unica libertà che mi è rimasta: quella di poter decidere sulla mia morte. Avete approvato un decreto che rende carta straccia la mia decisione di non sottopormi ad alimentazione e idratazione forzata".
Due anni fa, anche Piergiorgio Welby inviò un video messaggio a Napolitano. Chiedeva l'eutanasia per sottrarre chi si trovava in condizioni come le sue "a questo oltraggio estremo, a questa barbarie" che è la malattia. Ravasin non pronuncia mai la parola "eutanasia", ma al presidente della Repubblica chiede che il decreto che introduce il divieto della sospendere il trattamento di alimentazione nel testamento biologico sia giudicato "incostituzionale".
"Il mio grido - dice Ravasin, 49 anni, da 10 malato di Sla - non è di disperazione ma carico di speranza umana e civile. Ho affidato ad un video la mia volontà affinché fosse considerata insuperabile. Ho stabilito la soglia oltre la quale la mia vita non debba essere portata avanti a tutti i costi. La Costituzione impedisce di sottoporre chiunque a un trattamento sanitario contro la sua volontà. Ognuno di noi, alla fine dei suoi giorni, è di fronte alla morte, ma lo Stato e la Chiesa hanno preteso di sostituirsi a Dio". E conclude con le parole di Welby: "Io credo che si possa per ragioni di fede o di potere giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita e il dolore altrui".
Emma Bonino, da sempre nel partito radicale al fianco di coloro che lottano per concedere ai malati terminali piena libertà di scelta, ha detto che il messaggio di Ravasin si inserisce in quella che, di fatto, è una "pausa di riflessione" tra l'approvazione del ddl sul fine vita al Senato e il suo approdo alla Camera. "Più che ascoltare teologi o scienziati, bisognerebbe ascoltare i malati come Ravasin". (repubblica)
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e ora siamo alla resa dei conti come finira stavolta decidera lo stato per noi o noi potremo decidere da liberi cittadini