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Morire di calcio: ucciso tifoso laziale

  1. #351
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
    Iscrizione: 2/4/2006
    Messaggi: 43,734
    Piaciuto: 2786 volte

    Predefinito

    Da condannare senza appello


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  3. #352
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    ho la nausea

  4. #353
    Dovahkiin
    Utente cancellato

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    Quote Originariamente inviata da yasha Visualizza il messaggio
    sono solo delle povere cacchette frustate...senza scopo ne ideali....
    il fatto che hanno assalito le forze dell ordine (da sempre associate alla destra,possiamo dire) e abbiamo tentato di bruciare una baracca di rom (e questo si che sarebbe "degno" di estremisti di destra) fa capire che sono veramente un branco di coglioni senza cervello...mah....

  5. #354
    ... SteekHutzee
    Uomo 35 anni
    Iscrizione: 19/7/2008
    Messaggi: 16,202
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    Predefinito Tifoso ucciso, parla Spaccarotella: «Ho alzato il braccio è partito il colpo»

    «Ho provato a fare un gesto come per farli fermare, il gesto istintivo di alzare il braccio o tutti e due, non ricordo. Mi sono reso conto che il colpo è partito quando ho sentito il rumore». Lo ha detto il poliziotto Luigi Spaccarotella stamani durante l'udienza in Corte d'Assise ad Arezzo per il processo che lo vede imputato di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri.

    Prima che parlasse l'agente, uno dei difensori, Francesco Molino, ha detto che avrebbe fatto solo dichiarazioni spontanee. Quando Spaccarotella ha iniziato a parlare, il padre e la madre di Gabriele sono usciti dall'aula. L'agente ha quindi spiegato di non saper precisare se quando il colpo è partito era a fine corsa o se si era già fermato. «Ho visto l'auto partire - ha aggiunto Spaccarotella - e ho pensato: è andata bene. Non mi sarei mai aspettato nella vita di causare la morte di nessuno». L'agente ha più volte ribadito: «Non c'era la volontà di provocare la morte. Non mi aspettavo succedesse niente di tutto questo».

    Ricostruendo le fasi dello sparo che uccise Sandri, Spaccarotella ha detto: «Sono arrivato affannato, anche per l'asma che mi perseguita da quando avevo 16 anni. Erano momenti concitati: lo stress, la corsa, l'asma. Non è stata una cosa volontaria, non volevo uccidere nessuno». Poi, riferendosi da quanto dichiarato dai suoi colleghi che nelle scorse udienze hanno detto che lui disse loro di aver sparato il colpo in aria,

    Spaccarotella ha spiegato: «Intendevo che non era rivolto contro niente e nessuno». Prima di raccontare la fase cruciale dello sparo, l'agente ha detto che aveva notato una zuffa dall'altra parte dell' autostrada, di aver sparato un primo colpo in aria perchè lo scontro non cessava nonostante la sirena accesa, di aver visto spranghe e di aver pensato che fosse qualcosa di più grave di una zuffa e di aver quindi inseguito parallelamente il gruppo di giovani che poi sono saliti in auto partendo.

    «Vergognati assassino». Al termine dell'udienza, prima che l'agente Spaccarotella lasciasse il suo banco, dal pubblico qualcuno gli ha urlato: «Vergognati, verme, assassino». Anche durante l'esposizione dell'agente, una persona del pubblico aveva gridato: «Dicci la verità», ma era stata subito zittita dal presidente della Corte Mauro Bilancetti, che qualche minuto prima aveva invitato ad uscire una persona che stava mostrando una foto di Gabriele Sandri.

    Prima delle dichiarazioni spontanee dell'agente, avevano parlato due colleghi di Spaccarotella e poi il medico legale di parte civile, Costantino Cialella. Quest'ultimo aveva spiegato che analizzando i fori di ingresso del proiettile nel collo di Gabriele Sandri e il foro del vetro, oltre alla velocità con cui viaggiava lo sparo, si deduceva che prima di raggiungere Sandri il colpo aveva impattato solo contro il vetro dell'auto e la catenina che Gabriele portava al collo, escludendo di fatto la deviazione della rete dell'autostrada. Davanti al tribunale sono stati appoggiati in terra tre striscioni con scritto: «Bronchite asmatica + stress = il vostro certificato per uccidere. Vergognatevi».

