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Trasferirsi all'estero

  1. #81
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 41 anni da Modena
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    Quote Originariamente inviata da Rosemary Visualizza il messaggio
    Grazie Killu



    La Svezia dev'essere bellissima, i paesi nordici ultimamente mi affascinano un sacco...
    Conti di tornare all'estero o preferisci fare il "pendolare"? Che mentalità hanno gli svedesi?
    Per il momento ho la fortuna di stare bene qui ma in futuro potrei andare a vivere ancora in Svezia o altrove, dipende non solo da me a dire il vero visto che mi son riavvicinato ad una persona e se si vorrà vivere insieme ci saranno scelte da fare (lontano dall'Italia comunque perchè non vive qui).
    Ho il mio laboratorio in Italia per le consulenze ambientali (certificazioni camere bianche, controllo inquinanti, analisi alimenti ecc ecc... e collaboro con ARPA Emilia Romagna e Toscana per molte cose).
    Poi cerco di cogliere ogni occasione mi si presenti; l'anno scorso ho lavorato un mese all'acquario di Barcellona dove ho fatto un corso per dei dottorandi, poi son stato in Madagascar, Brasile, fiordi norvegesi, Finlandia alla ricerca di lupi e renne per fare un censimento della fauna locale.


    Gli svedesi sono particolari e personalmente molto differenti dalla mentalità italiana o per lo meno per come vedo io l'italiano medio.
    Loro si definiscono "Lagom" parole che indica un atteggiamento bilanciato ed equilibrato sotto ogni aspetto della vita. Ciò comporta ad avere persone che non sono (o non lo fanno vedere) mai troppo arrabbiate, nervose ecc ecc.
    Spesso sento dire che sono molto individualisti (un documentario passato recentemente sulla Rai affermava una cosa del genere) io al contrario penso abbiano sviluppato maggiormente una coscienza sociale forse a volte a discapito dell'individuo.

    Poi, ovviamente, dipende da persona a persona e anche da quale sfumatura della vita di una persona prendi in considerazione.
    Io mi son sempre trovato bene con loro. Sono persone rilassate, tranquille, pragmatiche, volenterose, gentili, aperte mentalmente.
    Mi trovo molto peggio per alcune cose, soprattutto in ambito lavorativo, con i paesi mediterranei soprattutto Italia e Spagna.
    A Lantis, illusione e Fiona piace questo intervento

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  3. #82
    Overdose da FdT Fiona
    Donna 35 anni
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    Quote Originariamente inviata da Layne S. Visualizza il messaggio
    No, vivo in Irlanda del Nord (da 3 anni).
    E no, quello che dice il tuo amico non è vero - lui non può sapere quello che succederà, semplicemente perché nessuno lo sa. Fra l'altro, quello scenario è improbabilissimo, per una serie di motivi: non si sa ancora quando (né se...) la Brexit avrà effetto; e soprattutto per imporre simili condizioni dovrebbero uscire totalmente non solo dall'Europa ma anche dall'EEA.
    Anche se lo facessero, pensi davvero che gli stati Europei (con cui l'UK deve mantenere buoni rapporti, per la propria sopravvivenza), gli permetterebbero impunemente di buttare fuori il 70% dei loro cittadini?
    In particolare qui in Irlanda del nord, dove gli stipendi sono bassi (anche il costo della vita lo è) dovrebbero buttare fuori tutti i cittadini europei che ci vivono, con l'eccezione di forse un centinaio di persone, dato che 20mila qui sono una bella somma...

    Cmq non biasimo il tuo amico, eh, ci sono senz'altro deficienti del fronte leave che hanno proposto cose del genere. Ma temo per loro che non sia attuabile.

    Non vivo in Inghilterra, quindi immagino che l'ultima domanda non valga cmq ci sono finita un po' per caso, è una storia lunga.

