Ai tempi delle Arti, ovvero dei sindacati dei mestieri, il capolavoro non era un lavoro sovrumano, era semplicemente l'opera che l'apprendista di bottega doveva produrre per essere definitivamente accettato come membro dell'Arte, dunque era una sorta di prova d'esame d'ammissione. Quindi filologicamente è giusta la definizione di Jo: il capolavoro è l'opera che rispetta determinati standard oggettivi. Che gli standard siano oggettivi ma non la loro valutazione, poi, è un altro discorso... Bisognerebbe forse considerare anche la differenza possibile fra "capolavoro" e "classico"...