    Madre di Sandri: non mi sembra un uomo. «Sono rimasta sconcertata a non sentirlo interrogare. Se fosse onesto direbbe: Ho sbagliato, pago». Così Daniela Sandri, madre di Gabriele, ha commentato la decisione dei legali del poliziotto Luigi Spaccarotella di fargli rilasciare solo dichiarazioni spontanee, evitando così il controesame in aula. «Poteva rispondere - ha aggiunto Daniela Sandri - si doveva difendere, non mi sembra un uomo. Ho sentito dichiarazioni nelle quali si è contraddetto». Per il padre di Gabriele, Giorgio, Spaccarotella «ha voluto evitare di dire per l'ennesima volta delle bugie. Se io fossi innocente vorrei affrontare il tribunale per far capire che quello di cui sono accusato non è vero. Invece lui ha parlato di bronchite asmatica e stress, come se con questo fosse possibile difendersi». Uno dei difensori dell'agente, Federico Bagattini, ha spiegato ai giornalisti che quella delle dichiarazioni spontanee è stata una scelta dei difensori «sulla base di una valutazione sia umana, sia tecnica. Umana perché Spaccarotella è una persona di grandissima fragilità emotiva, quindi, probabilmente non avrebbe retto il controesame. Tecnica, perché secondo noi il processo ha offerto spunti positivi per la difesa e non ci sembrava che fosse necessario destabilizzarlo, sottoponendo l'imputato al controesame».

  6. #355
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
    Iscrizione: 3/2/2009
    Messaggi: 10,246
    Piaciuto: 1043 volte

    Predefinito

    Su Facebook il gruppo "Gabbo bastardo". E' nato da una settimana.
    Centinaia le segnalazioni, ed è ancora aperto.
    Fa paura.

  7. #356
    hellion
    Ospite

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da lakeofire Visualizza il messaggio
    Quoto monty.

    E cmq continuo a credere che gli ultras che spaccano tutto non sono solo di estrma dx!

    non c'entra destra o sinistra... è inciviltà...

    comunque io rimango dell'idea che il carabiniere deve pagare, a parte che secondo me voleva sparare alle ruote per non farli andare via, comunque non doveva aprire il fuoco e di conseguenza se giustizia c'è anche lui deve finire in carcere

  8. #357
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
    Iscrizione: 3/2/2009
    Messaggi: 10,246
    Piaciuto: 1043 volte

    Predefinito

    Così ho ucciso Gabbo

    di Giorgio Florian
    Gabriele Sandri? Non penso mai a lui. Il perdono? Non lo chiederò, fu un incidente. Le minacce degli ultras? Non le leggo più, ma temo per la mia famiglia. Così l'agente Spaccarotella si racconta


    A volte sogno quell'autogrill. Sono come sospeso su una nuvoletta e tutto intorno è sfuocato, ma lui non lo sogno mai... Luigi Spaccarotella parla in casa sua, nella periferia di Arezzo, mentre guarda il figlio di tre anni che gioca con le macchinine in una bacinella piena d'acqua. L'11 novembre 2007 dalla sua pistola partì il proiettile calibro 9 parabellum che uccise Gabriele 'Gabbo' Sandri. L'autogrill è quello di Badia al Pino, sulla A1. Erano uno su un lato, in direzione nord, e l'altro su quello in direzione sud. In mezzo le due carreggiate, dove tutto scorre velocissimo e dove una pallottola, altrettanto veloce, ha troncato un destino e ne ha cambiato un altro. Ed è in questa stazione di servizio che abbiamo cominciato l'intervista con Luigi Spaccarotella, assistente della polizia di Stato, "calabrese nato in Lombardia", che attende la sentenza rimanendo ancorato al 'suo' lato dell'autogrill e scacciando il fantasma di Sandri. Il verdetto è previsto per l'11 luglio, un giorno prima del suo trentatreesimo compleanno. Ma adesso si mostra abbronzato, in forma, sereno. La sua ansia viene tradita soltanto da uno sfogo cutaneo sul braccio.