    Per il discorso "pro e contro": fatico veramente a trovare dei pro oggettivi. Forse l'unica cosa che posso dire con sufficiente certezza (e che è ovviamente positiva) è che trovare lavoro è più facile, rispetto all'area di Italia in cui vivo. Tutto il resto IMHO è oggetto di discussione.
    Vivere in un'altra cultura? Persino a me che sono qui da tempo, piace solo a volte; e mi fa girare le palle in altri momenti.
    Imparare un'altra lingua? Dipende da quali sono le tue priorità (e da qual è la lingua del posto)
    Conoscere nuove persone? E' sempre molto bello, per carità, ma paghi il prezzo di dover lasciare quelle vecchie.

    A me piace viaggiare, sono contenta dell'esperienza; ma più passa il tempo e più mi rendo conto che cmq vivere altrove (e magari spostarsi ogni pochi anni, come forse succederà a me) non è solo una scelta legata al voler vivere in un dato posto, ma anche una scelta che implica un certo stile di vita. Ad esempio, è possibile che nel futuro prossimo dovrò decidere se trasferirmi per lavoro in Australia o in America. Una parte di me dice "wow, l'Australia, l'oceano, i canguri!" un'altra dice "una volta che sono lì, vedrò la mia famiglia una volta l'anno se va bene, se avrò dei figli, cresceranno senza nonni, zii ecc.". Ma penso sia normale.

    Questo è solo per dire, se vuoi fare un'esperienza fuori, cercare lavoro ecc. io direi provaci, è una bella esperienza e male che va puoi sempre tornare. Ma quando vivere fuori non è più una scelta, si pongono altri problemi.

    L'argomento "estero" per me è sempre stato particolare.
    Quando ero piccola vedevo l'erba del vicino sempre più verde e più bella della mia; crescendo, facendo varie esperienze, conoscendo persone anche straniere mi sono resa conto che l'erba del vicino è esattamente come la mia, ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi, conta solo come la vedo io. Il mio percorso si basa sulle lingue straniere e sulle letterature straniere; mi sono informata per Phd vari ed eventuali o per dottorati qui in Italia. Per il dottorato qui a Firenze il mio professore mi ha detto "Preparati se vuoi tentare questa strada: guadagnerai 1000€ al mese, poco più di un operaio, e sarai precaria per tutta la vita." Inutile dire che la voglia mi è scemata subito. Il PhD all'estero era un'idea ma ho paura di non esserne all'altezza e soprattutto non so dopo cosa succede: se devo tornare qui tanto vale evitare a priori. Purtroppo l'aver raggiunto la veneranda età di 27 anni mi ha tolto l'entusiasmo del "tutto è possibile!" e mi ha caricato di razionalismo un po' cinico. L'altra sera ho parlato con un pakistano che vive a San Francisco e mi ha detto che è molto più facile fare un PhD negli Stati Uniti (mio grande amore, passione osannata nei secoli dei secoli, amen) piuttosto che in Inghilterra. A me l'Inghilterra non piace, mette ansia; se devo scegliere un clima grigio e triste trovo molto più affascinante la Scozia o l'Irlanda, ma purtroppo non so da chi informarmi a dovere. Avevo anche pensato di spostarmi senza l'opzione del PhD, ma come diceva Bossy in questo topic 7 anni fa, se devo fare la lavapiatti rimango dove sono.

    Sono molto legata alla mia famiglia e ai miei amici; le mie abitudini sono fondamentali per me e più cresco più mi rendo conto di abitare in un paese bellissimo (geograficamente) e che pullula di turismo (vorrei insegnare ma è impossibile, ripiego sul piano B). Diciamo che sceglierei l'estero come scelta obbligata, se trovassi lavoro qui viaggerei molto e mi limiterei a quello.

    Non so, forse è davvero un sogno e mi piace perché tale... Ogni turista che incrocio ogni giorno (lavoro in un agriturismo) mi fa venire voglia di trasferirmi nel loro paese e conoscere la loro cultura, di sposarmi uno straniero e coronare anni di sogni... Probabilmente sono solo fantasie.

