Mi permetto di postare in questo topic ormai vecchiotto per far saper al mondo (beh, sì, insomma, a chi legge) le conclusioni a cui sono finalmente giunta.
Innanzitutto mi sono accorta che c’è molto confusione in ciò che concerne il “relativismo”, termine che tra l’altro è impiegato in una pluralità di modi. Probabilmente è stato presuntuoso (ma anche un po’ ingenuo) da parte mia voler affrontare un dibattito del genere e averlo addirittura aperto. In ogni caso, ho partecipato a un corso di Filosofia il cui tema era appunto “Verità e Relativismo” e ho, forse, le idee un po’ più chiare.
Quindi, oltre a quotare in toto Godel per i suoi interventi (che ho finalmente compreso a pieno XD)vorrei aggiungere un paio di cosette. Chi sostiene l’esistenza di une verità identica per tutti è spesso considerato un intollerante e un pericoloso fondamentalista. Ma non ha senso eliminare la nozione di verità per risolvere il problema dell’intolleranza. Secondo il relativismo non esiste un punto di vista superiore che permetta di giudicare gli altri sistemi di valore, quindi sostiene l’idea che gli altri valori non siano criticabili. Ma è legittimo giudicare le scelte proprie e altrui! Il relativista si condanna ad un’indulgenza universale perché, partendo dai suoi stessi argomenti, non può mettere in discussione alcuna posizione. Egli, in base ai propri assunti, si sottrae a ogni possibilità di critica. Ma, in realtà, non c’è neanche bisogno di un fantomatico punto di vista superiore…è sufficiente sottoporre a critica i nostri stessi principi, i principi altrui e le priorità tra principi. Non facendo ciò, si nega l’evoluzione storica. Paradossalmente è il relativista il vero conservatore e, nonostante egli abbia uno scopo nobile, utilizza un mezzo inefficace che produce conseguenze sbagliate.