    Che cosa si aspetta dal processo?
    "Mi auguro che vada nel senso in cui io e i miei avvocati abbiamo lavorato e che venga fatta chiarezza su quello che è accaduto. Un verdetto giusto".

    Che per lei sarebbe?
    "Omicidio colposo. Perché non c'era da parte mia la volontà di uccidere nessuno e nemmeno di sparare un secondo colpo, dopo quello di avvertimento. Io nemmeno mi immaginavo che si trattasse di un'aggressione di tifosi, altrimenti mi sarei comportato diversamente. Pensavo che fosse in corso una rapina. Per questo ho sparato il colpo in aria e infatti i due gruppi si sono divisi. Poi li ho inseguiti correndo sull'altro lato dell'autogrill. Ho visto che erano saliti in macchina e mi sono fermato. Poi ho fatto un gesto come per indicarli. Mi sono reso conto di aver sparato quando ho sentito il colpo".


    La pistola era con il colpo in canna e il cane alzato. Una maggiore prudenza avrebbe evitato la morte di Gabriele Sandri.

    "Col senno di poi tutto si può dire, ma in quell'attimo la voglia di capire chi erano quelle persone e di prendere la targa dell'auto in fuga... Non mi sono reso conto di avere la pistola in mano mentre correvo. Ho fatto un gesto come per indicare, come per dire 'sti' stronzi...' e ho sentito il botto".

    Che cos'ha pensato allora?
    "È stato un attimo, ho detto 'porca *******!'. Poi ho visto che l'auto partiva sgommando, non ho sentito rumore di vetri infranti o grida e ho pensato che mi era andata bene. E sono tornato dal collega che stava identificando altre persone. Pochi minuti dopo abbiamo sentito per radio che un'altra pattuglia, più avanti, chiedeva un'ambulanza per il passeggero di un'auto. È stato lì che ho capito cos'era successo".

    E quando si è reso conto di avere ucciso una persona, come ha reagito?
    "Ho pensato alla mia famiglia e a cosa sarebbe successo ai bambini e a mia moglie".

    Non ha pensato al ragazzo che era morto per il proiettile che aveva sparato?
    "No, non subito: mi pareva tutto così assurdo".

    Come ha spiegato a sua moglie quello che era successo?
    "Per telefono. Mia moglie aveva già sentito al telegiornale della morte di Sandri, le ho detto che ero coinvolto io e che era successo un incidente".

    Dopo quanto tempo ha informato i suoi superiori? Che cosa le hanno detto?
    "Siamo tornati subito in caserma e ho informato il mio dirigente, che a sua volta l'ha detto al comandante della Stradale del compartimento. Ero frastornato, mi sentivo smarrito. Pensavo solo alla mia famiglia. Il mio capo ha cercato di tranquillizzarmi".

    Il ritardo del questore di Arezzo e del ministero dell'Interno nel comunicare la dinamica della morte di Gabriele Sandri hanno contribuito a compattare le frange più violente delle tifoserie e a scatenare una reazione degli ultras come da decenni non si registrava...
    "Io questo non lo so, i miei capi erano stati informati immediatamente. Comunque la morte di Sandri è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di un sentimento di odio verso la Polizia che si stava già incanalando verso la violenza. C'è stato persino chi ha sostenuto che avessi pareggiato i conti dopo la morte del sovrintendente Raciti a Catania".(11 giugno 2009)

    ---

    In virtù di quelle affermazioni io gli darei l'ergastolo.

    "Non mi sono reso conto di avere la pistola in mano mentre correvo. Ho fatto un gesto come per indicare, come per dire 'sti' stronzi...' e ho sentito il botto"

    "Ho pensato alla mia famiglia e a cosa sarebbe successo ai bambini e a mia moglie"

    "Gabriele Sandri? Non penso mai a lui. Il perdono? Non lo chiederò, fu un incidente."

