Casapound, giovani fascisti crescono Con il patrocinio del comune di Roma
di Mariagrazia Gerina Evochi Casapound e pensi ai fasci littori, ai saluti romani, al piccolo pantheon riflesso sulle pareti del loro spazio dibattiti, che va da Julius Evola a Concutelli, passando per i cuori neri. Ma gli occhi di un giovane militante di An appena confluito nel Pdl - eppure ugualmente di casa in quel di via Napoleone III - vedono anche altro. E forse è anche peggio. «Casapound? È l’ambasciata dell’Italia nella Chinatown di Esquilino».
Parola di Luca Gramazio, classe 1980, un figlio di Fiuggi e ancora di più di Domenico, Mimmo, detto «il pinguino», leader storico della destra romana, quella che negli ‘90 organizzava le prime fiaccolate contro gli immigrati e i campi rom. «Denunciare la malagestione dell’immigrazione fu uno dei grandi meriti di An, allora dovevi fare la fiaccolata per accendere il problema, oggi non ne hai più la necessità», rivendica Luca, che, consigliere del Pdl, dai banchi della maggioranza ha appena ottenuto il patrocinio del Comune per la prossima iniziativa di Casapound: una serata sul piano regolatore con Gramazio tra gli ospiti. E in nome di Casapound si prepara a dare battaglia con una delibera sulla casa che «garantisca l’italianità».
Che ne dice Alemanno?
«Del patrocinio? Il patrocinio da me caldeggiato, e accordato dalla presidenza del Consiglio comunale, non comporta l’interessamento del sindaco. Con lui non ne ho parlato, ma il suo staff si è voluto accertare della correttezza della procedura».
E basta?
«Sì».
Lei ha detto anche che sarebbe felice se Casapound fosse regolarizzata. Di questo ne ha parlato con Alemanno?
«No».
E di Casapound in generale?
«No, ma lui è ben informato delle dinamiche, conosce Casapound, anche se da quando è sindaco non li ha mai incontrati, e sa che io con loro ho un rapporto».
Ecco, appunto: che rapporto c’è tra un esponente del Pdl e Casapound che è un sorta di pantheon del fascismo?
«Ma i simboli che ci sono a Caspound sono una loro scelta e io non la giudico. Ho fatto una scelta diversa, e nel Pdl sto benissimo, ma porto del mio e nel mio c’è anche questo: ho un ottimo rapporto con chi frequenta Casapound e ho un linguaggio politico che mi permette di parlare anche con loro».
Ma quando entra a Casapound, dove ormai è di casa, cosa pensa? Che bel posto, che posto assurdo...
«Vorrei dire piuttosto quello che penso quando faccio in motorino tutto quel quartiere Esquilino che è diventato una Chinatown romana e poi arrivo a Casapound e mi sembra, come dicono loro, l’ambasciata dell’Italia nella Cina dell’Esquilino».
Le dà fastidio la multietnicità?
«No, non amo la perdita di italianità che si è consumata in quel quartiere».
Di questo parla con Casapound?
«Mah, parliamo di mutuo sociale, per esempio. Una idea di Casapound, che ho fatto mia attravrso una proposta di delibera di iniziativa consigliare. Si tratta di permettere a chi non ha una casa di diventare nel tempo proprietario della casa che gli viene assegnata».
Casapound però pensa che agli stranieri non debba essere riconosciuto lo stesso diritto alla casa degli italiani.
«Quella è un’idea presente nella iniziativa sul mutuo sociale: non è che lo straniero non può accedere alla graduatoria, sarebbe anacronistico, ma c’è una difesa della cittadinanza e della nazionalità che va garantita. In che modo lo stiamo ancora studiando. Ma un padre di 55 anni, che ha cresciuto con sforzo una famiglia e ha versato i contributi per trent’anni se perde la casa deve avere più diritto del cittadino straniero. Penso a una sorta di quoziente».
Una quoziente di italianità? O di paternità? Anche gli stranieri sono padri di famiglia...
«Ma no. Stiamo lavorando per vedere come non violare nessuna norma».
Neanche la Costituzione?
«Ci mancherebbe altro. Io sono legittimato dal voto popolare e sono stato eletto come candidato del Popolo della Libertà».
Casapound dice che la Costituzione va cambiata perché l’hanno scritta «uomini nella scia dei carri-armati stranieri». Condivide?
«Con Casapound parlo di quello che succede da oggi in avanti nella mia città».
Ecco il 25 aprile, tra pochi giorni, è la festa della Liberazione: Casapound non festeggia e lei?
«Io il 25 aprile sarò in vacanza».
16 aprile 2009