beh, nn è detto scusa. nn voglio assolutamente difendere il padre a spada tratta, ovvio, xò ank io a 11 anni me le beccavo di santa ragione da mia madre, ma di qui a buttarmi nel pozzo ce ne vuole. x qnt ritenga una merda il padre ripeto.. dubito sia stato lui..potrebbe ank essere k x scappare dalle botte si siano rifugiati nel casolare col pozzo..
come sostengo nel post " vicino mostro" è facile crearlo quando la reputazione non è buona, ma vogliamo a tutti costi di trovare il mostro per giustificare la nostra coscienza
come dicevo il mostro è facile crearlo
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L'Italia del pregiudizio (di Piero Ostellino )
Ora che i corpi di Salvatore e Francesco Pappalardi sono stati trovati in un pozzo, dove nessuno era andato a cercarli, emerge un volto della nostra giustizia penale a dir poco discutibile. Da un lato, il padre dei due bambini, Filippo Pappalardi, in carcere perché indiziato, sulla base solo di un’intercettazione ambientale e della fragile testimonianza (tardiva) di un bambino, di averli uccisi. Inoltre un' inchiesta che ha cercato Salvatore e Francesco nelle grotte di Matera, nelle campagne delle Murge, persino in Romania, lungo le piste delle sette sataniche e del traffico di organi. Dall'altro, il casuale ritrovamento dei loro corpi in un pozzo nel centro di Gravina, non lontano dalla piazza dove erano stati visti l'ultima volta. Da un lato, dunque, il volto di una giustizia metafisica, che cerca aprioristicamente la verità attraverso la speculazione intellettuale e gli indizi, anche i più inverosimili, costruiti nel laboratorio della mente inquirente. Dall’altra, la scoperta casuale dei corpi dei due bambini morti, ma per fame e per freddo, nella profondità di un pozzo.
Quale verosimiglianza logica si può rintracciare nel gesto di un padre presunto assassino che non avrebbe ucciso i suoi figli, ma li avrebbe gettati vivi in un buco, e non nella sperduta campagna, bensì in un luogo dove qualcuno avrebbe potuto ritrovarli prima della loro morte? Ma il procuratore di Bari, Emilio Marzano, ha detto: «L'impianto accusatorio per ora rimane, non abbiamo elementi per ripensarlo». Sotto il profilo formale, l'affermazione è ineccepibile. Sotto quello sostanziale, appare, però, incauta almeno per due ragioni. La prima: il ritrovamento dei due fratelli nel pozzo dove l’altro giorno è caduto il bambino e l'autopsia dei loro corpi aprono interrogativi nuovi che il dottor Marzano aveva evidentemente sbagliato a escludere a priori. La seconda: per ora, la colpevolezza di Filippo Pappalardi è confermata solo dalla sua carcerazione preventiva, direbbe il filosofo dei diritti civili «per mezzo del castigo», e dal carattere ferocemente arcaico della sua figura.
Forse non è inutile ricordare che l'esposizione prolungata dell'indiziato all'avvenimento minaccia di distruggerne l'immagine e, probabilmente, già l'ha distrutta. La verità mediatica, in questi casi, rischia di apparire più forte di quella vera e non è attraverso la prima che si può ragionevolmente sperare di pervenire alla seconda. Qui non è in discussione la colpevolezza o l'innocenza del Pappalardi. Sono in discussione un pregiudizio giudiziario e la stretta correlazione fra il sistema giudiziario e quello mediatico che sta diventando tale da rendere sempre più difficile capire dove finisca l'uno e incominci l'altro e viceversa. Scrive Daniel Soulez Larivière: «La magistratura scopre con delizia che accanto alle armi terrificanti che esistono già nel codice di procedura penale esiste anche lo strumento mediatico che lo completa efficacemente» («Il circo mediatico- giudiziario», ed. Liberilibri). Eppure, il rimedio a questa confusione dei ruoli che si è imposta in Italia da quindici anni a questa parte e che nuoce sia alla magistratura sia al giornalismo, ci sarebbe: scindere la fase istruttoria e investigativa, rigorosamente coperta da segreto, da quella giurisdizionale e dibattimentale, aperta invece al pubblico. ( corriere della sera 28.02.08)
è stato detto che sono morti di stenti e di freddo..ma io mi chiedo...visto che sono scomparsi in giugno..come si fa morire di freddo?????
spero tanto che i bambini siano caduti accidentalemnte nel pozzo,e che non gli abbiamo buttati giù...mi dispiace da morire :'(
si ma è facile creare il mostro con te prima ammazzi l'innocente e poi chiedi scusa?
Gravini: i bambini forse caduti per caso Corriere della Sera
Domenica sarà osservato un minuto di silenzio negli stadi Gravini: i bambini forse caduti per caso Il consulente della difesa: «Una morte orribile, specie per Salvatore». Il padre: «L'avevo detto alla polizia»
BARI - Francesco e Salvatore Pappalardi potrebbero essere caduti accidentalmente nella cisterna dove sono stati trovati i loro cadaveri. Lo si è appreso da fonti investigative. I due bambini potrebbero essere caduti uno dopo l'altro, è la convizione di alcune fonti investigative dopo l'esito dei primi esami medico legali.
«MAI VISTO NIENTE SIMILE» - «In quarant'anni di professione come medico legale non ho mai visto niente di simile». Lo ha detto il professor Luigi Strada, dell'istituto di medicina legale dell'Università di Bari e consulente della difesa di Filippo Pappalardi. «È stata davvero una morte orribile, specialmente per Salvatore, che si è spento alcune ore dopo la morte del fratello. Dalla scena si ricava che Tore cercò disperatamente una via di uscita indicata da un raggio di luce, ma resosi conto dell'impossibilità di salvarsi, raschiò freneticamente con le unghie una parete del cunicolo», ha spiegato il consulente in un'intervista all'emittente pugliese Telenorba. Strada è sicuro del fatto che Francesco, il primo a cadere nel pozzo, non si rese assolutamente conto del rischio e cadde sul fondo. Tore, invece, nel tentativo di soccorrere il fratello, è sceso cercando di utilizzare gli appigli esistenti nel condotto, riducendo gli effetti della caduta. Nella cisterna non sono stati trovati altri oggetti che un pennarello in una scarpa.
IL PADRE: «L'AVEVO DETTO ALLA POLIZIA» - «L’avevo detto alla polizia che doveva cercare là dentro». Lo ha dichiarato il padre dei bambini, Filippo Pappalardi, all'avvocato difensore Angela Aliani che è andato a trovarlo in carcere a Velletri. Appena l'ha vista, ha raccontato il legale, Pappalardi ha iniziato a piangere. Aliani ha riferito, dopo un colloqui di tre ore, di essere molto provata e di non voler rilasciare dichiarazioni oltre alle poche parola che ha detto ai giornalisti.
29 febbraio 2008