    E io ammazzo mio marito perchè mentre gli faccio una carezza non mi rendo conto di avere in mano il coltello per tagliare il pane.

    Fai un lavoro in cui un'arma è obbligatoria.
    Come minimo dovresti essere in grado di renderti conto di possederla
    E poi dovresti sapere quando la tieni in mano.

    Non ha avuto il minimo pensiero per quel ragazzo e per la sua famiglia.
    Non vuole nemmeno chiedere perdono perchè non l'ha fatto apposta.
    Pure a me capita di pestare un piede a qualcuno.
    Sebbene possa capitare per sbaglio, la prima cosa che si dice è "Ops, scusa".
    Che razza di ragionamento è questo? -.-


  9. #358
    Tyler Durden
    Uomo 36 anni
    Iscrizione: 6/10/2007
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    Piaciuto: 523 volte

    Predefinito

    dio che rabbia.. per quanto sandri potesse non essermi simpatico (non che lo conoscessi ma dopo che è morto si è saputo vita morte e miracoli) .. questo è proprio un bastardo malato..

  10. #359
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
    Iscrizione: 3/2/2009
    Messaggi: 10,246
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    Predefinito Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

    Ad Arezzo la sentenza per la morte del tifoso della Lazio. Spaccarotella non era in aula
    Urla contro i giudici: "Buffoni". La mamma: "Ucciso di nuovo". Il poliziotto: "Piango di gioia"



    AREZZO - Non fu volontario l'omicidio di Gabriele Sandri. Dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte d'assise d'Arezzo ha condannato a sei anni l'agente della Polstrada Luigi Spaccarotella che l'11 novembre del 2007 uccise il tifoso della Lazio Gabriele Sandri nell'area di servizio Badia al Pino sulla A1. "Fu omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento", ha detto la giuria. Come dire che Spaccarotella sparò contro Sandri senza la volontà di ucciderlo, ma "accettando il rischio che quell'evento potesse verificarsi".

    "Giudici, siete dei buffoni". Un distinguo giuridico che ha scatenato la violenta reazione dei tifosi e amici di Sandri presenti in aula. Alla lettura della sentenza hanno urlato contro i giudici "Infami, buffoni, vergogna". Il presidente della Corte è stato costretto ad allontanare il pubblico. Stretti in un abbraccio di dolore, i genitori di Gabriele hanno pianto in aula. "Mi vergogno di essere italiano - ha detto il padre - Non sono bastati cinque testimoni a dire cosa ha fatto Spaccarotella. Evidentemente la divisa paga. Non credo più nella giustizia, non credo più in niente. E' una vergogna per tutta l'Italia. Senz'altro faremo appello: io Spaccarotella non lo mollerò mai". Al termine della lettura della sentenza, la moglie si è sentita male: "Me l'hanno ammazzato una seconda volta. Ma i giudici, quando arriveranno a casa, come faranno a guardare i loro figli, con quale coscienza hanno fatto una cosa del genere?".

    Allontanati dall'aula. Gli amici di Gabriele, allontanati dall'aula, hanno proseguito la protesta fuori dal Palazzo di giustizia: ancora urla contro la corte e i difensori dell'agente. All'uscita dalla Corte d'Assise, Federico Gattini, uno dei legali di Spaccarotella, è stato accolto da una pioggia di insulti: "Verme, sei un verme". Un'amica di Gabriele, Cinzia, ha accusato un malore: è stata soccorsa dai sanitari ed è stata portata via in ambulanza.


    L'appello del padre: "State calmi". Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, e suo padre, hanno invitato gli amici alla calma. Temono che si ripetano i disordini scoppiati poche ore dopo l'omicidio in autostrada: a Roma furono assaltate caserme della polizia e fu devastata la sede del Coni. "Facciamola finita", ha implorato il fratello di Gabbo. "Non uccidiamo Gabriele per la terza volta. La prima volta due anni fa; oggi i giudici. Non possiamo uccidere Gabbo per la terza volta. Basta".