    @Killuminato vedrai dove ti porta il cuore, allora...

  4. #83
    British ninja Layne S.
    Donna 33 anni
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    Quote Originariamente inviata da Rosemary Visualizza il messaggio
    L'argomento "estero" per me è sempre stato particolare.
    Per il dottorato qui a Firenze il mio professore mi ha detto "Preparati se vuoi tentare questa strada: guadagnerai 1000€ al mese, poco più di un operaio, e sarai precaria per tutta la vita." Inutile dire che la voglia mi è scemata subito. Il PhD all'estero era un'idea ma ho paura di non esserne all'altezza e soprattutto non so dopo cosa succede: se devo tornare qui tanto vale evitare a priori. Purtroppo l'aver raggiunto la veneranda età di 27 anni mi ha tolto l'entusiasmo del "tutto è possibile!" e mi ha caricato di razionalismo un po' cinico. L'altra sera ho parlato con un pakistano che vive a San Francisco e mi ha detto che è molto più facile fare un PhD negli Stati Uniti (mio grande amore, passione osannata nei secoli dei secoli, amen) piuttosto che in Inghilterra. A me l'Inghilterra non piace, mette ansia; se devo scegliere un clima grigio e triste trovo molto più affascinante la Scozia o l'Irlanda, ma purtroppo non so da chi informarmi a dovere. Avevo anche pensato di spostarmi senza l'opzione del PhD, ma come diceva Bossy in questo topic 7 anni fa, se devo fare la lavapiatti rimango dove sono.
    Visto che hai citato il PhD, ti rispondo più in dettaglio.
    La frase che ho grassettato del tuo prof è vera non solo in Italia, ma ovunque.
    Mi spiego meglio: è possibile che altrove trovi condizioni migliori per il dottorato stesso: maggior numero di borse, importo lievemente più alto (ma non di molto) della borsa, migliori stipendi per i ricercatori. Ma tutto il resto è uguale in tutto il mondo.
    Quando avrai finito il dottorato, se ti interessa rimanere nell'ambito accademico (e se vuoi sfruttare il PhD, è l'unica strada) le probabilità di trovare un lavoro in un dato posto sono infinitesimali, per cui la distinzione "Italia" o "estero" decade. L'unica strada per avere delle chances decenti di trovarlo, il lavoro, è fare domanda ovunque, in qualsiasi università ci sia una posizione aperta, senza confini geografici. Naturalmente non è obbligatorio, puoi tranquillamente decidere "farò domanda solo quando trovo posizioni nelle uni Italiane / Europee", ma le tue chances di trovare il lavoro saranno proporzionalmente ridotte.

    Per il resto della frase: gli stipendi dei ricercatori non sono così pessimi nemmeno in Italia (durante il Phd prendi davvero 1000€ al mese, ma se riesci a trovare lavoro dopo, ti pagheranno ovviamente di più - anche se si parla sempre di cifre modeste). All'estero il discorso non è diverso, si parla sempre di cifre accettabili, ma potresti guadagnare molto di più facendo altri lavori meno qualificati.
    Anche il discorso precariato (che è la cosa che a me dà più fastidio) è uguale ovunque, Italia ed estero. I contratti dei ricercatori sono nel 90% dei casi a progetto, e durano in media fra 1 e 3 anni. Ora, se sommi le cose che ho detto prima con queste, ne viene fuori che il tuo quadro delle possibilità finito il dottorato è che potresti, se sei fortunata, trovare un contratto da 2 anni in America, poi uno da 1 anno in Australia, poi uno da 2 in Inghilterra... E così fino alla fine dei secoli. Naturalmente se tutto va bene, prima o poi sarai fortunata, e nel giro di una decina d'anni potresti riuscire ad ottenere un lavoro permanente in qualche uni.
    Spero di non averti dato un quadro troppo scoraggiante, ma è importante essere realistici. Le aperture nelle uni sono poche, purtroppo.

    Cmq, non pensare che fare un PhD sia l'unico modo di avere un lavoro qualificato. Come ti dicevo prima, in UK si lavora ancora, con una laurea, e in particolare c'è sempre carenza di gente che sappia le lingue. Anche qui c'è crisi, e purtroppo la disoccupazione è in salita per cui non è scontato trovarlo, il lavoro, ma se hai qualche risparmio potresti venire su, cercarlo per qualche mese e vedere come va.

  5. #84
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    Il discorso PhD piace anche a me, e sfortunatamente è uscito quest'anno il bando che sarebbe stato il mio sogno. Un PhD offerto dalla federazione irlandese di Rugby per studiare metodologie che riducano gli infortuni nel rugby, presso l'università di Limerick, che è esattamente dove mi trasferirò.

    Praticamente sono arrivato un anno in ritardo :'(


    Domandona aggiuntiva: si trova lavoro come insegnate di italiano madrelingua? Intendo anche per ripetizioni, non come posto fisso.

  6. #85
    British ninja Layne S.
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    Domandona aggiuntiva: si trova lavoro come insegnate di italiano madrelingua? Intendo anche per ripetizioni, non come posto fisso.
    Ripetizioni potresti trovare qualcosina, ma poco. Naturalmente in aree molto popolate, in cui ci sono scuole medie/superiori che insegnano l'italiano come lingua straniera (sono poche ma ci sono) potresti avere più fortuna... Ma purtroppo non sarai l'unico ad avere questa pensata, quindi avrai anche molta concorrenza.

    A livello di vero e proprio lavoro penso sia quasi impossibile, mi ero informata anche io a mio tempo ovviamente, ma il mercato (che di per sé è quasi nullo) è abbondantemente saturo.

  7. #86
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    Ok, grazie. Beh, qualche lavoretto per mantenermi lo troverò... Spero!

  8. #87
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    Quote Originariamente inviata da Layne S. Visualizza il messaggio
    Visto che hai citato il PhD, ti rispondo più in dettaglio.
    La frase che ho grassettato del tuo prof è vera non solo in Italia, ma ovunque.
    Mi spiego meglio: è possibile che altrove trovi condizioni migliori per il dottorato stesso: maggior numero di borse, importo lievemente più alto (ma non di molto) della borsa, migliori stipendi per i ricercatori. Ma tutto il resto è uguale in tutto il mondo.
    Quando avrai finito il dottorato, se ti interessa rimanere nell'ambito accademico (e se vuoi sfruttare il PhD, è l'unica strada) le probabilità di trovare un lavoro in un dato posto sono infinitesimali, per cui la distinzione "Italia" o "estero" decade. L'unica strada per avere delle chances decenti di trovarlo, il lavoro, è fare domanda ovunque, in qualsiasi università ci sia una posizione aperta, senza confini geografici. Naturalmente non è obbligatorio, puoi tranquillamente decidere "farò domanda solo quando trovo posizioni nelle uni Italiane / Europee", ma le tue chances di trovare il lavoro saranno proporzionalmente ridotte.

    Per il resto della frase: gli stipendi dei ricercatori non sono così pessimi nemmeno in Italia (durante il Phd prendi davvero 1000€ al mese, ma se riesci a trovare lavoro dopo, ti pagheranno ovviamente di più - anche se si parla sempre di cifre modeste). All'estero il discorso non è diverso, si parla sempre di cifre accettabili, ma potresti guadagnare molto di più facendo altri lavori meno qualificati.
    Anche il discorso precariato (che è la cosa che a me dà più fastidio) è uguale ovunque, Italia ed estero. I contratti dei ricercatori sono nel 90% dei casi a progetto, e durano in media fra 1 e 3 anni. Ora, se sommi le cose che ho detto prima con queste, ne viene fuori che il tuo quadro delle possibilità finito il dottorato è che potresti, se sei fortunata, trovare un contratto da 2 anni in America, poi uno da 1 anno in Australia, poi uno da 2 in Inghilterra... E così fino alla fine dei secoli. Naturalmente se tutto va bene, prima o poi sarai fortunata, e nel giro di una decina d'anni potresti riuscire ad ottenere un lavoro permanente in qualche uni.
    Spero di non averti dato un quadro troppo scoraggiante, ma è importante essere realistici. Le aperture nelle uni sono poche, purtroppo.