    L'agente: "Ho pianto di gioia". Luigi Spaccarotella non era in aula. Ha atteso la sentenza "incrociando le dita e pregando", come ha confidato ai suoi legali. Una volta conosciuto l'esito del processo ha "pianto di gioia": "Ho fatto bene a credere nella giustizia". Una volta solo l'agente era entrato in Corte d'assise e solo per fare una breve dichiarazione concordata con gli avvocati: "Ho alzato istintivamente un braccio, forse tutti e due - aveva detto - ed è partito un colpo di pistola. Non era mia volontà uccidere". L'imputato non ha mai voluto rispondere alle domande dei giudici. Dopo le prime dichiarazioni rese ai colleghi all'indomani dell'incidente, ha preferito appellarsi al diritto di tacere. Aveva parlato un'altra volta, ma fuori dall'aula del processo, quando il giudice lo aveva chiamato per la prima udienza preliminare. Attraverso le agenzie di stampa Spaccarotella aveva chiesto perdono ai genitori di Gabriele: "Ho ucciso il loro figlio: dire che mi dispiace, che non volevo, non può essere sufficiente. Vorrei incontrarli".

    Gli striscioni: "Gabbo sempre con noi". Sul prato davanti al Palazzo di giustizia di Arezzo, restano abbandonati gli striscioni e le foto di Gabbo che gli amici hanno lasciato stamani. "E' ora che sia fatta giustizia per Gabriele" è scritto su un lenzuolo. E accanto la gigantografia del tifoso con scritto: "Gabriele sempre con noi".

    L'accusa aveva chiesto 14 anni. Contro l'agente della Polizia stradale, il pm aveva chiesto la condanna per omicidio volontario, 21 anni ridotti a 14 con la riduzione di un terzo della pena per la concessione delle attenuanti generiche: "In fondo - aveva detto il pm come atto di comprensione verso il poliziotto - l'agente ha distrutto una vita umana ma ha anche distrutto quella della sua famiglia".

    Due anni fa sull'autostrada. Quel mattino, nell'area di servizio Badia al Pino sulla A1, c'era stata una scaramuccia tra tifosi laziali e supporter juventini. L'agente era dall'altra parte dell'autostrada. Non poteva intervenire direttamente. Si affidò alla sirena dell'auto e a un colpo sparato in aria. Poi prese a correre lungo il bordo della carreggiata per mettersi di fronte ai tifosi. Ma Gabriele e i suoi amici erano già risaliti in macchina per raggiungere Milano dove li aspettava Inter-Lazio e dello scontro con gli juventini non parlavano più. Spaccarotella sparò allora.

    Il pm: "Azione folle quella dell'agente". In aula, il pm ha mimato il gesto stringendo anche lui le mani attorno al calcio di una pistola, riproduzione fedele dell'arma di ordinanza dell'agente. "Il fatto che il proiettile fu deviato dalla grata - ha detto il magistrato dell'accusa durante la requisitoria - non sposta di un millimetro le conclusioni. Solo un folle avrebbe potuto correre con la pistola in pugno, il cane armato e il dito sul grilletto".

    I testi: "Aveva le braccia tese". Luigi Spaccarotella lo ha fatto quel maledetto mezzogiorno di due anni fa. Cinque testimoni lo hanno detto sotto giuramento: "Vedemmo il poliziotto con le braccia tese che prendeva la mira". Il proiettile partì dalla Beretta calibro 9, attraversò tre corsie, fu deviato dalla grata che separa i due sensi di marcia, proseguì ancora verso il parcheggio a una trentina di metri di distanza dal poliziotto e si infilò nel collo di Gabriele, seduto sul sedile posteriore della Megane tra due amici.

    Fonte

  11. #360
    Bushi yasha
    Uomo 42 anni da L'Aquila
    Iscrizione: 7/9/2006
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    Predefinito

    che schifo.Che schifo immondo.
    un altro pazzoide fascista l'ha avuta vinta.

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