    Cmq, non pensare che fare un PhD sia l'unico modo di avere un lavoro qualificato. Come ti dicevo prima, in UK si lavora ancora, con una laurea, e in particolare c'è sempre carenza di gente che sappia le lingue. Anche qui c'è crisi, e purtroppo la disoccupazione è in salita per cui non è scontato trovarlo, il lavoro, ma se hai qualche risparmio potresti venire su, cercarlo per qualche mese e vedere come va.
    Concordo con te. Non sono dell'ambito ma mi ero mentalmente costruita lo stesso quadro... L'ambito accademico non è cosa, purtroppo, qui in Italia come all'estero. Dovrei fare hop hop di paese in paese, di anno in anno, e non ne ho l'età né la forza né la voglia. Voglio un futuro pseudo stabile, nel senso, instabile per instabile scegliere quello che lo è in maniera minore, e farmi una famiglia, mettere radici. Nel futuro mai dire mai, ma per ora è così. E' veramente più probabile a quel punto, se decidessi comunque di fare un tentativo, cambiare campo. Ma quale? Dove provare? Come? Troppe domande a cui non so rispondere :\ e credimi che scasso le palle a chiunque mi dia l'idea di potermi aiutare. In Irlanda zero conoscenze. In Inghilterra sì ma lavorano tutti in ristoranti, come camerieri o lavapiatti.

    Che poi, manco da dire "tento le medie e le superiori". Dovrei studiare fino a 30 anni e oltre prima di vedere un mezzo centesimo, poi dopo secoli di precariato forse troverei lavoro, sottopagato, e in culo al mondo. Perché non ho fatto Agraria? Maledetta me.
    Ultima modifica di Fiona; 2/8/2016 alle 13:23 Motivo: Aggiunta piccola polemica

  9. #88
    Redhead Pride Lantis
    Uomo 40 anni da Estero
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    allora, alcuni sanno che io ho vissuto svariati anni in Spagna. I miei si sono pensionati e per il clima han deciso di andar a viverci, e mi hanno ovviamente portato in quanto io non avevo lavoro, correva l'anno 2003.
    Ammetto che sono stato uno scapestrato per anni, in quanto non ho finito le superiori.

    Sempre odiato quel posto per vari motivi:
    non è stata una decisione volontaria come potrebbe essere quella di altri.
    Poi è da pensionati.
    Poi sentire le classiche frasi: eh ma c'è la gente giovane li, è bello!

    una cosa che detesto davvero è quando dicevo di viverci o che ci ho vissuto: wow che bello!

    ci sei mai stato/a?

    no, ma è bello!

    ah....

    si lo so, sono un misantropo e odio la gente

  10. #89
    Overdose da FdT Fiona
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    Quote Originariamente inviata da Lantis Visualizza il messaggio

    una cosa che detesto davvero è quando dicevo di viverci o che ci ho vissuto: wow che bello!

    ci sei mai stato/a?

    no, ma è bello!

    ah....

    si lo so, sono un misantropo e odio la gente

    Questa cosa è verissima, l'abbiamo un po' tutti di vizio.
    "Che bello!", basandoci sulle foto degli altri.

  11. #90
    Overdose da FdT Fiona
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    Quote Originariamente inviata da Loller156 Visualizza il messaggio
    Ok, grazie. Beh, qualche lavoretto per mantenermi lo troverò... Spero!
    Quindi anche senza PhD conti di trasferirti?

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